I titoli di oggi:
- Xi chiede nuovi investimenti per sostenere la crescita (e superare gli Usa)
- Attentato in Pakistan: morti tre docenti cinesi
- Shanghai verso la riapertura?
- L’Ue aiuterà le aziende lituane colpite dalle ritorsioni cinesi
- Twitter verso una svolta filocinese?
Davanti al rallentamento economico, la Cina ha annunciato un nuovo piano di investimenti. Déjà-vu. Nonostante le preoccupazioni per l’alto livello di indebitamento, il governo cinese conferma la vecchia strategia di stimoli per sostenere la crescita. Secondo quanto annunciato ieri, Xi Jinping ha ordinato di dare priorità ai progetti infrastrutturali utili alla crescita industriale e alla salvaguardia della sicurezza nazionale: trasporti, energia, infrastrutture digitali e risorse idriche sono i settori su cui verranno direzionati i capitali. Il comunicato specifica sia necessario il coinvolgimento tanto dei governi locali quanto dei capitali privati.
L’annuncio ha coinciso con la pubblicazione di un’esclusiva del Wall Street Journal, secondo la quale Xi sarebbe determinato a mantenere la crescita economica nazionale superiore a quella degli Stati Uniti nel 2022. Nei recenti incontri con i funzionari dei dipartimenti economici e finanziari, Xi avrebbe sottolineato più volte la necessità di garantire una crescita stabile per provare la superiorità del “sistema monopartitico cinese” rispetto alla “democrazia liberale occidentale”. Secondo le fonti, le agenzie governative starebbero studiando attivamente piani di rilancio incentrati sull’ambito manifatturiero, tecnologico ed energetico. Al vaglio anche l’emissione di buoni per stimolare i consumi interni.
I piani di Xi, tuttavia, non sembrano incontrare la piena approvazione della leadership. Secondo il FT, le misure distensive introdotte di recente per sostenere il mercato immobiliare sono state osteggiate a porte chiuse dai due vicepremier Hu Chunhua e Han Zheng.
Attentato in Pakistan: morti tre docenti cinesi
Ci sono anche tre cittadini cinesi tra le vittime dell’ultimo attentato andato in scena ieri a Karachi, nel sud del Pakistan, e rivendicato dai separatisti balochi. Secondo la ricostruzione della polizia, due uomini e una donna cinesi sono rimasti uccisi insieme al loro autista mentre si trovavano a bordo di un furgone a causa di un’esplosione. L’episodio è avvenuto nelle vicinanze dell’Istituto Confucio, presso cui le vittime lavoravano come insegnanti. L’attacco pare sia stato messo a segno dalla brigata Majeed, lo squadrone suicida della Baloch Liberation Army, che da sempre si oppone agli investimenti cinesi nella regione, chiedendo maggiori benefici per la popolazione locale. Le riprese a circuito chiuso mostrano una persona vestita con un burka avvicinarsi al veicolo poco prima della deflagrazione.
Dall’avvio della Belt and Road, la comunità cinese è stata in varie occasioni target di episodi violenti. L’ultimo caso risaliva all’agosto 2021, quando un attacco suicida simile fu sventato per un pelo a Gwadar. Che le violenze siano riprese a pochi giorni dall’insediamento del nuovo premier Shahbaz Sharif non è un segno incoraggiante. Sharif, che lungamente prestato servizio nelle regioni percorse dalla BRI, aveva esternato il proprio sostegno al progetto subito dopo la vittoria.
L’incidente mette nuovamente in pausa il piano per un’inclusione dell’Afghanistan nel Corridoio Cina-Pakistan. L’instabilità della regione rappresenta da sempre uno dei principali ostacoli alla penetrazione della nuova via della seta attraverso l’Asia centrale. Sul tema è tornato negli scorsi giorni anche il ministro della Difesa cinese: mentre si trovava in Kazakistan, ha ribadito la necessità di respingere le “influenze esterne”. Il titolare del dicastero si riferiva alle proteste di gennaio e alla presunta ingerenza americana. Ma il tema del complotto straniero è rintracciabile anche nell’episodio di Karachi, utilizzato dalla stampa cinese per speculare sui presunti contatti tra la brigata Majeed e il governo indiano.
Shanghai verso la riapertura?
Shanghai ci riprova. Stamani le autorità municipali hanno annunciato un allentamento delle misure anti-Covid nei blocchi residenziali in cui non sono stati riportati nuovi casi. “Alcuni residenti potranno spostarsi all’interno di determinate aree”, scrive il Global Times citando Zhao Dandan, vicedirettore della commissione sanitaria di Shanghai. Un annuncio simile gli scorsi giorni non sembra aver comportato alcuna svolta sostanziale nella mobilità dei residenti. Stavolta tuttavia le direttive arrivano dopo quattro giorni di calo nel bilancio delle infezioni. Altro segnale incoraggiante: Alipay ha aggiunto una funzione che permette ai residenti della città di aggiornare i propri dati per riprendere le attività lavorative. Intanto a Pechino – dove sono stati riportati 34 contagi – il lockdown resta limitato a poche aree, sebbene nel distretto di Tongzhou siano state chiuse le scuole.
Twitter verso una svolta filocinese?
Speculazioni. Così il ministero degli Esteri cinese ha bollato le illazioni su una possibile svolta filocinese di Twitter dopo l’ufficializzazione dell’acquisto da parte di Elon Musk. La Cina – dove il social è bandito – rappresenta il secondo mercato di Tesla e solo nel primo trimestre ha fruttato alla casa automobilistica 4,65 miliardi di dollari, il 52,8% in più su base annua. L’imprenditore americano, che negli ultimi anni ha visto il proprio business in Cina lievitare, non ha mancato di mostrare in più occasioni la propria gratitudine ai leader cinesi per le agevolazioni ottenute durante la costruzione della Gigafactory di Shanghai, quanto a sgravi fiscali e termini contrattuali. Ora il rischio è che Pechino decida di far leva sul proprio ascendente per chiedere a Musk di alleggerire alcune delle misure contro le fake news introdotte da Twitter a partire dalle proteste di Hong Kong. Interpellato sulla questione, ieri il portavoce degli Esteri cinese ha replicato alle accuse con una compostezza inusuale: “You are very good at guessing, but without any factual basis.”
L’Ue aiuterà le aziende lituane colpite dalle ritorsioni cinesi
L’Ue ha approvato l’istituzione di un fondo da 130 milioni di euro in supporto delle aziende lituane colpite dalle ritorsioni commerciali cinesi. I prestiti, che dovranno essere rimborsati entro 24 mesi, saranno a disposizione delle imprese di tutti i settori fatta eccezione per quello finanziario, agricolo e forestale, della pesca e dell’acquacoltura. Secondo le norme comunitarie sugli aiuti di Stato, le imprese lituane – sottoposte a restrizioni in Cina – potranno chiedere al governo lituano finanziamenti per cercare fornitori alternativi, o per entrare in nuovi mercati. Il blocco dei 27 ha anche portato il caso al WTO, sebbene non ci siano ancora aggiornamenti in merito. Stando ai dati delle dogane cinesi, nei primi tre mesi del 2022 le spedizioni lituane verso la Repubblica popolare hanno mostrato un calo del 76,6%. I rapporti tra Pechino e Vilnius sono in caduta libera da novembre, ovvero da quando è stata annunciata l’apertura di un ufficio di rappresentanza taiwanese nel paese.
A cura di Alessandra Colarizi
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.