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In Cina e Asia – Primo dialogo economico Cina-Ue in due anni

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

I titoli di oggi:

  • Primo dialogo economico Cina-Ue in due anni
  • Terremoto nell’immobiliare cinese: i mutuatari “scioperano”
  • Pechino vuole bloccare il report dell’Onu sul Xinjiang
  • Il presidente dell’Inter dovrà pagare 200 milioni di debiti
  • La Cina si alleggerisce del debito pubblico americano 
  • Un vicepresidente del Parlamento Ue per la prima volta a Taiwan

“Pragmatico, franco ed efficiente”. Così Pechino ha definito il nono round di colloqui economici e commerciali con l’Ue, condotto ieri in videoconferenza dal vicepremier cinese, Liu He, e dal vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. Il readout rilasciato dal ministero del Commercio cinese parla di un incontro “molto costruttivo”. “Le due parti rafforzeranno la comunicazione e il coordinamento delle politiche macroeconomiche, aumenteranno la cooperazione nella sicurezza alimentare ed energetica globale e in altri campi, e promuoveranno congiuntamente la stabilità economica e finanziaria globale”, recita il comunicato. Il dialogo ha affrontato anche i temi della “liberalizzazione e l’agevolazione del commercio e degli investimenti”, e si è concluso l’ impegno ad aumentare “l’apertura reciproca, promuovere una concorrenza leale, e proteggere i diritti di proprietà intellettuale.” L’ultimo meeting risaliva al dicembre 2020 ed era stato funzionale alla firma dello storico accordo di investimento bilaterale. Accordo poi congelato dopo l’imposizione delle sanzioni cinesi in risposta alla condanna delle violazioni dei diritti umani nel Xinjiang. Non è chiaro quale sia lo stato attuale del trattato. Sebbene il dicastero cinese non ne faccia menzione, secondo il press release della Commissione europea, i colloqui hanno toccato anche “le sfide causate dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina“: L’Ue ha preso atto della volontà della Cina di collaborare per garantire la stabilità dei mercati globali e affrontare l’insicurezza alimentare mondiale, anche attraverso l’esportazione di fertilizzanti”.

Ieri avevamo riportato la notizia dell’invito di Xi Jinping a Mario Draghi e agli altri principali leader europei. Le indiscrezioni sono state smentite dal ministero degli Esteri cinese, sebbene il South China Morning Post abbia riconfermato quanto riportato in precedenza, aggiungendo che la visita sarà definita a settembre durante il viaggio di Wang Yi in Europa prima dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Terremoto nell’immobiliare cinese: i mutuatari “scioperano”

Ancora tempo di proteste in Cina, dove un numero crescente di persone ha smesso di pagare i mutui sulle unità immobiliari non ancora completate. Secondo il WSJ, sarebbero circa 300 i progetti immobiliari interessati dal boicottaggio. Diverse stime pongono il valore dei mutui a rischio tra i 150 miliardi e i 370 miliardi di dollari, una cifra relativamente piccola se comparata ai 5,7 mila miliardi di prestiti totali concessi delle banche cinesi. Ma la reazione della popolazione è un segnale di allarme per un settore nell’occhio del ciclone da circa un anno. Gli scioperi dei mutuatari hanno interessato già dozzine di sviluppatori, compresi Evergrande Group e Kaisa Group Holdings Ltd., i colossi del mattone balzati ai disonori della cronaca negli scorsi mesi dopo essere risultati inadempienti sulle loro obbligazioni in dollari. Le autorità bancarie hanno chiesto agli istituti di credito di assicurare liquidità affinché i lavori di costruzione siano portati a termine il prima possibile.

