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In Cina e Asia – Cina: crescita economica ai minimi dal 2020

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi:

  • Cina: crescita economica ai minimi dal 2020
  • Xi in Xinjiang si prepara al Congresso
  • La visione cinese di cyberspazio diventa globale
  • Weibo e Bilibili introducono regole stringenti sul lessico
  • Hong Kong: 4 attivisti arrestati dopo oltre un anno di fuga

L’economia cinese rallenta ancora. Secondo dati rilasciati stamattina dell’istituto nazionale di statistica, nel secondo trimestre del 2022 la crescita cinese su base annuasi è attestata appena allo 0,2%, in netto calo rispetto al 4,8% dei primi tre mesi e meno dell’1,1% pronosticato dagli analisti. Sui numeri pesa più di tutto la politica zero Covid, a cui Pechino non sembra voler rinunciare. La performance odierna – la peggiore dal lockdown di Wuhan – rende molto improbabile il raggiungimento dell’obiettivo annuo del 5% stabilito a marzo dalla leadership. Due dati preoccupano più di altri: la flessione delle vendite retail (giù del 4,6%) e l’aumento della disoccupazione giovanile, ormai sopra il 19%.

Nella giornata di ieri il premier Li Keqiang ha dichiarato che “per mantenere l’economia in funzione entro un intervallo ragionevole … non basta solo stabilizzare la crescita, ma bisogna anche prevenire l’inflazione e prestare attenzione a prevenire l’inflazione importata [dall’estero]”. Per arrestare il trend in discesa, Pechino sta pensando inoltre di affidarsi come in passato alle infrastrutture.  Stando a Bloomberg, la Cina ha stanziato un budget pari a 1,1 mila miliardi di dollari, per buona parte da erogare attraverso i cosiddetti “bond speciali”. Si tratta di un’evidente inversione a U rispetto alla cautela adottata lo scorso anno. Le conseguenze sono facilmente intuibili: secondo dati di S&P, entro la fine dell’anno tra il 10 e il 30% dei governi locali avrà un debito superiore alla soglia considerata “maneggevole”.

Xi in Xinjiang si prepara al Congresso

Dopo 13 giorni lontano dai riflettori, Xi Jinping ha fatto la sua prima comparsa pubblica dalla visita a Hong Kong per i 25 anni dall’handover. Il presidente è ricomparso 3000 chilometri più a ovest, nella regione autonoma del Xinjiang. Xi ha perlustrato diversi luoghi simbolici, tra i quali un museo di storia, una zona industriale, e i bingtuan, le unità paramilitari incaricate di sviluppare l’economia locale che Washington ha sanzionato per il presunto utilizzo del lavoro forzato. I report comparsi sulla stampa statale inneggiano all’unità interetnica: il leader è stato immortalato insieme alla popolazione locale. L’atmosfera è descritta come festosa: Xi ha assistito agli immancabili balletti uiguri, che i media ufficiali spesso utilizzano per smentire le voci sulla repressione culturale delle minoranze islamiche. Il precedente viaggio nella regione autonoma risaliva al 2014 e si era svolto in un clima di grande tensione dopo una serie di attacchi terroristici contro stazioni di polizia e civili. Secondo gli analisti, l’ultima visita di Xi sta a simboleggiare il raggiungimento del pieno controllo della leadership sulle due aree più turbolente del paese: sedate le proteste a Hong Kong e sconfitto l’estremismo religioso nel Xinjiang, il presidente può affrontare il XX Congresso del partito da una nuova posizione di forza.

La visione cinese di cyberspazio diventa globale

La World Internet Conference (WIC) cinese si internazionalizza, proiettando a livello globale la visione di Pechino sulla governance del cyberspazio. Come riporta Xinhua, il presidente Xi Jinping ha salutato con entusiasmo l’istituzione dell’organizzazione, celebrando l’evento in una lettera di congratulazioni inviata alla cerimonia inaugurale che si è tenuta martedì 12 luglio. “Il futuro del cyberspazio dovrebbe essere costruito congiuntamente da tutti i Paesi del mondo”, ha affermato Xi. I membri della World Internet Conference comprendono organizzazioni internazionali, imprese, istituzioni, esperti e studiosi con l’obiettivo condiviso di approfondire la cooperazione per creare una Internet “più giusto ed equo, aperto, inclusivo”. L’obiettivo sarebbe quindi quello di trasmettere a livello internazionale la visione del cyberspazio prefigurata da Pechino.

