In Cina e Asia – Misure e sanzioni più severe per i big tech cinesi

In Notizie Brevi by Serena Console

I titoli di oggi:

  • Misure e sanzioni più severe per i big tech cinesi
  • Avatar 2 sarà presto nelle sale cinesi
  • Primo dialogo tra Cina e Stati del Pacifico sulla sicurezza
  • La Malesia ha un nuovo premier
  • Myanmar: amnistia per i prigionieri politici
  • Le istanze dell’Asia scuotono la misteriosa Commissione Trilaterale

Nuova stretta del governo di Pechino sulle big tech cinesi. Nella giornata di martedì, l’Amministrazione statale per la regolamentazione del mercato (Samr), l’autorità di regolamentazione antitrust cinese, ha pubblicato una bozza di revisione dell’attuale legge sulla concorrenza sleale per colpire i giganti cinesi del web per le loro azioni anticoncorrenziali. La bozza rivista, che è più lunga di 15 articoli rispetto alla legge attuale, presenta nuove regole per l’economia digitale, compreso il divieto di utilizzare dati, algoritmi, tecnologia e regole della piattaforma che facilitano la concorrenza sleale attraverso un’analisi delle preferenze degli utenti e delle transazioni economiche effettuate.

Le sanzioni sono state aumentate fino a un massimo del 5% delle vendite totali di una società per l’anno precedente e le persone responsabili delle violazioni sono passibili di una multa fino a 1 milione di yuan (140.000 dollari). È la terza volta che la legge anti-concorrenza sleale viene rivista da quando è entrata in vigore nel 2013. Le precedenti modifiche sono state apportate nel 2017 e nel 2019, mentre i lavori sull’attuale progetto sono iniziati nel dicembre dello scorso anno.

Avatar 2 sarà presto nelle sale cinesi

Avatar: The Way of Water”, il sequel del successo della Walt Disney del 2009, sarà proiettato nelle sale cinesi il prossimo 16 dicembre, grazie all’autorizzazione delle autorità di regolamentazione cinesi. Non si tratta di un evento scontato. Il nuovo film di Walt Disney rischiava di non arrivare nei cinema cinesi a causa dei rapporti logorati tra Usa e Cina, come già accaduto con altri blockbuster.

All’inizio di quest’anno, la Cina ha fornito una motivazione per cui i film statunitensi non sono stati proiettati nei cinema cinesi nell’ultimo periodo: un alto funzionario cinese avrebbe infatti chiesto ai registi statunitensi di mostrare più rispetto culturale nei confronti della Cina. Solo 28 film americani sono stati distribuiti in Cina l’anno scorso, rappresentando il 12% delle entrate complessive al botteghino del paese, secondo la piattaforma di biglietteria Maoyan Entertainment. Briciole rispetto agli oltre 50 titoli che nel 2019 che hanno permesso a Hollywood di conquistare una quota di mercato cinese pari al 32%. L’approvazione del nuovo film Avatar arriva dopo l’incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo degli Stati Uniti Joe Biden che ha segnato il disgelo tra le due superpotenze.

 

Primo dialogo tra Cina e Stati del Pacifico sulla sicurezza

La Cina ha tenuto il primo dialogo sulla cooperazione nella sicurezza con alcuni Stati insulari dell’Oceano Pacifico e si dice pronta a creare un meccanismo per la prosperità, la stabilità e lo sviluppo di tutti i Paesi della regione. L’incontro video si è tenuto il 22 novembre, ed è stato presieduto dal ministro della Pubblica Sicurezza cinese, Wang Xiaohong, assieme al suo omologo delle Isole Salomone, Anthony Veke, con cui la Cina ha siglato lo scorso aprile un accordo sulla sicurezza. Oltre a Cina e Salomone, hanno partecipato all’appuntamento anche i dipartimenti di polizia delle Isole Figi, di Vanuatu, Kiribati, Tonga e Papua Nuova.

A commento dell’incontro, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, ha difeso l’iniziativa, auspicando “relazioni di cooperazione più amichevoli con i Paesi insulari” attraverso il dialogo sulla cooperazione in materia di sicurezza. Secondo quanto riporta Reuters, però, i ministri e commissari di polizia di Tonga e Papua Nuova hanno preferito non prendere parte ai lavori. Il tentativo della Cina di concludere un accordo sulla sicurezza e il commercio con 10 nazioni insulari del Pacifico lo scorso maggio ha alimentato la preoccupazione a Washington e Canberra per le ambizioni militari di Pechino nella regione, tanto da innescare un aumento degli aiuti occidentali.

