La bio-sicurezza è prioritaria nell’agenda politica del Partito comunista cinese. Mercoledì si è tenuta la prima sessione di studio del Politburo specificamente dedicata al tema. Sin dallo scoppio della pandemia, la Cina respinto più volte le accuse di chi le attribuiva responsabilità sulla diffusione del Coronavirus. Tuttavia, dal febbraio 2020 ha rivisto le norme e i regolamenti sulla bio-sicurezza introducendo una nuova legislazione in proposito. Secondo Xinhua, Xi Jinping ha sottolineato che “al momento, le questioni di bio-sicurezza tradizionali e i nuovi rischi di bio-sicurezza sono sovrapposti l’uno all’altro, e le minacce biologiche dall’estero e i rischi biologici interni sono intrecciati”. Durante la sessione del Politburo, il Segretario del Partito comunista cinese ha sottolineato che la Cina dovrà rafforzare la supervisione dei laboratori che trattano agenti patogeni pericolosi. Xi ha anche detto che Pechino parteciperà attivamente alla governance globale sul tema, e migliorerà la cooperazione bilaterale e multilaterale e gli scambi in campi come la formulazione delle politiche, la valutazione del rischio, la risposta alle emergenze, la condivisione delle informazioni. La Cina ha respinto le proposte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di indagare nuovamente nei laboratori cinesi, ma i commenti di Xi suggeriscono che la leadership è comunque molto attenta ai rischi legati agli incidenti durante la sperimentazione scientifica. [fonte SCMP]
Il manifatturieri cinese in contrazione
Segnali contrastanti complicano il quadro economico della Cina. Nel mese di settembre il settore manifatturiero cinese si è contratto, mentre quello dei servizi è tornato a crescere. L’indice PMI manifatturiero di settembre è sceso a 49,6 da 50,1 di agosto, segnando la prima contrazione dal febbraio 2020. Ma quello relativo ai servizi è aumentato a 53,2 rispetto al 47,5 del mese precedente. Le ragioni di questa dinamica inversa sono varie. Da una parte, il settore dei servizi è tornato a espandersi, grazie alla diminuzione dei contagi da Covid-19. Allo stesso tempo, le industrie ad alta intensità di energia sono entrate in crisi. Il razionamento dell’elettricità e gli alti prezzi degli input produttivi hanno appesantito l’industria manifatturiera al punto da rallentare la rapida ripresa economica che la Cina aveva intrapreso già l’anno scorso. Pechino non è la sola in difficoltà: anche altri paesi in Asia sono alle prese con problemi di produzione causati di interruzioni delle catene di approvvigionamento – strutture peculiari dell’Asia orientale su cui si basa gran parte dell’economia regionale. Gli alti costi di produzione in Cina sono stati determinati da una serie di fattori interrelati: carenza di carbone, norme più severe sulle emissioni e una forte domanda da parte dei produttori industriali, che hanno spinto i prezzi a livelli record e hanno determinato restrizioni sull’uso dell’elettricità in circa 20 province e regioni. [fonte Reuters, SCMP]
Popolazione cinese a rischio dimezzamento in 45 anni
La popolazione cinese potrebbe dimezzarsi entro i prossimi 45 anni, secondo un nuovo studio dell’Istituto per gli Studi sulla popolazione e lo sviluppo della Xian Jiaotong University. Secondo i ricercatori il rallentamento demografico cinese sarebbe stato gravemente sottostimato. Quando a maggio è stato pubblicato il settimo censimento della Repubblica Popolare Cinese dal 1949, i risultati sono stati molto discussi a livello internazionale. Alcuni esperti ritenevano che fossero stati manomessi, perché dopo quasi quarant’anni di Politica del figlio unico aspettavano di assistere al primo calo demografico della Cina moderna dal 1961. Secondo i dati del nuovo censimento, i bambini costituiscono circa il 17% della popolazione, mentre la percentuale di ultrasessantenni è salita a oltre il 18%. “La gente non osa avere figli a causa della crescente pressione economica“, hanno affermato i ricercatori, osservando come ci siano anche “gravi carenze nei servizi di supporto per la gravidanza e l’assistenza”. Il professor Chen Gong, direttore dell’Istituto di ricerca sulla popolazione dell’Università di Pechino, ritiene invece che la popolazione cinese inizierà a diminuire dal 2025. Ha dichiarato che mentre l’invecchiamento della popolazione aumenterà il peso sul sistema di welfare sociale, il numero di cittadini con qualifiche di istruzione superiore è quasi raddoppiato nell’ultimo decennio. “Si prevede che la qualità della popolazione cinese aumenterà rapidamente e diventerà una forza trainante per lo sviluppo economico di alta qualità”, ha detto Chen, aggiungendo anche che questo “ridurrà anche la pressione sulle risorse naturali e l’ambiente”. [fonte SCMP]
