Attualmente, Pechino e New Delhi sono le uniche a precedere Washington per carbone prodotto e numero di centrali, ma la Cina da sola emette un terzo della CO2 globale: più di Usa, Ue e India messi insieme. Tuttavia, la gran parte delle emissioni attuali sono state accumulate da Europa e Nord America negli ultimi secoli.
Dal 1960, migliaia di imprese hanno delocalizzato prodotti ed emissioni a oriente, mentre buona parte delle 20 imprese più inquinanti sono occidentali. Ad oggi, considerando che il subcontinente indiano e la Repubblica popolare ospitano il 35% della popolazione mondiale, il dato pro-capite mostra come, in media, un cinese inquini la metà di uno statunitense, mentre un indiano inquini un terzo di un italiano.
Nel 2019, il global footprint network calcolò che se tutti vivessimo come un americano servirebbero 5 pianeti Terra, 2,7 per gli italiani e 2,2 per i cinesi. Infine, diverse grandi potenze consumano più energia di quanta ne producano, importando grandi quantità da paesi meno avanzati. E così, mentre molti Paesi asiatici chiedono tempo o supporto finanziario, l’alternativa è l’abbandono del target climatico o della crescita economica.
Due soluzioni critiche, soprattutto per le aree più economicamente ed ecologicamente svantaggiate.