I titoli di oggi:
- Cina: più pragmatismo per l’economia
- Covid in Cina: proteste nelle facoltà di medicina e scuole chiuse
- Il dipartimento di Stato Usa lancia la “China House”
- Foxconn multata dal governo di Taiwan
- L’Asia centrale riduce le esportazioni di gas alla Cina
- La Corea del Nord testa satellite spia
Cina più pragmatismo per l’economia
Più pragmatismo e meno ideologia. Un articolo delle ultime ore del Wall Street Journal fa il punto sull’approccio che la leadership cinese sta mostrando sul fronte economico. Dopo che la settimana scorsa il premier Li Keqiang aveva detto che il governo avrebbe creato “un ambiente favorevole” alle imprese, il sostegno al settore privato è stato rimarcato anche durante la Conferenza centrale per il lavoro economico del Partito comunista, conclusasi lo scorso venerdì. Spicca un rinnovato incoraggiamento alle piattaforme digitali, interessate negli ultimi due anni da una ferrea campagna di rettificazione. Proprio ieri il nuovo segretario del Zhejiang, Yi Lianhong, ha visitato il quartier generale di Alibaba, dove ha esortato il colosso tecnologico a contribuire all’innovazione nazionale e a diventare uno “studente modello dello sviluppo normativo”.
Da quando nelle scorse settimane Pechino ha iniziato ad allentare le misure di contenimento del Covid, si sta registrando un aumento dei contagi in tutto il paese. Ma dalla leadership provengono dichiarazioni rassicuranti, che parlano di una transizione “graduale” con un ordine sociale stabile. L’obiettivo è “ripristinare l’espansione dei consumi interni” per stabilizzare l’economia.
Covid in Cina: proteste nelle facoltà di medicina e scuole chiuse
In Cina, il cambio di marcia sta iniziando a farsi sentire. Come riportato dal South China Morning Post, nelle ultime settimane in diverse scuole di medicina e ospedali del paese sono andate in scena delle proteste da parte di quegli studenti che, a causa dell’emergenza, stanno lavorando a pieno ritmo all’interno delle strutture ospedaliere. Da Wuhan a Kunming, passando per Jiangsu, gli specializzandi hanno chiesto in particolare 3 cose: una paga dello stesso livello dei medici di base, maggiore protezione dal Covid e la possibilità di tornare a casa per le vacanze invernali. Per il SCMP, dopo giorni di manifestazioni alcune delle richieste degli studenti sarebbero state accolte, in particolare dalle università di Nanchino e Wuhan. Secondo Yaqiu Wang di Human Rights Watch, le proteste dei “fogli A4” del mese scorso avrebbero fatto capire ai cinesi che manifestare e “correre dei rischi per opporsi agli abusi del governo può effettivamente funzionare”.
Intanto, però, il nuovo approccio al virus sta mettendo in ginocchio le case di cura per anziani. Le strutture stanno cercando di proteggere i propri pazienti, soggetti fragili e maggiormente vulnerabili agli effetti del Covid, isolandosi dal mondo esterno. Alcune case di cura sono chiuse già da 60 giorni, con i dipendenti che non possono lasciare il posto di lavoro, mentre lottano anche per procurarsi i farmaci essenziali. Solo stamattina le autorità hanno confermato due nuovi decessi per Covid,dopo che alcune agenzie di pompe funebri di Pechino negli scorsi giorni avevano riferito all’Agence France-Presse di aver registrato un recente aumento della domanda. L’opacità delle statistiche ufficiali è uno dei punti più controversi della gestione epidemica cinese fin dal focolaio di Wuhan.
A Shanghai, nel frattempo, sono state chiuse le scuole. Per le primarie e secondarie le lezioni si terranno online fino al 17 gennaio, allo scopo di “proteggere la salute di insegnanti e studenti”. Ma altrove le attività continuano normalmente per non compromettere ulteriormente l’economia nazionale. A Chongqing – importante centro industriale- anche chi ha sintomi conclamati potrà andare a lavorare normalmente in base alle proprie condizioni fisiche.