La Malesia ha un nuovo premier

Anwar Ibrahim, leader della coalizione riformista Patto della speranza (Pakatan Harapan, Ph) ha ottenuto oggi l’incarico di primo ministro dal re della Malesia, Abdullah Ahmad Shah. La nomina pone fine, almeno temporaneamente, a giorni di incertezza seguiti alle elezioni generali del 19 novembre. Il Patto della speranza può contare su 82 seggi parlamentari: più di ogni altra formazione politica, ma meno dei 112 seggi necessari a disporre di una maggioranza parlamentare autonoma.

Myanmar: amnistia per i prigionieri politici

In occasione della Giornata Nazionale del Myanmar del 17 novembre, la giunta ha rilasciato 5.774 prigionieri arrestati a seguito del golpe di febbraio dello scorso anno, inclusi alcuni detenuti di alto profilo. Di questi, solo 402 erano prigionieri politici e la maggior parte dei quali avrebbe finito di scontare la loro pena nell’arco dei prossimi tre mesi, secondo l’Associazione di assistenza ai prigionieri politici (Aapp). I prigionieri politici rilasciati da 19 carceri in tutto il paese sono meno del 7% dei detenuti resi liberi grazie a un’amnistia generale. Tra i prigionieri politici liberati dal regime c’è un ministro della Lega Nazionale per la Democrazia, il portavoce del partito dell’Nld, Myo Nyunt, l’ex leader studentesco Ko Mya Aye, e un monaco buddista attivista contro il regime. Sono stati rilasciati anche l’economista australiano Sean Turnell, l’ex inviato britannico Vicky Bowman e suo marito Htein Linn, e il regista giapponese Toru Kubota. Ma sono ancora tantissimi i prigionieri politici nelle carceri birmane: secondo l’Aapp, 12.923 persone arrestate dal colpo di stato per motivi politici sono ancora detenute.

Le istanze dell’Asia scuotono la misteriosa Commissione Trilaterale

Politici, banchieri, rappresentanti di multinazionali, giornalisti e accademici di tutto il mondo la scorsa settimana si sono incontrati a Tokyo nella seduta plenaria annuale della Commissione Trilaterale, dopo due anni di stop a causa della pandemia. Facciamo un passo indietro per spiegare cos’è la Commissione Trilaterale. Nel 1972, per iniziativa di David Rockefeller e con il coinvolgimento di altri qualificati esponenti di ambienti economici, politici e culturali provenienti dall’Europa, dal Giappone e dall’America settentrionale è nata la Commissione Trilaterale, dove la denominazione “trilaterale” indica le tre aree che all’epoca si potevano considerare leader nel mondo per lo sviluppo economico e per i valori democratici delle loro istituzioni. Nacque così una tecnocrazia, che disseminò i semi del mondo politico ed economico che noi tutti oggi conosciamo. I membri della Commissione non sono eletti, ma invitati.

Così come sono stati invitati, per la prima volta, tre giornalisti del Nikkei Asia per assistere ai lavori della seduta che si è tenuta il 19 e il 20 novembre scorso nella capitale giapponese, a cui hanno partecipato 50 membri. Nella Commissione c’è l’Asia Pacific Group, che attualmente vede la presenza di un giovane politico giapponese, probabile un futuro primo ministro, diversi ex funzionari del ministero delle Finanze nipponico incaricati di guidare lo yen – noti collettivamente come la “mafia della valuta” – nonché un parente della famiglia imperiale giapponese. Ma cos’è emerso da quest’ultimo appuntamento? Innanzitutto, sembra che la Cina abbia perso la possibilità di entrare a far parte della Commissione, come espresso durante l’amministrazione Obama. Ma soprattutto è emersa tra i membri dell’Asia Pacific Group preoccupazione per la politica inflessibile degli Stati Uniti nei confronti della Cina. Un ex diplomatico giapponese ha osservato che gli attuali problemi del mondo sono tanto il risultato di un cambiamento negli Usa quanto del comportamento della Cina. I 50 membri hanno anche discusso di Corea del Nord e Ucraina.

A cura di Serena Console