Cina: polemiche sull’abbattimento di tre gatti domestici positivi al Covid-19
Da quanto riportato dal Beijing News, tre gatti domestici risultati positivi al coronavirus sono stati abbattuti nella città nord-orientale di Harbin. Il Covid-19 è stato diagnosticato alla proprietaria il 21 settembre e poche ore dopo l’agenzia di controllo delle malattie ha notificato la soppressione dei suoi animali domestici, anche loro positivi al virus, malgrado la donna si fosse opposta alla misura drastica. Un operatore ha spiegato che i gatti avrebbero potuto comportare un maggiore rischio di infezione e si è appellato al fatto che ad oggi non esistono linee guida mediche da seguire nell’eventualità che degli animali contraggano il virus. Nella lunga serie di commenti apparsi sui social media l’approccio è stato descritto come crudele, oltre che “semplicistico” e “irresponsabile”. L’articolo di Beijing News è stato cancellato da tutti i canali social e nelle ore successive varie testate nazionali sono intervenute per invitare le autorità a erogare norme su come gestire situazioni analoghe, e a scegliere soluzioni alternative. Soprattutto perché la comunità scientifica ad oggi non ha fornito prove che gli animali domestici giochino un ruolo importante nella diffusione del virus. Vanessa Barrs, professoressa della City University of Hong Kong, a Reuters ha spiegato che il rischio di trasmissione animale domestico-uomo è molto basso. “Finora non ci sono stati rapporti confermati di contagio da gatto a uomo”, ha precisato, a differenza di casi accertati di trasmissione da visoni a uomo avvenuti nei mesi scorsi in vari allevamenti in Europa. [fonte Reuters]
Corea del Nord: promossa la sorella di Kim
Qualcosa si muove in Corea del Nord. Nel giro di Pochi giorni il regime di Kim Jong-un ha mandato un forte segnale a Washington, prima aprendo al dialogo con Seul, poi accusando gli States di mantenere una politica ostile e infine promuovendo Kim Yo Jong, la sorella del leader, ad alto funzionario dell’organo di governo supremo. Pyongyang ha rigettato la possibilità di riavviare i negoziati con l’amministrazione Biden sul programma nucleare, in stallo dal 2019. Secondo il leader nordcoreano, offerendo nuovi colloqui, l’amministrazione Biden starebbe solo cercando di dare “spettacolo”, dal momento che in realtà gli Stati Uniti non hanno ammorbidito la postura nei confronti di Pyongyang. “Non c’è alcun cambiamento nella minaccia militare degli Stati Uniti e nella politica ostile nei nostri confronti, invece il modo in cui si esprimono e i loro metodi diventano più astuti”, ha detto Kim, secondo l’agenzia di stampa centrale coreana. Il leader si è detto invece aperto a riprendere il dialogo con la Corea del sud, nonostante abbia condotto ripetuti test missilistici questo mese. Per quanto riguarda invece la dimensione di politica interna, Kim Yo Jong, sorella di Kim Jong Un, è stata ufficialmente promossa ad alta funzionaria dell’organo decisionale supremo della Corea del nord, la Commissione degli Affari di Stato. Gli analisti sono divisi tra chi sostiene che si tratti di una scelta strategica per assicurare la successione al potere alla famiglia Kim (anche in luce della chiacchierata salute del leader) e chi invece adotta più prudenza nel fare previsioni, considerando che le strutture socio-politiche della Corea del nord difficilmente lascerebbero il potere a una donna. Non c’è dubbio che la decisione sia di portata storica, anche perché Kim ha un rapporto eccezionalmente stretto con sua sorella. Secondo Yang Moo-jin dell’Università di Studi Nordcoreani di Seoul Jong Un e Yo Jong hanno trascorso gran parte della loro infanzia solitaria all’estero insieme. “Penso che sia lì che hanno sviluppato qualcosa che è simile al cameratismo”, ha detto il professore, “oltre all’amore fraterno”. [fonte VOA, Reuters]
A cura di Agnese Ranaldi; ha collaborato Vittoria Mazzieri