I due movimenti Stop Asian Hate e Black Lives Matter riconoscono di avere obiettivi comuni, tra cui quello di denunciare il razzismo istituzionalizzato e il tentativo di smantellare il concetto di ‘white supremacy’ che si nutre di disuguaglianze e ingiustizie su base cromatica e socio-economiche
Atlanta, un anno dopo le sparatorie di massa
Il 16 marzo 2021 si consumavano le sparatorie di massa ad Atlanta, in cui morirono 8 persone, tra cui sei donne di origine asiatica. L’attentatore, Robert Aaron Long, ha ricevuto quattro condanne all’ergastolo senza condizionale per le sparatorie nella contea di Cherokee. Nella contea di Fulton, invece, rischia la pena di morte e l’inasprimento delle pene per i crimini d’odio, in base all’etnia e al sesso delle vittime. Ad oggi la matrice razziale degli attentati non è ancora stata confermata dalle autorità competenti, sebbene questi siano avvenuti durante un’ondata di violenza antiasiatica iniziata durante il primo anno della pandemia e tuttora in corso.
Stop AAPI Hate tiene traccia degli attacchi contro la comunità asioamericana e degli isolani del Pacifico (AAPI), è nato come centro di segnalazione in risposta all’allarmante escalation di xenofobia e fanatismo derivante dalla pandemia di COVID-19. Secondo il report pubblicato il tre gennaio 2022, dal 19 marzo 2020 al 31 dicembre 2021 sono state registrate 10.905 segnalazioni di crimini d’odio contro la comunità AAPI, di cui 4.632 verificatisi nel 2020 (42,5%) e i restanti 6.273 nel 2021 (57.5%).
Lo studio evidenzia inoltre che gli incidenti d’odio riportati dalle donne costituiscono il 61,8% di tutte le segnalazioni. I sino-americani continuano a segnalare il maggior numero di episodi di odio (42,8%), seguiti da coreani (16,1%), filippini (8,9%), giapponesi (8,2%), e vietnamiti americani (8,0%).
Le statistiche a livello nazionale per il 2020 sono disponibili nel report ‘2020 Hate Crimes Statistics’ pubblicato dal Federal Bureau of Investigation (FBI). Rispetto al 2019, è stato registrato un aumento del 77% di incidenti anti-asiatici segnalati nel 2020. Ciononostante, la categoria dei crimini d’odio ai danni della comunità nera continua a registrare il più alto numero di vittime.
Negli States, si sono tenute diverse dimostrazioni di solidarietà nei confronti delle comunità colpite da parte di privati cittadini e associazioni: di questo se ne era parlato l’anno scorso in un articolo pubblicato qui, su China Files.
Politici e attivisti afroamericani del movimento Black Lives Matter (BLM) hanno dimostrato la loro vicinanza e il loro sostegno al movimento Stop Asian Hate, per “un’alleanza interculturale” e per una “solidarietà asiatica e nera” (slogan usati in diversi manifestazioni BLM e Stop Asian Hate in giro per il paese).
I due gruppi si sono radunati nelle piazze per denunciare le violenze razziste perpetuate/ subite. Le due comunità hanno alle spalle un passato di tensioni e disuguaglianze socioeconomiche ma – come scrive il New York Times – stanno tentando di conciliare/allineare le loro rivendicazioni. Nell’articolo si legge che secondo diverse testimonianze, dopo un’ iniziale alleanza, il rapporto tra i due movimenti è andato lentamente disgregandosi/ distanziandosi. Secondo le persone intervistate, uno dei motivi di rottura è la diffidenza reciproca, ma soprattutto le posizioni contrastanti in merito al tema del dispiegamento delle forze dell’ordine nel prevenire e contrastare i crimini d’odio.
Da un lato, gli attivisti del BLM sostengono la necessità di ridurre/limitare i fondi riservati/destinati alla polizia, in modo da diminuire la dipendenza delle città dalle forze dell’ordine (noto è lo slogan #defundthepolice), dall’altro, i leader di Stop Asian Hate ritengono che la loro presenza e la loro attività siano fondamentali per la questione della sicurezza e nel prevenire questi attacchi.