I rigidi controlli cui sono sottoposti i contenuti online in Cina sono ben noti: il Great Firewall, come viene chiamato il sistema di censura, blocca molti servizi stranieri (tra cui Google, Facebook e Twitter) e traccia il dibattito online su argomenti sensibili. Anche l’attività dei giganti tecnologici del Paese sono è da tempo monitorata dalle autorità nazionali: alla WIC dell’anno scorso, il fondatore e amministratore delegato di Xiaomi Lei Jun e l’amministratore delegato di Alibaba Group Holding Daniel Zhang Yong si sono impegnati a sostenere il piano “prosperità comune” promosso dal presidente Xi. L’internazionalizzazione della WIC fa seguito all’iniziativa guidata dagli Stati Uniti e anticipata a inizio anno per costruire una rete Internet sostenuta da “valori democratici”.

Weibo e Bilibili introducono regole stringenti sul lessico

Weibo e Bilibili promettono un giro di vite su omofoni e parole “sbagliate” per “fermare la diffusione di informazioni dannose” online, secondo il sito di news indipendente What’s On Weibo. La mossa è pensata per limitare il linguaggio creativo dei netizens che impiegano espedienti linguistici innovativi per aggirare la censura digitale in Cina e riferirsi a parole o concetti sensibili senza essere presi di mira dai censori della piattaforma. Alcuni esempi della creatività dei netizens sono quei casi in cui si sfrutta il pinyin (la traslitterazione in caratteri latini degli ideogrammi cinesi) per evitare la menzione di parole sensibili, come “governo” che diventa “ZF” (iniziali dal cinese zheng fu); un altro espediente è invece l’impiego di caratteri omofoni con significati diversi, come l’offesa ampiamente diffusa “cao ni ma” che viene resa graficamente con caratteri che suonano identici ma hanno il significato meno offensivo di “cavallo di fango”.

Nel corso degli anni si è sviluppata una vera e propria sub-cultura digitale, una tradizione online di caratteri dissacranti e originali che rischia di estinguersi a causa delle nuove policy della piattaforma. Gli amministratori di Weibo hanno pubblicato l’annuncio mercoledì 13 luglio, dichiarando che al fine di creare “un cyberspazio chiaro e luminoso” e “mantenere un ecosistema sociale sano” lanceranno questa stretta normativa sull’impiego di linguaggi che veicolerebbero disinformazione. Questo tentativo di “correggere i post che utilizzano caratteri scritti in modo errato” si allinea con gli sforzi di rettificazione morale incoraggiati dal governo.

Hong Kong: 4 attivisti arrestati dopo oltre un anno di fuga

La polizia di Hong Kong ha arrestato quattro attivisti pro-democrazia dopo due anni di clandestinità vissuti tra rifugi di fortuna, mentre pianificavano la fuga all’estero. I giovani attivisti, di età compresa tra i 16 e i 24 anni, sono stati identificati dal sovrintendente capo Li Kwai-wah come causa di “potenziali rischi per la sicurezza nazionale”. Li ha detto che il loro nascondiglio più recente era una dimora senza finestre all’interno di un edificio industriale a Tsuen Wan. Al momento dell’arresto, i giovani erano smunti, con capelli lunghi e incolti e in “cattive condizioni mentali”. Il sovrintendente capo ha affermato che il gruppo che ha assistito i quattro ragazzi è stato sostenuto da un sito di crowdfunding straniero. Tsang Chi-kin e Fung Ching-wah sono accusati di disordini nell’ambito della protesta del 1° ottobre 2019, durante la quale Tsang è stato colpito a fuoco dalla polizia e ferito, mentre Fung deve rispondere di accuse di disordine pubblico. Con loro è stato arrestato anche un attivista di 16 anni. I tre non hanno richiesto la cauzione e il giudice ha aggiornato il caso al 13 settembre. Wong Hoi-ming, il quarto arrestato, si è dichiarato colpevole di assembramento illegale durante una protesta il 12 giugno 2019 e di possesso di marijuana nell’agosto 2019. Comparirà nuovamente in tribunale il 31 agosto. L’arresto è arrivato dopo che i ragazzi avevano cercato invano il supporto del consolato americano. 

A cura di Agnese Ranaldi e Alessandra Colarizi