I titoli di oggi:
- Labour Day: spesa turistica in calo del 43%
- Foxconn sospende le nuove assunzioni a Zhengzhou
- Una donna a Shanghai ha vissuto in un cabina telefonica
- Il Giappone colpito dalle sanzioni russe
- Il Pentagono riconosce le difficoltà logistiche nell’Indo-pacifico
Cina: spesa turistica in calo del 43%
Le misure del governo cinese contro il coronavirus hanno colpito duramente i consumi durante il ponte del 1 maggio. E’ quanto emerge dai dati rilasciati dal Ministero della Cultura e del Turismo, secondo il quale la spesa nel settore turistico durante i cinque giorni di vacanza è stata di 64,7 miliardi di yuan, in calo del 43% rispetto allo scorso anno; contestualmente il numero di viaggi domestici è sceso a 160 milioni rispetto ai 230 milioni dell’anno scorso. Stime che trascineranno ulteriormente verso il basso l’attività dei servizi, già in contrazione nel mese di aprile. Lo stato di salute dell’economia preoccupa non poco la leadership cinese. Sul bilancio Pesano soprattutto i ritardi nella riapertura di Shanghai .
Foxconn sospende le nuove assunzioni a Zhengzhou
Foxconn, il principale assemblatore di iPhone e prodotti Apple, ha sospeso le nuove assunzioni di lavoratori per l’impianto di Zhengzhou, a causa delle restrizioni imposte per combattere la recrudescenza dei contagi di Covid. Il gigante dell’elettronica ha congelato il processo di assunzione del personale della catena di montaggio fino a nuovo avviso. Il governo della città dello Henan ha imposto un lockdown di sette giorni per spegnere il focolaio di coronavirus, in base alla politica Zero Covid. Durante questo periodo, i dipendenti delle organizzazioni governative e delle aziende nei principali distretti della città lavoreranno da casa, mentre le lezioni scolastiche si terranno online e le persone potranno uscire ed entrare dalla città solo per circostanze “necessarie”.
La decisione di sospendere l’assunzione di nuovi lavoratori della catena di montaggio potrebbe rallentare il programma di Foxconn per la produzione degli iPhone 14 della Apple. Tuttavia, Foxconn ha reso noto che avrebbe continuato la sua produzione nell’impianto di Zhengzhou. Il colosso tecnologico taiwanese ha portato avanti la produzione di smartphone e componenti nell’impianto della città dello Henan, grazie al sistema della bolla aziendale che confina i dipendenti negativi al Covid all’interno della fabbrica.
Una donna a Shanghai ha vissuto in un cabina telefonica
Una cabina telefonica come casa. A Shanghai una donna e il suo cane hanno vissuto per più di un mese nella piccola postazione mentre la città di 25 milioni di abitanti è caduta in un rigido lockdown a causa della recrudescenza dei contagi di Covid-19. La donna, lavoratrice migrante di 50 anni, è stata costretta a vivere nella cabina telefonica perché aveva perso il lavoro a causa delle misure anti-Covid e non poteva sostenere le spese dell’affitto di un appartamento. La storia è diventata virale negli ultimi giorni quando una residente di un grattacielo che affaccia sulla cabina ha documentato sui social media cinesi le condizioni di vita della 50enne, che è stata recentemente allontanata dalla quella che era la sua casa. La vicenda ha generato un’ondata di critiche verso le autorità di Shanghai, già biasimate dai cittadini per la disastrosa gestione della pandemia di Covid. La pandemia ha messo in luce le precarie condizioni dei lavoratori migranti, che pagano il prezzo più alto della strategia Zero Covid.
