21 giorni di quarantena per gli atleti, i funzionari e i lavoratori non completamente vaccinati. Test giornalieri per le persone vaccinate. Nessuno spettatore proveniente dall’estero. Sono le regole per le Olimpiadi invernali di Pechino 2022 presentate questa mattina dal comitato organizzativo cinese all’IOC. “I biglietti saranno venduti esclusivamente agli spettatori residenti nella Cina continentale, che soddisfano i requisiti delle contromisure Covid-19”, hanno annunciato le autorità locali. Le norme imposte dalla Cina sono decisamente più severe rispetto al regime adottato dal Giappone quest’estate rispetto agli immunizzati. Dal 23 gennaio sarà inoltre creato un “sistema di gestione a circuito chiuso” – anche per le persone vaccinate – che permetterà ai partecipanti di spostarsi tra le strutture olimpiche solo per “l’allenamento, le competizioni e il lavoro”. [fonte SCMP]
Colloqui militari tra Cina e Usa
E’ ripreso il dialogo militare tra Cina e Stati uniti. Tra martedì e mercoledì, Michael Chase, vice segretario alla Difesa, ha tenuto una due giorni di videoincontri con il maggiore generale cinese Huang Xueping. “Durante i colloqui, le due parti hanno tenuto una discussione franca, approfondita e aperta su una serie di questioni che interessano le relazioni di difesa USA-RPC”, riporta un comunicato del Pentagono, “entrambe le parti hanno riaffermato il consenso per mantenere aperti i canali di comunicazione”. E’ la seconda volta da agosto che le due superpotenze hanno colloqui militari. Allora era stata la crisi in Afghanistan ad aver facilitato la ripresa dei contatti. Stavolta il tempismo suggerisce possa aver influito la nascita della nuova alleanza AUKUS tra Usa Regno unito e Australia. Il dipartimento della difesa degli Stati Uniti ha dichiarato che il meeting fa parte degli sforzi dell’amministrazione Biden per “gestire responsabilmente la concorrenza” tra i due paesi “mantenendo linee di comunicazione aperte” con la Cina. Ma il processo di distensione è appena cominciato e la strada è ancora lunga…
Studente cinese negli Usa lasciato 50 ore senza cibo ed estradato
Interrogato per due giorni e deportato verso un paese terzo. L’ambasciata cinese a Washington ha mosso pesanti accuse contro il governo statunitense che avrebbe interrogato uno studente cinese negli Usa per essere poi trasferito in un altro paese dall’aeroporto di Houston. Secondo la sede diplomatica cinese, il ragazzo, dopo essere stato confinato in una piccola stanza per più di 50 ore senza cibo e riposo, è stato espulso per motivi inventati. Per la Cina, l’azione degli Stati Uniti ha gravemente violato i diritti e gli interessi legittimi dello studente, oltre ad avergli causato gravi danni psicofisici. L’ambasciata denuncia che non è il primo caso di maltrattamento nei confronti degli studenti cinesi, che sono tornati negli Usa dopo la riapertura delle frontiere chiuse per la pandemia di Covid-19. Anche da Pechino, attraverso la portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying, arriva una dura condanna per quanto sarebbe successo in territorio Usa. La Cina ha per questo esortato gli Stati Uniti a non nascondersi dietro la scusa della sicurezza nazionale per violare i diritti e gli interessi dei cittadini cinesi che si trovano negli Usa. Da parte statunitense non è ancora arrivata una replica o smentita per le accuse mosse da Pechino. Washington, nell’era dell’amministrazione Trump, ha limitato l’ingresso degli studenti cinesi revocando i visti ad oltre mille studenti e ricercatori cinesi sospettati di svolgere attività di spionaggio negli Usa per conto dell’Esercito cinese e il Partito Comunista.
Il caso potrebbe alimentare la tensione tra le due superpotenze, dopo il recente rilascio del Cfo di Huawei Meng Wanzhou e i due Micheal. [fonte SCMP]
La Francia frena il dialogo tra Ue e Usa sui microchip
I funzionari degli Stati Uniti e dell’Unione europea si sono incontrati ieri a Pittsburgh (Usa) per la prima riunione del Consiglio per il commercio e la tecnologia Ue-Usa, con l’obiettivo di affrontare le sfide congiunte per mantenere l’influenza dell’Occidente nella tecnologia e nel commercio. Al meeting hanno partecipato il Segretario di Stato Antony Blinken, il Segretario al Commercio Gina Raimondo e la Rappresentante per il Commercio Katherine Tai da parte degli Stati Uniti. Oltre a Dombrovskis, la Commissione europea ha inviato anche Margrethe Vestager, commissario europeo per la concorrenza. I leader si sono concentrati su cinque aree, come quella di regolare l’intelligenza artificiale, affrontare i controlli sulle esportazioni e condurre il cosiddetto screening degli investimenti. E’ stato solo il primo di molti incontri previsti, ma si guarda al futuro per contrastare l’ascesa della Cina come superpotenza tecnologica. Tuttavia il primo incontro non è andato come previsto. Le schermaglie diplomatiche tra i partner commerciali rischiano di far fallire il dialogo già in partenza. La minaccia arriva dalla Francia, che sta cercando di assumere il controllo su un aspetto chiave del patto: i semiconduttori. Se da una parte i governi dell’UE hanno cercato di trovare un accordo su svariati temi come l’intelligenza artificiale e i controlli sulle esportazioni, da presentare poi in una bozza di dichiarazione congiunta, dall’altra parte la Francia ha bloccato qualsiasi progresso sulla