Emblematico è il caso di George Floyd, da cui è nato il movimento che prende il nome di Black Lives Matter (BLM). Secondo una ricerca della rivista accademica “Proceedings of the National Academy of Sciences” (PNAS), dal titolo “Risk of being killed by police use of force in the United States by age, race–ethnicity, and sex” pubblicata nel 2019, gli uomini e i ragazzi neri sono quelli con il più alto rischio di essere uccisi dalla polizia nel corso della propria vita.
Lo studio ha utilizzato dati sui decessi causati dall’uso della forza da parte delle polizia per evidenziare come il rischio di essere uccisi vari tra diversi gruppi sociali (in base all’età, all’etnia e al sesso). E’ emerso che gli uomini e le donne afroamericani, nativi d’America e dell’Alaska, e gli uomini latini rischiano maggiormente di essere uccisi dalla polizia mentre si stima che gli asio-americani siano i soggetti meno a rischio.
Sarebbe utile ricercare le radici profonde del rapporto conflittuale tra asioamericani e afroamericani tra le pagine della storia. Già in passato i due gruppi sociali avevano condiviso diversi momenti di cooperazione, alternati a non pochi episodi di tensione.
Negli anni Sessanta, un gruppo di giovani sinoamericani, ispirandosi al “10 Point Program” della Black Panther Party, con il quale avevano un legame non indifferente e dal quale erano profondamente influenzati (Asian American Political Alliance Newspaper, marzo 1969; Lyman 20-52), stabilirono le basi per la nascita del movimento Red Guard Party.(Luogo di nascita: la Chinatown di San Francisco, conosciuta come una tra le più antiche e consolidate al mondo.
Da un’analisi della Pew Research Center quasi la metà degli asiatici statunitensi (45%) vive sulla costa occidentale, quasi un terzo (il 30%) nella sola California, dove nel 2019 contava una popolazione asiatica di circa 6,7 milioni, classificandosi come la più numerosa della nazione, seguita da New York (1,9 milioni), Texas (1,6 milioni), New Jersey (958.000) e Washington (852.000).
Sempre secondo il report di Stop AAPI Hate, è emerso che lo stato con il maggior numero di casi di incidenti d’odio segnalati è la California.
Più polizia, una questione di sicurezza?
Ad agosto, Carl Chan, il presidente della Camera di Commercio di Chinatown a Oakland (California), aveva esortato il governatore Gavin Newsom a dispiegare agenti della California Highway Patrol sulle strade della città in modo che gli agenti locali potessero passare più tempo a pattugliare quartieri come Chinatown. Questo era accaduto dopo che lo stesso Chan era stato raggiunto da un pugno mentre andava a far visita all’ennesima vittima di un crimine d’odio, l’aggressore era stato successivamente identificato ed arrestato.
In seguito, diversi commercianti asiatici del quartiere riferiscono di aver provato un maggiore senso di sicurezza e lo stesso vale anche per alcuni membri della comunità nera, nello specifico negozianti e qualche rappresentante religioso. Ma non tutti condividono l’entusiasmo di Chan in merito al coinvolgimento delle forze dell’ordine.
C’è da dire che le divergenze hanno anche una base generazionale, oltre che sociale. A New York, per esempio, attivisti progressisti neri e asiatici argomentano/ credono che le iniziative di accompagnamento degli anziani e corsi di autodifesa siano molto più efficaci nel contrastare le violenze, invece che implementare un sistema di sorverglianza/ pattugliamento.2
Sempre ad Oakland, a febbraio dell’anno scorso, era nata ‘Compassion in Oakland’, un’organizzazione attraverso la quale è possibile richiedere dei chaperone, volontari e volontarie che si offrono di scortare in attività quotidiane la fascia più vulnerabile dei residenti di Chinatown: gli anziani. La rete di supporto era nata dall’iniziativa del ventiseienne di origine latina, Jacob Azevedo, che era riuscito a spargere la voce tramite un post Instagram, successivamente si era messo in contatto con Chan, il portavoce del quartiere di Chinatown, in modo da avere un punto di riferimento e un mediatore. 3
Sia gli abitanti del quartiere che Chan erano rimasti notevolmente sorpresi dall’ondata di altruismo, specie da parte di cosiddetti ‘outsider’ di Chinatown, proprio per questo motivo assunsero inizialmente una posizione più cauta.
