I titoli di oggi:
- Myanmar, aumenta la sorveglianza made in China
- Diplomazia, Wang Yi consegna a Washington le “regole” per la convivenza nel Pacifico
- Covid19, Hong Kong e Macao nel mirino delle autorità
- Picco del commercio su rotaria Cina-Russia. Ma anche dei prezzi
- Onu, nel 2023 l’India supererà la Cina per popolazione
Myanmar, aumenta la sorveglianza made in China
La giunta birmana sta investendo nelle telecamere di sorveglianza di fabbricazione cinese. E non solo. È quanto emerge da un’esclusiva di Reuters, dove viene menzionato il piano che prevede di aumentare la sicurezza delle città birmane attraverso le più avanzate tecnologie di sorveglianza. Secondo quanto riferito da alcune persone coinvolte nel progetto, i bandi di gara avviati dal Tatmadaw hanno permesso alle compagnie cinesi di accedere al mercato del Myanmar per quanto riguarda la videosorveglianza e le tecnologie per il riconoscimento facciale.
Nello specifico, le società vincitrici sono la Fisca Security & Communication e la Naung Yoe Technologies Co., due compagnie locali che si appoggiano ai giganti cinesi della sorveglianza tech: Zhejiang Dahua, Huawei Technologies e Hikvision. Secondo gli analisti, gli investimenti sulla sorveglianza aggiungono un’ulteriore problema per gli attivisti che cercano di combattere la giunta militare per il ritorno della democrazia.
Diplomazia, Wang Yi consegna a Washington le “regole” per la convivenza nel Pacifico
In occasione del G20 di Bali il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha parlato di coesistenza delle due potenze nel Pacifico con l’omologo Anthony Blinken. La proposta cinese, formulata in quattro punti, è stata diffusa al pubblico presso la sede del segretariato dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean) e promette di migliorare i rapporti tra Pechino e Washington nella regione.
“In primo luogo, considerare la Cina come un partner anziché un rivale. Secondo, lavorare sugli interessi comuni accettando le differenze. Terzo, non prendere di mira terze parti o essere controllati da terze parti. Quarto, costruire basi sociali positive e pragmatiche e di sostegno pubblico”, ha dichiarato Wang, esponendo i punti salienti della proposta cinese.
“Se la Cina e gli Stati Uniti riescono a instaurare una solida relazione nel contesto indopacifico, questo potrebbe aiutare a rilasciare energie positive e a soddisfare le aspettative di tutti i paesi dell’area”, ha aggiunto Wang. Non sono mancati cenni alla questione di Taiwan, che Pechino continua a esternare con toni piuttosto concisi: “Ci auguriamo che tutti i paesi possano riconoscere pienamente il grave pericolo dell’indipendenza di Taiwan e collaborare con la Cina per sostenere il principio della Cina unica”, ha affermato il ministro cinese.
Se per Pechino gli incontri a margine del G20 sono stati un’occasione per “rilassare” i rapporti con gli alleati regionali degli Usa, non c’è stato altrettanto entusiasmo da parte australiana. Lunedì 11 luglio il primo ministro australiano Anthony Albanese ha commentato – in merito a una proposta cinese in quattro punti per rilanciare le relazioni bilaterali – che l’Australia “non risponde alle richieste” di Pechino. Le tensioni tra i due paesi si sono acuite negli ultimi anni, con Pechino che ha imposto dazi e restrizioni sui beni australiani e Canberra che si è unita agli Usa nel contenere l’espansione cinese nell’Indopacifico. “Voglio instaurare delle buone relazioni con tutti i paesi, ma difenderemo gli interessi dell’Australia quando sarà necessario”, ha concluso il premier in carica da poche settimane.
Nel frattempo, le Kiribati si sono ritirate dal Forum delle Isole del Pacifico (Pif) “con effetto immediato”. La leader dell’opposizione gilbertese Tessie Lambourne sostiene che ci sia la pressione della Cina dietro a questa decisione: “Credo che qualcuno stia dicendo al nostro governo che non abbiamo bisogno della solidarietà regionale. Che non abbiamo bisogno di far parte della famiglia delle isole del Pacifico. Che non abbiamo bisogno di Australia e Nuova Zelanda. Ci stanno dicendo che sono qui per noi e che ci aiuteranno con tutto ciò di cui abbiamo bisogno”.