Il dipartimento di Stato Usa lancia la “China House”
Venerdì scorso il segretario di Stato degli Stati Uniti Antony J. Blinken ha presieduto la cerimonia ufficiale per il lancio dell’Ufficio di Coordinamento per la Cina, conosciuto anche come China House. L’ufficio sostituirà il China Desk del dipartimento di Stato Usa e continuerà a essere supervisionato da Rick Waters, vice assistente del segretario di Stato per la Cina, Taiwan e la Mongolia presso l’Ufficio per gli Affari dell’Asia Orientale e del Pacifico. Nel comunicato ufficiale si legge che verrà disposto un nutrito gruppo di esperti di Cina in vari settori, grazie al quale si punterà a “gestire responsabilmente la competizione con la Repubblica popolare cinese e portare avanti la nostra visione di un sistema internazionale aperto e inclusivo”.
Foxconn multata dal governo di Taiwan
Venerdì la Foxconn, azienda taiwanese produttrice di elettronica e tra i principali fornitori di Apple, ha dichiarato che avrebbe venduto la quota di azioni (772 milioni di dollari) che deteneva in Tsinghua Unigroup, ex colosso cinese dei semiconduttori finito nelle grande nel 2021 per l’alta esposizione debitoria. Ma non è bastato. Come riportato da Reuters, sabato il governo di Taiwan ha deciso che multerà Foxconn per aver il suo investimento non autorizzato in Cina. La multinazionale taiwanese aveva reso nota la propria partecipazione in Tsinghua Unigroup solo lo scorso luglio, violando la legge di Taipei che richiede che tutti gli investimenti esteri debbano essere preventivamente approvati dal governo centrale. Taiwan, infatti, non vuole che le proprie aziende esportino alta tecnologia nella Repubblica popolare per una questione di “sicurezza nazionale”. Dal canto suo, Foxconn aveva investito in Tsinghua Unigroup tramite una sua filiale cinese allo scopo di acquisire nuovi impianti di chip – in un momento di carenza globale – per espandere la propria produzione di auto elettriche.
L’Asia centrale riduce le esportazioni di gas alla Cina
A fronte di un aumento della domanda interna, le repubbliche dell’Asia centrale si stanno vedendo costrette a ridurre o interrompere le esportazioni di gas naturale alla Cina, principale partner commerciale di prodotti energetici. I tagli di energia durante gli inverni rigidi nei paesi dell’area non sono rari, e di recente sui social media sono nate discussioni che accusano i governi per non voler ridurre le esportazioni e ridistribuire le forniture. Se nel 2022 il Turkmenistan, il principale fornitore di gas di Pechino, ha aumentato le esportazioni di gas di oltre il 50%, i governi di Uzbekistan e Kazakistan hanno affermato di voler frenare l’export nel breve periodo per destinarlo al consumo interno, anche se ciò comporterà un aumento dei prezzi (lo scorso gennaio l’aumento dei costi energetici aveva causato feroci proteste in Kazakistan). In generale la Cina continua a tessere relazioni con le ex repubbliche sovietiche (come dimostra l’incontro di inizio dicembre tra il premier uzbeko Aripov e il vice premier cinese Hu Chunhua), ma la riduzione dell’export potrebbe fornire nuove opportunità per gli Stati Uniti e i paesi europei: un rapporto del mese scorso dello International Tax and Investement Center (ITIC) di Washington sostiene che i paesi occidentali dovrebbero investire nelle infrastrutture energetiche dell’area, al fine di creare “partner stabili” e “bilanciare le ambizioni cinesi e russe”.
La Corea del Nord testa satellite spia
La Corea del Nord ha condotto con successo il collaudo di un satellite spia. Lo hanno confermato stamattina le autorità di Pyongyang dopo che nella giornata di domenica le forze armate sudcoreane e giapponesi avevano segnalato il lancio di due missili balistici a raggio intermedio dalla costa settentrionale della penisola. Il portavoce del governo ha definito l’ultimo test un “processo finale di lancio di un satellite da ricognizione” che sarà completato entro aprile. Dall’inizio dell’anno le operazioni missilistiche nordcoreane sono continuate con cadenza regolare soprattutto in prossimità delle esercitazioni militari tra Seul e Washington.
A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno; ha collaborato Alessandra Colarizi