Specialità della Cina: acrobazie e giocoleria. E’ vero che il record del mondo di piatti rotanti su bastoncini appartiene all’inglese David Spathaky che nel 1996 ne fece ruotare contemporaneamente 108 posizionati su altrettanti bastoncini retti da supporti, ma i piatti rotanti – si sa – sono il sale degli spettacoli cinesi di giocoleria: che siano considerate un gioco, o sport, oppure quel che resta di certi riti religiosi, o soltanto espressione corporale e spettacolo teatrale, le acrobazie e la giocoleria sono nate in Cina circa cinquemila anni fa, e in Cina hanno conosciuto per la prima volta lo status ufficiale di materia di studio.
Bello, elegante nei movimenti, sorriso smagliante e seducente, Enrico Rastelli (1896-1931) è stato il più celebrato giocoliere del mondo contemporaneo. Foto e filmati d’epoca ce lo mostrano nei teatri di mezzo Pianeta mentre, in equilibrio precario su un grosso pallone di plastica, fa piroettare in aria dieci sfere alla volta, oppure ruotare vorticosamente otto piatti in bilico su altrettante asticelle, o volteggiare otto bastoni che non si capisce se manovrati da lui o da una piovra. Negli anni Venti, Rastelli cominciò a presentarsi sulla scena vestito di sgargianti abiti orientali in seta rossa su cui spiccavano preziosi ricami in filo d’oro che rappresentavano draghi imperiali.
Qualche decennio prima, esattamente nel 1875, Arthur Lasemby Liberty (1843-1917) fondava a Londra, in piena Regent Street, il Liberty Department Store, che divenne in un attimo il più prestigioso negozio di tessuti e di porcellane orientali dell’impero britannico. Al Liberty si trovavano (e si trovano) stoffe cinesi, indiane, giapponesi, africane, e si creavano (e si creano) motivi e modelli che avevano (e hanno) grande influenza sui gusti e sulle mode. È dai prodotti del Liberty che Rastelli prendeva idee per gli abiti di scena. E pare che ai suoi costumi abbiano contribuito anche le creazioni dell’atelier del famoso stilista Charles Frederick Worth (1825-1895) che aveva inventato abiti e accessori ricchi di motivi e applicazioni orientali per acquistare i quali gli europei accorreva in massa, capitolando agli stilemi dell’esotico e misterioso Oriente e soprattutto della Cina che, contemporaneamente, l’Europa colonizzava in modo indecente.
Venendo all’oggi, è vero che il record del mondo di piatti rotanti su bastoncini appartiene all’inglese David Spathaky che nel 1996 ne fece ruotare contemporaneamente 108 posizionati su altrettanti bastoncini retti da supporti, ma i piatti rotanti – si sa – sono il sale degli spettacoli cinesi di giocoleria: con contorsioni che sembrano impossibili, tra un’acrobazia e l’altra, magari in equilibrio precario su una bicicletta affollata di altri artisti, gli acrobati e i giocolieri cinesi oggi fanno scuola sia nel movimento dei piatti che in molte altre specialità. D’altronde, se non c’è turista in Cina che non sia stato invitato ad assistere a uno spettacolo di questo tipo, una ragione c’è: che siano considerate un gioco, o sport, oppure quel che resta di certi riti religiosi, o soltanto espressione corporale e spettacolo teatrale, le acrobazie e la giocoleria sono nate in Cina circa cinquemila anni fa, e in Cina hanno conosciuto per la prima volta lo status ufficiale di materia di studio.
Nel Sichuan, lungo il corso medio del fiume Yangzi laddove c’erano le Tre Gole prima che i lavori della gigantesca diga di Sandouping le facessero sparire assieme a 660 km2 di terre agricole, foreste e centri abitati, c’è il sito archeologico di Daxi che dà il nome all’omonima cultura neolitica (8.000 – 5000 a. C.). Fra i reperti ritrovati vi sono sfere in terracotta forate che verosimilmente erano usate per produrre suoni quando erano lanciate giacché l’aria, passando a velocità per i fori, emette note flautate. È questa la più antica testimonianza al mondo di un’attività di giocoleria. Di epoca Shang (sec. XVII- XI a. C.) è una statuetta di giada che rappresenta una figura umana che porta in equilibrio sulla testa una ciotola; si sa che le ciotole simboleggiavano l’abbondanza ed erano utilizzate nelle cerimonie che celebravano gli antenati, o la Terra oppure il Cielo, e il portarle in equilibrio sulla testa era testimonianza di gratitudine per gli avi o per le divinità; da pratica cerimoniale, l’esercizio della ciotola sul capo si è tramutato in prova di abilità visto che numerose testimonianze pittoriche tombali successive mostrano giocolieri che portano molte ciotole in equilibrio sul capo, esercizio ancora oggi eseguito dalle troupe di artisti, e chiamato Pagoda di Ciotole. La prima testimonianza di persone che fanno ruotare piatti su bastoncini di bambù è del secolo I a. C. (rilievo su pietra in una tomba di epoca Han), e della stessa epoca una incisione su rame mostra due ballerini che mantengono su entrambe le mani dei bastoncini con piatti rotanti.
