I titoli di oggi:
- L’Ucraina spera in una mediazione della Cina
- Xi Jinping: il capitale privato chiave per la ripresa cinese (ma con moderazione)
- Pechino invita le banche a proteggere gli assets cinesi dalle sanzioni statunitensi
- Arresto diplomatico Ue in Cina
Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha esortato la Cina ad assumere un ruolo di “garante della sicurezza” in Ucraina, chiedendo alla Russia un cessate il fuoco per fermare l’escalation del conflitto. “Ci auguriamo che la Cina inviti la Russia a fermare questa invasione, a revocare i blocchi al commercio internazionale e a rispettare l’integrità territoriale delle altre nazioni” ha dichiarato in un’intervista all’agenzia di stampa statale Xinhua. Il ministro degli esteri aveva già lanciato un appello simile direttamente a Wang Yi durante una telefonata il mese scorso.
Finora Pechino si è rifiutata di condannare l’invasione russa e ha respinto le richieste dell’Occidente di imporre sanzioni a Mosca, facendo aumentare le speculazioni occidentali secondo le quali la Cina fosse pronta a dare sostegno diretto alla Russia. Ma Xi Jinping ha smentito ogni sostegno diretto, affermando che ogni mediazione sarà fatta esclusivamente secondo i termini cinesi.
“L’Ucraina sta studiando la possibilità di ottenere garanzie di sicurezza dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, inclusa la Cina, e da altre grandi potenze”, ha affermato. “La nostra proposta che la Cina sia uno dei garanti della sicurezza dell’Ucraina è un simbolo del rispetto e della fiducia che abbiamo per la Repubblica popolare cinese”.
Diversi esperti hanno affermato che è improbabile che Pechino assuma indipendentemente tale ruolo, ma non si esclude la possibilità che la Cina prenda parte a una missione di mantenimento della pace supportata da una risoluzione delle Nazioni Unite.
Intanto, ad Hanoi il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il suo omologo vietnamita Pham Minh Chinh hanno espresso la propria opposizione alle violenze in atto in Ucraina. I due leader hanno concordato sulla fornitura di aiuti umanitari a Kiev, inclusi 500.000 dollari da parte del Vietnam attraverso donazioni ad organizzazioni internazionali, una novità assoluta per il paese, molto legato alla Russia in virtù del suo passato comunista.
Tokyo sta intensificando le sanzioni contro Mosca in coordinamento con altre nazioni del G7, ma non è mai stata appoggiata da Hanoi, che a marzo si era astenuta nel voto alle Nazioni Unite. Con la sua nuova linea dura contro la Russia, sembrerebbe che Kishida stia cercando di portare avanti la collaborazione tra i G7 ed i membri dell’ASEAN, la maggior parte dei quali, incluso il Vietnam, si è finora distaccata dalle azioni contro Mosca.
Xi Jinping: il capitale privato chiave per la ripresa cinese (ma con moderazione)
In una riunione del Politburo venerdì scorso, il presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato l’importanza del capitale privato per lo sviluppo del paese. “Per sua natura, il capitale persegue i profitti e, se non è regolamentato e limitato, porterà un danno incommensurabile allo sviluppo economico e sociale”, ha dichiarato il leader cinese, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale Xinhua.
Sebbene il capitale privato sarà dunque alla base dei progressi tecnologici, la crescita del mercato e il miglioramento della qualità della vita, gli investitori dovranno essere “educati e guidati” a mettere in pratica i valori socialisti fondamentali della Cina e “camminare nel modo giusto”. A questo proposito, il leader cinese ha dichiarato che Pechino intraprenderà ulteriori azioni per combattere la corruzione ed il monopolio. Parziale correzione rispetto ai toni più concilianti del comunicato rilasciato dal Politburo poche ore prime.