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Covid19, Hong Kong e Macao nel mirino delle autorità
L’onda lunga della strategia “casi-zero” di Pechino arriva anche nelle regioni amministrative speciali. Lunedì 11 luglio il nuovo segretario alla Salute di Hong Kong Lo Chung-mau ha annunciato che il governo locale introdurrà un nuovo sistema di tracciamento che permetterà ai viaggiatori di trascorrere parte della quarantena nella propria abitazione. La città prevede di implementare il sistema a codici già noto nella Cina continentale, nonché dei braccialetti per assicurarsi che le persone in quarantena rimangano nelle proprie abitazioni. Il progetto non è ancora ultimato, premette Lo, e – seppur molto simile al sistema adottato nella Repubblica Popolare – promette di non sorvegliare tutti gli spostamenti dei cittadini. “Non si tratta di una decisione politica”, ha ribadito il giorno dopo, “Non applicheremo misure slegate dalla prevenzione pandemica. Se si sta cercando di speculare su questa eventualità, vi posso assicurare che non è così.”
Anche a Macao è arrivato il pugno duro delle autorità sanitare. Per la prima volta dall’inizio della pandemia il governo locale ha ordinato la chiusura di tutti i casinò e le attività commerciali della città. L’unica eccezione risale a febbraio 2o15, quando Pechino chiese lo stop delle sale da gioco per 15 giorni. L’obbiettivo della chiusura oggi è, conformemente a come accade nella Repubblica Popolare, quello di procedere con i test di massa per la cittadinanza: quattro nell’arco di una settimana, con attese fino a 20 ore. La metropoli da 600 mila abitanti ha registrato 1500 contagi da metà giugno, mentre almeno 19 mila persone si trovano in quarantena. Non sono mancati momenti di tensione, tra cui delle risse nei centri adibiti ai test.
Picco del commercio su rotaria Cina-Russia. Ma anche dei prezzi
Il trasporto merci su rotaia tra Cina e Russia è più che raddoppiato nella prima metà del 2022. È quanto affermano gli ultimi dati della China Communications and Transportation Association, pubblicati domenica 10 luglio. Il conflitto in Ucraina e le sanzioni europee avrebbero, inoltre, ridotto il traffico di merci verso l’Unione Europea a vantaggio di Mosca: oggi il 60% dei treni diretti verso l’Europa si ferma in Russia.
L’impennata dei trasporti ferroviari di merci verso il vicinato russo non arriva senza problemi. Il picco della domanda sta causando un’impennata dei prezzi, quando solo fino a pochi mesi fa la tratta verso la Russia veniva considerata tra le più economiche perché più vicina alla Cina rispetto all’Ue. Ora, invece, il prezzo di un container è salito a 15 mila dollari (contro i 2 mila pre-pandemia) e sono necessari almeno 18 giorni (contro i 13 di un tempo) per raggiungere le destinazioni russe.
Onu, nel 2023 l’India supererà la Cina per popolazione
Nuova Delhi è pronta per il sorpasso demografico su Pechino. Lo prevede un nuovo report delle Nazioni Unite pubblicato lunedì 11 luglio. Nel documento si parla di una popolazione indiana stimata di 1,4 miliardi entro il prossimo anno, non senza prevedere i possibili squilibri determinati dal sovrappopolamento. Ciononostante, secondo le stime dell’Onu, il tasso di crescita della popolazione globale sta rallentando e ha raggiunto il punto più basso dal 1950. Si prevede che entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9,8 miliardi, mentre la media di figli per donna scenderà a 2,1. Le nazioni asiatiche che assisteranno a un trend positivo della natalità nei prossimi decenni saranno – oltre all’India – Pakistan, Kazakistan, Timor Leste e Filippine.
A cura di Sabrina Moles
Formazione in Lingua e letteratura cinese e specializzazione in scienze internazionali, scrive di temi ambientali per China Files con la rubrica “Sustainalytics”. Collabora con diverse testate ed emittenti radio, occupandosi soprattutto di energia e sostenibilità ambientale.