I fumetti in India , dove miti e storia si intrecciano per creare fumetti senza tempo. Himalayan Seeds, la rubrica sulla cultura indiana a cura di Maria Casadei.
A differenza dei manga e dei comics legati alla cultura giapponese che hanno ormai da anni riempito le librerie italiane, i fumetti scritti ed ambientati in India appartengono ad un universo a noi quasi del tutto sconosciuto. Con mia sorpresa, però, nel 2019 uscì Mahabharata, una graphic novel tradotta in italiano che, come suggerisce lo stesso titolo, illustrava la storia del Mahabharata, uno dei testi di epica indiana più importanti e famosi. Pubblicato dalla casa editrice L’Ippocampo, l’adattamento fumettistico fu eseguito da Jean-Claude Carrière (1931-2021), romanziere, saggista e cineasta francese, che nel 1984 aveva portato il Mahabharata a teatro (in nove ore), nel quale Arjuna era interpretato dall’attore italiano Vittorio Mezzogiorno (1941-1994). Nonostante il fumetto sia un’interpretazione “francese” alquanto libera del poema fondendo elementi tratti dal supereroismo americano e mitologia indiana, la scelta della casa editrice italiana rimane comunque coraggiosa e da apprezzare.
Il fumetto, inteso in un senso più elementare e vasto, ovvero come testo illustrato in cui storie e racconti vengono accompagnati da figure ed immagini, nacque in India nel periodo dell’Indipendenza dalla corona britannica. Nel 1947 due noti produttori musicali telugu, B. Nagi Reddy e Aluri Chakraparni, fondarono Chandamama, la prima rivista illustrata per bambini. Chandamama esprimeva la ricchezza della cultura indiana popolare, riadattando storie epiche e mitologiche tratte da grandi opere letterarie come il Ramayana e il Mahabharata. A soli due anni dall’uscita in lingua telugu, la rivista fu tradotta in kannada, hindi, marathi, malayalam ed, intorno agli anni ’80, quasi ogni stato dell’India possedeva una propria versione in lingua locale. Nel 2007, Chandamama fu completamente digitalizzata, ora si possono sfogliare tutti i suoi numeri online.
Fino ad allora, i fumetti che circolavano in India erano in lingua inglese e, poiché venivano importati dall’estero, risultavano molto costosi. Leggere Tintin, Asterix & Obelix, Commando era di fatto un lusso che solo i bambini delle famiglie più agiate potevano permettersi. La situazione cambiò a metà degli anni ’60, quando il giornale Times of India lanciò Indrajal. Ideato per le famiglie appartenenti alla classe media, Indrajal Comic diede vita a miti di supereroi leggendari come Phantom, Mandroke, Buz Sawyer, Flash Gordon e Rip Kirby. Dal 1966, Indrajal divenne così popolare da venir tradotto in altre lingue vernacolari dell’India.
In questi stessi anni, Pran Kumar Sharma, un giovane fumettista che lavorava presso un giornale di Delhi e che avrebbe in seguito rivoluzionato il mondo dei fumetti, iniziò la sua carriera presso la Indrajal Comics. Nel 1967, proprio con l’aiuto di Kumar Sharma venne fondata la casa editrice Amar Chitra Katha che, dopo diverse traduzioni poco fortunate di fumetti occidentali classici, tra cui Cenerentola e Biancaneve, pubblicò il primo fumetto “indiano”, Krishna (1969). Il primo libro di Amar Chitra Katha, in inglese, si incentrava sulle storie della vita di Krishna, una delle maggiori divinità del pantheon induista. Successivamente, nel 1978 fu fondata la Diamond Comics con base a Nuova Delhi. Nel corso degli anni ’80, lo stesso editore di Amar Chitra Katha, ‘Uncle Pai’ (chiamato così dai suoi stessi fan), lanciò Tinkle, un’altra rivista a fumetti per bambini. Poi venne Target, le cui illustrazioni erano eseguite da Manjula Padmanabhan, una delle prime fumettiste donne in India.
Nel 1987 arrivò la Raj Comics, grazie alla quale nacquero i miti dei supereroi Parmanu, Doga e Nagraj (che utilizzava un serpente come arma). La vera svolta si ebbe però nel 2006, quando la Virigin Comics cominciò a pubblicare fumetti che riprendevano elementi tratti dalla mitologia e storia dell’India. Più o meno come la Marvel e la DC in America, il mito fungeva per lo più da sfondo alle storie di supereroi antichi rivisitati in chiave moderna. Tra questi, Devi, The Sadhu, The Sadhu, Project: Kalki , Blade of the Warrior: Kshatriya e Ramayan 3392 AD, una versione futuristica del Ramayana.
Nel 2011, un’altra casa editrice, la Holy Cow Entertainement, lanciò Ravanayan, in cui la storia del Ramayana era raccontata questa volta da parte del protagonista cattivo, Ravana, nemico di Rama. Con il crescente uso di strumenti e piattaforme digitali per la lettura, anche il mondo dei fumetti si adatta alle nuove esigenze dei lettori. Un esempio innovativo e curioso di web comics è The Royal Existentials, che imbastisce dialoghi e conversazioni su svariati argomenti utilizzando le miniature Mughal come base grafica.
In India il mondo del fumetto trae grande ispirazione dall’affascinante mitologia e storia indiana, tematiche che continuano ad essere tra le più amate e seguite. Tuttavia, negli ultimi anni, qualche nuovo genere (soprattutto horror) ha tentato di farsi strada sviluppando nuovi contenuti. Graphic India ha pubblicato un fumetto chiamato Virulents, il cui protagonista è un mostro che emerge dalle sabbie di un campo terroristico in Afghanistan. Un altro esempio è Taranath, una serie di fumetti della Speech Bubble, che raccontano le avventure di un investigatore paranormale a Calcutta. 13 Days, pubblicato dalla TBS Planet, narra le sorti di un gruppo di bambini di Bangalore che cominciano ad essere perseguitati dai fantasmi dopo una gita nella foresta di Bandipur. Nonostante le enormi potenzialità dell’immaginario indiano che potrebbe trovare espressione attraverso i generi più diversi, in India il mondo del fumetto non sembra essere in grado di allontanarsi dalle tematiche tradizionali che, adattandosi in maniera sublime ad ogni epoca e generazione, continuano a lasciare poco spazio a narrazioni differenti, pur sempre indiane in natura.
Di Maria Casadei