I titoli di oggi:
- Anche il Nicaragua scarica Taiwan
- Biden apre il summit sulla democrazia. Sense Time nel mirino
- Evergrande in default. Ma non è una Lehman cinese
- Meno prodotti Apple sotto l’albero
- Cina: matrimoni ai minimi da 13 anni
Il Nicaragua è diventato l’ultimo paese a recidere i rapporti diplomatici con Taiwan. “La Repubblica popolare cinese è l’unico governo legittimo che rappresenta tutta la Cina e Taiwan è una parte inalienabile del territorio cinese”, ha spiegato il ministero degli Esteri di Managua. Una delegazione nicaraguense è arrivata quest’oggi a Tianjin per stabilire relazioni ufficiali con Pechino. Pronta la risposta di Taipei che annunciato la sospensione immediata di tutti gli aiuti economici al Paese centroamericano. Scendono così ad appena 14 gli stati a riconoscere formalmente l’isola. Fonti autorevoli del SCMP suggeriscono che la decisione sia stata coincidere con il summit sulla democrazia di Biden. “Incoraggiamo tutti i paesi che apprezzano le istituzioni democratiche, la trasparenza, lo stato di diritto e la promozione della prosperità economica per i propri cittadini ad ampliare l’impegno con Taiwan”, ha dichiarato il portavoce del dipartimento di Stato Ned Price. Il braccio di ferro tra Pechino e Washington sembra dunque avere ripercussioni sempre più estese per i paesi nei rispettivi cortili di casa. D’altronde, come sottolineano gli analisti, l’ascendente americano su Managua era ormai stato del tutto compromesso dalla recente imposizione di sanzioni contro 9 funzionari nicaguarensi. Da tenere sott’occhio c’è ora l’Honduras.
Biden apre il summit sulla democrazia
Joe Biden ha accolto i partecipanti a un summit virtuale di alto livello, dichiarando che è necessario tutelare la democrazia a tutti i costi, poiché “non accade per caso” e “ha bisogno di campioni”. Nell’alveo del continuo inasprimento dei rapporti con la Russia e soprattutto con la Cina, contro la quale sta recentemente radunando alleati, Biden ha ribadito l’importanza e la precarietà dei valori democratici. Nel discorso di apertura si è riferito direttamente ai regimi autoritari, biasimandoli per il fatto che “cercano di avanzare il proprio potere, esportare ed espandere la loro influenza in tutto il mondo e giustificare le loro politiche e pratiche repressive come un modo più efficiente per affrontare le sfide di oggi”. Durante l’incontro ha poi annunciato la costituzione di un fondo per sostenere gli obiettivi del vertice, tra cui la libertà dei media, la lotta alla corruzione e la salvaguardia delle libere elezioni. La Casa Bianca ha dichiarato che il fondo ammonterà a 424 milioni di dollari, ma deve ancora essere presentato e approvato dal Congresso degli Stati Uniti. Sono previste inoltre sanzioni per le violazioni dei diritti umani e per atti di corruzione. Seciondo il FT, il colosso dell’AI SenseTimes sarà tra le aziende colpite. La Cina ha risposto con amarezza alle parole del presidente degli Stati Uniti, e alla scelta di alcuni rappresentanti di governo di boicottare diplomaticamente le Olimpiadi invernali di Pechino 2022. “Non importa come gli Stati Uniti si mascherano”, ha detto giovedì a Pechino il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, “il loro vero volto di ricerca dell’egemonia sotto la maschera della democrazia è stato ormai esposto al mondo”.