Il Giappone colpito dalle sanzioni russe
Anche il Giappone è finito nel mirino delle sanzioni russe. Mosca ha colpito 63 funzionari, giornalisti e professori giapponesi per essersi impegnati in quella che è stata definita una “retorica inaccettabile” contro la Russia. Tra le figure sottoposte a restrizioni nella lista elaborata dal ministero degli Esteri russo, ci sono il premier giapponese, Fumio Kishida, il ministro degli Esteri, Yoshimasa Hayashi, e il ministro della Difesa, Nobuo Kishi, a cui è stato vietato l’ingresso in Russia a tempo indeterminato. Insieme agli Stati Uniti e ai paesi europei, il Giappone ha introdotto una serie di sanzioni contro la Russia per la sua invasione dell’Ucraina. Dopo che sono state scoperte le atrocità sui civili nella città di Bucha, il premier nipponico Kishida ha usato per la prima volta il termine “crimine di guerra” per descrivere le azioni della Russia. Anche ieri, durante l’incontro con l’omologo italiano Mario Draghi a Palazzo Chigi, Kishida ha usato toni forti contro Mosca.
Come scrive Askanews, l’incontro tra i due premier ha permesso al primo ministro giapponese di incassare un sostegno in termini di sicurezza internazionale – sulla guerra in Ucraina, sulla promozione di un “Indo-Pacifico libero e aperto ” e sulla minaccia nordcoreana – e in termini di economia, quando ha promosso il suo programma di “Nuovo capitalismo”. “L’aggressione all’Ucraina mina le fondamenta dell’ordine non soltanto europeo, ma internazionale, comprendendo anche l’area dell’Indo-Pacifico”, ha spiegato il premier giapponese, nell’apprezzare il fatto che l’Italia abbia redatto recentemente “un documento sull’Indo-Pacifico, mostrando la sua attenzione per la regione”.
Non sono ovviamente mancati i riferimenti alle rivendicazioni di Pechino della sovranità sull’80 per cento circa del Mar cinese meridionale. Il premier giapponese è arrivato in Italia dopo aver fatto tappa in Indonesia, Vietnam e Thailandia. Proprio in Thailandia, Kishida e l’omologo thailandese Prayut Chan-o-cha hanno firmato un nuovo accordo nel settore della difesa e del commercio. L’intesa bilaterale faciliterà il trasferimento di attrezzature e tecnologie militari dal Giappone alla Thailandia, che ha uno dei maggiori eserciti del Sud-est asiatico, per contrastare l’assertività cinese nella regione. Il tour del premier nipponico si concluderà oggi in Gran Bretagna, dove ci si attende concorderà in linea di principio un trattato di difesa bilaterale con Boris Johnson.
Il Pentagono riconosce le difficoltà logistiche nell’Indo-pacifico
Il Dipartimento della Difesa statunitense ritiene che le forze americane non abbiano sufficienti capacità logistiche in Asia per fare rifornimento e riarmarsi in caso di conflitto armato nella regione. Il Pentagono stima che l’invio di rinforzi dalla costa occidentale degli Stati Uniti al nord-est asiatico richieda circa tre settimane: troppo per rispondere alle forze cinesi, che negli ultimi anni hanno registrato costanti progressi nelle capacità missilistiche.
La valutazione del Pentagono è apparsa nel documento di pianificazione del programma Pacific Deterrence Initiative (Pdi) degli Stati Uniti, presentato al Congresso a metà aprile.
Il Pdi, istituito l’anno scorso, è uno strumento ideato per migliorare la postura e la prontezza delle forze armate statunitensi nella regione indo-pacifica. Ma per far fronte alle difficoltà logistiche del programma, il Pentagono ha stimato che il Pdi avrà bisogno di 27,1 miliardi di dollari di finanziamenti in cinque anni a partire dall’anno fiscale 2023, con un aumento del 20 per cento rispetto allo scorso anno. Il booster economico sembra voler rafforzare le forze di difesa statunitensi nell’ottica di una crisi militare nello Stretto di Taiwan o nel Mar Cinese Orientale. Il Pdi amplierà anche le capacità di difesa missilistica sull’isola di Guam, con l’obiettivo di rispondere ai missili balistici e da crociera cinesi. Guam è ormai diventata un centro nevralgico sempre più vitale per la logistica statunitense nella regione indo-pacifica.
A cura di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi
Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.