Pubblichiamo qui uno degli elaborati finali degli studenti dell’Università L’Orientale di Napoli che hanno frequentato il ciclo di seminari curato da China Files sulle narrazione della e sulla Cina.
Con la fine dello stato di emergenza e l’invasione russa dell’Ucraina, la Cina più che mai si è trovata sotto i riflettori dell’Occidente. Qualsiasi tipo di azione compiuta dal PCC viene vista come una reazione, che gli analisti americani minuziosamente analizzano per poi decretarne il valore ed il significato nello scenario geopolitico attuale. Mentre la retorica portata avanti dall’Occidente conserva le sue tendenze anticinese, il governo cinese si difende contro quelle accuse che puntualmente identificano la Cina come minaccia per l’ordine internazionale.
Giorni fa il ministro degli affari esteri Wang Wenbin ha accusato il Segretario di Stato americano Antony Blinken di diffondere false notizie sulla Cina e alimentare la percezione di quest’ultima come un pericolo per l’equilibrio geopolitico. Secondo Wang, lo scopo di Blinken altri non è che arrestare lo sviluppo della Cina e riconfermare ancora una volta l’egemonia degli Stati Uniti. Garantita, secondo lui, dalle stesse leggi che regolano il sistema internazionale.
E mentre le dichiarazioni di Joe Biden affermano che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di ricreare uno scenario simile a quello della Guerra Fredda, le attitudini di alcune figure dell’establishment americano restano ambigue. Come Blinken, anche Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, in alcune recenti dichiarazioni, definisce la Cina come un’alleata, ma come un pericolo per l’ordine internazionale, agganciandosi alla solita retorica che caratterizza la prospettiva occidentale.
Di risposta, Wang Wenbin riconosce la pace e lo sviluppo come le priorità della Cina, non rinnega la natura difensiva della politica nazionale, ma sottolinea come la forza nucleare sia finalizzata alla deterrenza e alla difesa della sicurezza nazionale. La Cina, seguendo le parole del Ministro degli affari Esteri, non ha alcuna ragione di essere considerata una minaccia. A differenza di alcuni paesi della NATO, non ha mai usato violenza per minacciare altri Stati, non è coinvolta in alleanze militari e non ha mai interferito con gli affari interni degli altri paesi.
Riconoscendo alla madrepatria tutti questi meriti, al contempo Wang Wenbin imputa torti agli Stati Uniti e agli altri paesi della NATO. Il sottotesto implicito è chiaro. Esplicitamente, inoltre, viene denunciato come, nonostante la NATO abbia dichiarato di non avere alcuna intenzione di espandersi in altre regioni, la sua presenza talvolta genera tensione nella regione Asia-Pacifico. La presenza di navi e aerei NATO che circondano la Cina provoca conflitti e genera tensioni, ma soprattutto è una minaccia per l’ordine della regione.
Allora chi è il vero pericolo? La Cina per il sistema internazionale o la NATO per la Cina? Senza dubbio tuttavia l’attuale situazione geopolitica impone richieda una particolare attenzione a tutte le mosse delle potenze globali. La narrazione della realtà non può essere affidata ad una sola prospettiva.
Di Giuseppina Pirozzi