È dall’epoca Han in poi che acrobazie e giocoleria si moltiplicarono e si svilupparono oltremodo. Vi sono teorici che legano questi esercizi allo sviluppo del soffio vitale, al controllo delle energie e dei fluidi corporei, ai movimenti ginnici salutari dei taoisti e dei buddisti che sono alla base delle “ginnastiche” orientali e delle arti marziali; comunque sia, nel tempo queste pratiche di abilità si espansero e permearono i momenti celebrativi ufficiali e le feste popolari fino a che, in epoca Tang, come abbiamo accennato, nacquero le prime scuole di acrobazie e di giocoleria aperte ai bambini a partire dai cinque anni di età. È attorno alle comunità di acrobati e di sportivi che si sono a volte coagulati interessi e rivendicazioni “sindacali” popolari che stimolarono la creazione di sette che periodicamente hanno fatto capolino nella Storia cinese.
Acrobazie e giocoleria cinesi hanno avuto l’attenzione non soltanto degli storici ma anche degli esperti della lingua cinese antica. Essi focalizzano le loro elucubrazioni sul carattere ding 鼎che indica un tipo di tripode ornato da due anse, in genere circolare e panciuto, nel quale venivano poste offerte di cibo o di bevande alcooliche durante i riti. In epoca neolitica i ding erano di terracotta, dagli Shang in poi in bronzo, e vigeva la seguente tradizione: i re Shang potevano utilizzare nove vasi ding, i principi ne usavano sette, e cinque i funzionari più importanti; in altri termini, il vaso ding, simbolo di abbondanza e convivialità, era anche un emblema di rango e di potere.
Se andiamo a vedere l’evoluzione del carattere dalle sue forme più arcaiche fino a quella ora in uso, abbiamo i seguenti sinogrammi:
Nell’ordine: 1) su ossa oracolari; 2) su bronzi; 3) scrittura detta “Piccolo Sigillo” (sec. III a. C.); 4) scrittura detta “Liushutong” (1279-1368); 5) dalla fine del secolo XIV ai giorni nostri. Si può notare che all’inizio ding rappresentava in modo pittografico una marmitta con i piedi, ma con l’evoluzione della scrittura diventa qualcosa di diverso: non più un contenitore di cibo o bevande alcooliche per i riti, bensì la figura di un acrobata che si tiene in equilibrio a testa in giù e si appoggia sulle mani. Questa interpretazione del carattere ding arricchisce quanto si sa dei più antichi riti cinesi nei quali l’uso di contenitori rituali era accompagnato da musica e danze e anche, stando alle conclusioni dei linguisti, da prove di abilità acrobatiche. Questa conclusione getta una luce del tutto nuova sulla storia della giocoleria e delle acrobazie cinesi dando loro un posto molto importante nelle espressioni sacrali della società, ossia nei riti fondamentali che celebravano macrocosmo e microcosmo, e che mettevano in relazione l’Universo e la vita dei “cento esseri che sono sotto il Cielo”. Insomma, le acrobazie e la giocoleria furono, probabilmente, attività rituali e non ludiche.
Tutto questo disquisire sulle radici profonde che in Cina hanno le attività acrobatiche e di abilità manuale, mi serve soprattutto come punto d’appoggio per rispondere a coloro che mi chiedono con insistenza quale è e quale sarà la posizione della Repubblica Popolare Cinese rispetto alla guerra di aggressione della Russia sull’Ucraina, e rispetto alle nefandezze criminali che l’esercito russo sta compiendo impunemente contro la popolazione civile. Fino a ora ho risposto: non lo so! Oppure: i Cinesi hanno unità di misura troppo diverse dalle nostre, è difficile fare previsioni.
Oggi, confermando quanto già ho detto, aggiungo anche: la Cina non si sbilancia, sta compiendo e compirà acrobazie diplomatiche, dialettiche e muscolari per potere continuare a fare ruotare su stecche di bambù saldamente in mano, i piatti della sua economia, della sua finanza, della sua egemonia. Sinteticamente: dalla Pagoda di Ciotole alla Pagoda degli Interessi e dell’Egoismo.
Di Isaia Iannaccone*
**Isaia Iannaccone, nato a Napoli, chimico e sinologo, vive a Bruxelles. Membro dell’International Academy of History of Science, è specialista di storia della scienza e della tecnica in Cina, e dei rapporti Europa-Cina tra i secoli XVI e XIX. È autore di numerosi articoli scientifici, di trattati accademici (“Misurare il cielo: l’antica astronomia cinese”, 1991; “Johann Schreck Terrentius: la scienza rinascimentale e lo spirito dell’Accademia dei Lincei nella Cina dei Ming”, 1998; “Storia e Civiltà della Cina: cinque lezioni”,1999), di due guide della Cina per il Touring Club Italiano e di lavori per il teatro e l’opera. Ha esordito nella narrativa con il romanzo storico “L’amico di Galileo” (2006), best seller internazionale assieme al successivo “Il sipario di giada” (2007, 2018), seguiti da “Lo studente e l’ambasciatore” (2015), “Il dio dell’I-Ching” (2017) e “Il quaderno di Verbiest” (2019)