Ciononostante le richieste di accompagnamento continuano a giungere numerose, oggi vengono accolte tramite il numero verde dedicato e tramite la compilazione di un formulario online disponibile in lingua inglese, cinese, vietnamita e coreano.
Per quanto sia lodevole l’iniziativa, Janet Cheung, bibliotecaria presso la Oakland Public Library a Chinatown, spera che non ce ne sia più bisogno a lungo termine, perché questo vorrebbe dire che “le comunità asiatiche, come anche quella di Oakland, stanno veramente soffrendo”. Allo stesso modo anche il dibattito sul coinvolgimento della polizia rimane aperto e di difficile risoluzione.
L’eredità della diaspora AAPI
Il 9 luglio 2021, il governatore J.B. Pritzker ha firmato la legge “Teaching Equitable Asian American Community History” (TEAACH), così facendo l’’Illinois è diventato il primo stato americano ad introdurre l’insegnamento obbligatorio di un’unità di storia asioamericana in tutte scuole elementari e superiori pubbliche. La legge pone le basi per un insegnamento interculturale e avrà effetto a partire dall’anno scolastico 2022 – 2023.
Le unità didattiche tratteranno il ruolo degli asioamericani nell’avanzamento dei diritti civili dal XIX secolo in poi, come anche il contributo di singole figure asioamericane nel governo e nelle arti, negli studi umanistici e nelle scienze come anche nello sviluppo economico, culturale, sociale e politico degli Stati Uniti.
A maggio, sempre negli Stati Uniti, si celebrerà l’annuale “Asian and Pacific American Heritage Month” in cui per tutta la durata del mese si celebra la storia della diaspora asioamericana e degli Isolani del Pacifico.
Il New Jersey ha seguito le orme dell’Illinois, approvando il 18 gennaio 2022 l’AAPI Curriculum Bill, che presenta un ulteriore passo in avanti. La legge prevede, oltre alla riforma scolastica, l’istituzione una commissione per il patrimonio asio-americano all’interno del Dipartimento dell’Educazione.
I due movimenti Stop Asian Hate e Black Lives Matter riconoscono di avere obiettivi comuni, tra cui quello di denunciare il razzismo istituzionalizzato e il tentativo di smantellare il concetto di ‘white supremacy’ che si nutre di disuguaglianze e ingiustizie su base cromatica e socio-economiche. Figlia di questa retorica è anche la nozione di ‘minoranza modello’ attribuita alla diaspora asiatica in antitesi con altre minoranze – soprattutto con quella afroamericana negli Usa.
Gli sforzi e i traguardi sono ben visibili, ma non saranno sufficienti/ efficaci abbastanza fino a quando si continueranno ad ignorare le tensioni dovute ai sentimenti anti-asiatici e anti-blackness all’interno delle rispettive comunità. L’elefante nella stanza si è mosso e la generazione più giovane ha smesso di ignorarlo.
di Xixi Hong
*Generazione Z e italiana di seconda generazione, Xixi Hong è una laureanda in Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa all’Università degli Studi di Torino. È un’appassionata di lingue: parla inglese, cinese, spagnolo e tedesco. Segue con occhio attento le dinamiche culturali, sociali e di attualità, cercando di formare al tempo stesso la propria penna.
2 Kellen Browning, Brian X. Chen, “In Fight Against Violence, Asian and Black Activists Struggle to Agree”, in New York Times, 19 dicembre 2021.
https://www.nytimes.com/2021/12/19/us/black-asian-activists-policing-disagreement.html
3Sarah Belle Lin, “Who Keeps Chinatown Safe? In Oakland, a volunteer group accompanies Asian seniors while fighting the label of “outsiders.”, in Curbed, 8 marzo 2022.
https://www.curbed.com/2022/03/oakland-chinatown-compassion-chaperones-anti-asian-attacks.html