bozza relativa ai microchip, chiedendo un rinvio dei colloqui. Secondo indiscrezioni di Politico, al centro della spinta di Parigi c’è un piano per mettere il francese Thierry Breton, commissario per il mercato interno dell’Ue, al controllo delle discussioni transatlantiche sui semiconduttori, temporeggiando nel frattempo per garantire una maggiore capacità di produzione di microchip tra i paesi Ue. Breton dovrebbe occuparsi delle discussioni sui chip nei mesi a venire, dopo l’incontro inaugurale di questa settimana che ha messo al centro della scena i leader tecnologici e commerciali della Commissione europea, Margrethe Vestager e Valdis Dombrovskis. La spinta francese arriva giorni dopo che il paese ha perso un importante contratto per la vendita di sottomarini all’Australia a causa di un nuovo patto di sicurezza tra Washington, Canberra e Londra, scatenando l’indignazione di Parigi. [fonte Politico, Politico]
Nuove stretta del governo di Hong Kong: la legge anti-doxxing
Taipei in aiuto di Hong Kong. Il governo di Taiwan è al lavoro per consentire agli abitanti di Hong Kong e Macao che studiano e lavorano nell’isola di estendere i loro permessi di soggiorno fino a un anno. Le misure potrebbero entrare in vigore già dal prossimo anno e potrebbero fornire anche una soluzione per tutti gli hongkonghesi che vogliono sfuggire dalle ennesime strette del governo locale. Ieri i parlamentari del Legislative Council, ormai a trazione pro-establishment, hanno approvato un disegno di legge che punisce con tre anni di detenzione il vilipendio della bandiera e dell’emblema nazionale online e offline. La nuova legge stabilisce anche i requisiti per l’istruzione primaria e secondaria su quelli che il governo descrive come importanti simboli nazionali. La norma mira a garantire l’uso corretto e a “preservare la dignità” della bandiera nazionale e dell’emblema nazionale, nonché a rafforzare il senso di identità nazionale tra gli hongkonghesi e a promuovere il patriottismo. Il Legco ha portato a casa un altro provvedimento stringente. Ieri i legislatori hanno approvato la legge anti-doxxing per frenare la pratica che prevede la diffusione e pubblicazione volontaria di dati personali per danneggiare qualcuno. La nuova norma, secondo alcuni osservatori, potrebbe essere usata per proteggere chi è al potere e prendere invece di mira la società civile. Ma il provvedimento preoccupa anche le aziende tecnologiche, che temono sia un limite per le loro attività a Hong Kong. La legge anti-doxxing potrebbero far sì che le società tecnologiche statunitensi smettano di operare nell’ex colonia britannica per il timore di essere ritenuti responsabili dei contenuti pubblicati dagli utenti. Il monito era stato lanciato lo scorso 25 giugno dal’Asia Internet Coalition, un gruppo di big tech che include Google, Facebook e Twitter. La legge autorizza l’Ufficio del Garante per la privacy per i dati personali a indagare e perseguire il doxxing: chiunque divulghi i dati personali di un individuo senza consenso “con l’intento di causare un danno specifico” incorre in multe fino a 128.000 dollari e una pena detentiva di cinque anni. [fonte Reuters HKFP, Bloomberg]
Aerei militari con motori cinesi: la PLA Air Force è pronta a “incontrare in cielo” gli Stati Uniti
Ad agosto il segretario della U.S. Air Force Frank Kendall aveva commentato che i programmi di modernizzazione militare della Cina sono stati più rapidi del previsto e che gli Stati Uniti hanno bisogno di sviluppare tecnologie più all’avanguardia per “spaventare la Cina”. La risposta di Wang Wei, il vice-comandante dell’Aeronautica dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese (PLA) è stata eloquente: “ci incontreremo in cielo”. Wang era presente ieri al China International Aviation and Aerospace Exhibition, il più grande spettacolo aereo della Cina, posticipato di un anno a causa della pandemia e iniziato martedì nella città meridionale di Zhuhai. Ha fatto presente che la sua controparte “di un paese importante” tenta di “spaventare la Cina”. Ma la marina cinese è capace di difendere l’integrità della nazione e “dare un contributo alla pace mondiale”. Gli aerei statunitensi, se non sono troppo intimoriti, possono unirsi in cielo a quelli cinesi. La Cina, da parte sua, non si è fatta intimorire dalle limitazioni dettate dalla mancanza di motori a reazione ad alte prestazioni. Durante i primi due giorni dello Zhuhai Airshow, organizzato allo scopo di mettere in mostra le tecnologie aeronautiche e spaziali cinesi, ha presentato il nuovo aereo da caccia J-20 con motore di produzione cinese, a dimostrare la spinta del paese all’autosufficienza. Malgrado non siano state rilasciate informazioni ufficiali sul modello utilizzato, secondo fonti del South China Morning Post si tratta del WS-10C, una versione modificata del WS-10 in sostituzione dei motori russi AL-31F. Ma alcune indiscrezioni riportano che si tratterebbe di una scelta di ripiego al posto del ben più potente WS-15. La PLA Air Force, tuttavia, ha comunicato l’intenzione di sostituire anche il motore dello Y-20, aereo da trasposto strategico. Lo chief designer Tang Changhong ha affermato che i nuovi motori autoprodotti consumano meno carburante, volano più a lungo e possono trasportare carichi più pesanti.
[fonte SCMP[
A cura di Serena Console, Vittoria Mazzieri e Alessandra Colarizi