Evergrande in default. Ma non è una Lehman cinese
Il gigante immobiliare cinese Evergrande non è riuscito a “tirare fuori il coniglio dal cappello”, come previsto da diversi investitori, e secondo la società di consulenza Fitch Ratings è ufficialmente in default. Lunedì scorso è passata una delle scadenze per l’adempimento delle obbligazioni coi suoi creditori, nel silenzio stampa da parte dei dirigenti dell’azienda immobiliare. Secondo la Fitch Ratings, Evergrande è da collocarsi nella categoria “restricted default”, ovvero è formalmente inadempiente, anche se non è ufficialmente fallita né si trova in fase di liquidazione. Da mesi i mercati globali osservavano l’inesorabile declino del gigante cinese, che per un po’ è riuscito a ripagare i suoi creditori anche attraverso la vendita dei beni personali del presidente Xu Jiayin. Secondo i rappresentanti della banca centrale cinese, la “cattiva gestione” e “l’espansione sconsiderata” di Evergrande sono la causa della crisi attuale, che è quindi una crisi circoscritta e non sistemica. I responsabili dell’azienda hanno dichiarato a inizio settimana che è stato istituito un comitato di rischio diretto dal governo per aiutare la società nella fase di ristrutturazione. La lunga mano dello Stato sembra aver rassicurato i mercati, anche grazie ai recenti stimoli monetari.
Meno prodotti Apple sotto l’albero
Col Natale alle porte, Apple e altri produttori di elettronica subiscono la dipendenza dalla catena globale del valore, affaticate dagli strascichi della crisi sanitaria da Covid-19. La tensione sino-statunitense, le restrizioni all’uso dell’energia in Cina, le interruzioni in Vietnam e Malesia sono solo alcune delle ragioni per cui molti degli affezionati consumatori di iPhone, Mac e iPad rimarranno senza regali sotto l’albero. Dicembre è solitamente il mese in cui le vendite di Apple si impennano, ma il caos delle catene di approvvigionamento ha colpito il commercio internazionale senza fare distinzioni. I problemi maggiori riguardano i componenti “periferici”, come i chip dell’alimentazione, i ricetrasmettitori, i chip di connettività. “L’intera industria dei semiconduttori non è stata in grado di soddisfare questa domanda critica, anche a causa dell’aumento dei tempi di consegna delle materie prime”, ha detto il rappresentante di una di queste case produttrici a Nikkei Asia. Apple non ha voluto rilasciare commenti su questo episodio, ma il CEO Tim Cook ha riconosciuto che le difficoltà di approvvigionamento sono costate tra i 3 e i 4 miliardi di dollari in entrate mancate tra aprile e giugno, circa 6 miliardi tra luglio e settembre, e si prevede un impatto ancora peggiore per l’ultimo trimestre.
Cina: matrimoni ai minimi da 13 anni
Il governo cinese ha abbassato il costo del matrimonio per renderlo alla portata dei giovani della classe media e favorire la natalità nel paese, ma i risultati sembrano deludenti. Il Ministero degli Affari Civili aveva lanciato ad aprile una politica sperimentale in 29 città e contee, ma il problema degli squilibri di genere continua a rappresentare un ostacolo alle unioni. “Lo spazio per una nuova politica è limitato quando si hanno più giovani uomini che donne”, ha detto un rappresentante del governo di Pechino, “è inevitabile che molti uomini rimangano single nel corso della loro vita”. Il funzionario ha detto che il gap di genere in Cina è migliorato a malapena dal censimento del 2010, che ha riportato 2,2 milioni di uomini single tra i 25 e i 34 anni e 1,2 milioni di donne single nella stessa fascia di età. “Non vedremo una ripresa del matrimonio quando lo squilibrio di genere è così grande”, ha affermato. Yao Zongtao, un alto funzionario del Ministero degli Affari Civili, ha dichiarato lo scorso anno che un calo dei matrimoni potrà influenzare ulteriormente a ribasso i tassi di natalità, e di conseguenza lo sviluppo sociale ed economico del paese. “Speriamo di creare le condizioni favorevoli affinché più persone in età adatta si incamminino verso il matrimonio”, ha concluso.
A cura di Agnese Ranaldi; ha collaborato Alessandra Colarizi