Il discorso arriva mentre la leadership cinese di rimettere in sesto un’economia martoriata dal coronavirus e dalle tempeste normative, nel tentativo di raggiungere il suo ambizioso obiettivo di crescita annuale di “circa il 5,5%”, il tutto mantenendo il suo approccio zero-Covid. In una riunione parallela il venerdì, il Politburo si è mostrato desideroso di allentare il suo severo controllo sulle società Internet, puntando alla stabilità nel mercato e rispondendo attivamente agli appelli degli investitori stranieri, preoccupati dai nuovi focolai di coronavirus che hanno paralizzato i maggiori centri finanziari cinesi negli ultimi mesi.
Pechino invita le banche a proteggere gli assets cinesi dalle sanzioni statunitensi
Le autorità di regolamentazione cinesi hanno tenuto una riunione di emergenza con le banche nazionali per discutere di come proteggere le attività all’estero della Cina dalle sanzioni americane, nell’eventualità in cui gli Stati Uniti decidessero di imporre a Pechino misure punitive simili a quelle imposte alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Alla riunione, svoltasi a porte chiuse il 22 aprile scorso, hanno partecipato funzionari della banca centrale cinese e del ministero delle finanze, nonché dirigenti di dozzine di istituti di credito locali e internazionali, tra cui rappresentanti di alto rango di HSBC. Sebbene i partecipanti non abbiano menzionato scenari specifici, si ritiene che un possibile fattore scatenante per tali sanzioni potrebbe essere un’invasione cinese di Taiwan, da lungo tempo oggetto di speculazione da parte di numerosi commentatori.
Tra le preoccupazioni dei regolatori – tra cui Yi Huiman, presidente della China Securities Regulatory Commission – la protezione dei 3,2 trilioni di dollari di asset cinesi in riserve estere. Secondo alcuni esperti intervistati dal Financial Times, il sistema bancario cinese non sarebbe preparato per il congelamento delle sue attività in dollari o l’esclusione dal sistema di messaggistica Swift, come gli Stati Uniti hanno fatto alla Russia. Alcune alternative potrebbero essere l’introduzione dell’obbligo per gli esportatori di convertire in yuan tutti i loro proventi in valuta estera, in modo da aumentare le proprie riserve in dollari onshore. Altri hanno suggerito un taglio “significativo” alla quota di $ 50.000 che i cittadini cinesi possono acquistare ogni anno per viaggi, istruzione e altri acquisti offshore.
Arresto diplomatico Ue in Cina
L’Unione Europea ha richiesto alle autorità cinesi una “risposta adeguata” in seguito all’arresto, a settembre 2021, di un dipendente cinese della sua missione a Pechino. Secondo quanto riferito dal quotidiano francese Le Monde, An Dong , membro del dipartimento IT della delegazione europea a Beijing, sarebbe arrestato con l’accusa di “aver provocato litigi e istigato problemi” – una vaga accusa spesso usata contro i dissidenti e punibile con un massimo di cinque anni di reclusione. Di An non si hanno notizie certe, ma alcune indiscrezioni indicano che sarebbe incarcerato in Sichuan,a centinaia di chilometri dalla capitale cinese. An Dong si aggiunge alla sempre più lunga lista del personale diplomatico occidentale arrestato in Cina: Simon Cheng – ex membro del personale del consolato britannico a Hong Kong, era stato arrestato e torturato dalla polizia cinese nel 2019 – ed l’ex diplomatico canadese Michael Kovrig era stato incarcerato per quasi tre anni con l’accusa di spionaggio, in apparente rappresaglia per l’arresto della CFO di Huawei.
A cura di Sharon De Cet
Classe ’94, valdostana, nel 2016 si laurea con lode in lingua cinese e relazioni internazionali presso l’Università cattolica del sacro cuore di Milano. Nonostante la sua giovane età, la sua passione per la cultura cinese e le lingue la portano a maturare 3 anni di esperienza professionale in Italia, Svezia, Francia e Cina come policy analyst esperta in Asia-Pacifico e relazioni UE-Cina. Dopo aver ottenuto il master in affari europei presso la prestigiosa Sciences Po Parigi, Sharon ora collabora con diverse testate italiane ed estere, dove scrive di Asia e di UE.