Nel frattempo, la priorità dei leader resta contenere il malumore. Nel weekend le notizie sulle proteste e le petizioni online sono state rimosse dalla censura cinese. Stessa fine per alcuni blog di analisi su WeChat e Weibo. Quella di vendere appartamenti prima che siano completamente costruiti è una pratica molto utilizzata dagli sviluppatori per raccogliere fondi da reinvestire. Ma il dubbio stato di salute del settore ha messo in allerta gli aspiranti proprietari. Stando a Augus To, vice capo del dipartimento di ricerca di ICBC International, dall’inizio del 2022 il valore dei default nel real estate ha già più che raddoppiato il totale dell’intero anno scorso.

Pechino vuole bloccare il report dell’Onu sul Xinjiang

Pechino starebbe intralciando la pubblicazione dell’atteso report dell’Onu sugli abusi nel Xinjiang. Lo riporta la Reuters, secondo la quale una lettera starebbe circolando tra le missioni diplomatiche a Ginevra. Nel testo finale (edulcorato rispetto a una prima versione) Pechino condanna la crescente politicizzazione dei diritti umani e mette in guardia dai rischi per la cooperazione tra l’alto Commissariato e i paesi membri. Al ritorno dalla sua controversa visita in Cina, Michelle Bachelet aveva anticipato che il rapporto sarebbe stato condiviso con le autorità cinesi prima della pubblicazione.

Il presidente dell’Inter dovrà pagare 200 milioni di debiti

Steven Zhang, presidente dell’Inter dal 2018, dovrà ripagare l’equivalente di 255 milioni di dollari di debiti. E’ quanto stabilito ieri dall’Alta Corte di Hong Kong. Zhang – che è figlio del fondatore di Suning, Zhang Jindong, – era stato denunciato dai creditori ad agosto 2021 in merito al default di bond dei quali era stato garante. L’imprenditore aveva tuttavia negato di aver ricoperto alcun ruolo nella gestione dei titoli in questione, affermando si trattasse di un caso di contraffazione. Ma per la magistratura, “Non ci sono dubbi che Zhang abbia partecipato all’originario finanziamento del progetto e abbia dato le sue personali garanzie”. La Cina ha 96 miliardi di debiti offshore considerati a rischio e la sentenza è stata accolta con ottimismo dagli investitori internazionali determinati a far valere i propri diritti.

La Cina si alleggerisce del debito pubblico americano 

Le frizioni tra Pechino e Washington hanno fatto precipitare il debito pubblico statunitense in mani cinesi sotto la soglia dei mille miliardi di dollari per la prima volta in dodici anni. Secondo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, la Cina a maggio deteneva titoli per 980,8 miliardi di dollari, il valore più basso dopo gli 843,7 miliardi di dollari di maggio 2010 e il 25% in meno rispetto al picco raggiunto nel novembre 2013. Il repentino calo è stato interpretato dagli analisti come un tentativo di ridurre i contraccolpi di un possibile decoupling economico. Proprio in questi giorni al Congresso si discute una bozza di legge che dovrebbe incoraggiare i giganti americani dei semiconduttori a rimpatriare le linee produttive attualmente localizzate in Cina.

Una vicepresidente del Parlamento europeo per la prima volta a Taiwan

Europa e Taiwan sempre più vicine. La vicepresidente del Parlamento europeo, Nicola Beer, è arrivata ieri a Taiwan. Come rimarcato dalle autorità taiwanesi, si tratta della “prima visita ufficiale” di un deputato Ue del suo rango. Cominciando la missione, Beer – che ha parlato di “famiglia di democrazie” – ha detto ai giornalisti che “ora è il momento di stare fermamente dalla parte di Taiwan”.  “La fioritura di Taiwan è anche la fioritura dell’Europa. Non chiuderemo un occhio sulle minacce della Cina. L’Europa è arrivata in ritardo con Hong Kong; non lo saremo con Taiwan”. Beer ha inoltre condannato qualsiasi modifica dello status quo, aggiungendo che l’Ue appoggia l”‘esistenza sovrana” dell’isola. La scelta delle parole è tutto: Beer non parla espressamente di “sovranità”.

A cura di Alessandra Colarizi