Il censimento delle caste in India: la pressione politica su Modi

In Asia Meridionale, Economia, Politica e Società by Redazione

A fine agosto, una delegazione formata da politici di diverse fazioni e guidata dal Primo Ministro dello Stato indiano del Bihar, Nitish Kumar, ha incontrato il Premier Narendra Modi. Questo incontro è l’ennesimo tentativo di persuadere il governo centrale ad organizzare il censimento della popolazione indiana in base alle caste, richiesto già a luglio da Ramdas Athawale, Ministro indiano della Giustizia Sociale e dell’Empowerment. Oltre ad essere un’opera assai complessa dal punto di vista logistico, il censimento potrebbe aprire una nuova fase di fragilità sociale e instabilità politica per l’India, che Modi si guarda dall’evitare in vista delle prossime elezioni in Uttar Pradesh. A luglio, infatti, il governo ha informato il parlamento che il censimento, previsto per il 2021 e poi ritardato a causa della pandemia, non prenderà in considerazione le caste.

Durante la colonizzazione britannica dell’India, gli inglesi hanno regolarmente eseguito un censimento delle caste ogni 10 anni, dal 1872 al 1931. In seguito all’Indipendenza del paese nel 1947, i censimenti hanno contato solamente le classi più basse, tra cui i dalit (gli “intoccabili”) e gli adivasi (le cosiddette tribù o popolazioni autoctone), mentre tutte le altre caste sono state registrate come “generiche”. Tuttavia, quasi il 52% della popolazione indiana (dato obsoleto dell’ultimo censimento del 1931) apparterebbe ad una categoria di caste medio-basse, conosciute come Other Backward Classes (OBC), che ufficialmente non sono state mai aggiunte alla lista da censire.

Negli ultimi mesi, non solo le forze politiche di opposizione ma anche alleati del partito al potere, il Bharatiya Janata Party (BJP), hanno ribadito l’importanza di eseguire un censimento della popolazione indiana in base alle caste. Secondo i sostenitori della causa, il censimento permetterebbe di acquisire dati necessari a formulare nuove politiche volte a ridurre il divario socio-economico tra le diverse classi sociali. Il prossimo censimento porrà l’India moderna sotto una vera e propria lente d’ingrandimento non solo per quanto riguarda le caste, ma anche per le lingue parlate e le disparità socio-economiche presenti sul territorio, fornendo dei dati, dunque, di estrema importanza per lo sviluppo dell’intero paese.

Da sempre il tema del censimento delle caste divide la politica indiana e quasi tutte le forze politiche hanno più volte cambiato fronte. Nel 2018 il BJP si è dichiarato a favore, fino a ritrattare la sua posizione a luglio di quest’anno. Il maggior partito di opposizione al BJP, il Congress Party, è stato contrario fino al 2010, periodo durante il quale la maggioranza dei suoi parlamentari dichiaravano pubblicamente di essere a sostegno dell’iniziativa. Continuano ad essere favorevoli anche i partiti di sinistra di natura marxista, pur non riconoscendo propriamente le caste, ma solo le cosiddette “classi sociali” evidenziate da Marx.

La riluttanza del governo Modi nell’eseguire il censimento non sembra per niente fortuita. Il conteggio della popolazione indiana in base alle caste di appartenenza potrebbe infatti rivelarsi cruciale per la politica del BJP in stati che presto saranno sedi di seggi elettorali, come l’Uttar Pradesh. I risultati del censimento potrebbero sollevare sorprese poco piacevoli, causando la frammentazione della tanto ricercata ”unità hindu” sulla quale il BJP ha costruito il proprio successo e, ancor di più, la propria identità. In Uttar Pradesh, infatti, il consenso del BJP è alto, sostenuto soprattutto da alleanze di caste come le OBC. Nello Stato più popoloso dell’India, le elezioni in programma per febbraio e marzo 2022 determineranno gran parte della composizione del parlamento indiano. Il governo sa molto bene che è fondamentale vincere in stati così influenti come l’Uttar Pradesh per assicurarsi un buon esito nelle prossime elezioni generali del 2024.

A parte la frammentazione sociale che ne deriverebbe, il governo centrale teme che il censimento riveli i veri numeri delle caste medio-basse (tra cui le OBC), mettendo in luce quanto siano illegittimi i privilegi delle classi altolocate e mobilitando massivamente dalit, adivasi e OBC nel domandare maggiori quote in tutti gli ambiti, dall’istruzione alla politica. In questo il governo Modi vede correttamente: se colta con intelligenza questa potrebbe essere l’occasione per ripensare completamente la mobilità sociale dell’India, troppo a lungo bloccata dagli interessi dei leader politici e dai loro sostenitori.

Di Maria Casadei*

*Laureata magistrale in Lingue e Culture Orientali con specializzazione in hindi e urdu. Attualmente lavora come Content Manager per Myindia.it (https://myindia.it/), un portale che riporta news e articoli di cultura riguardo il sub-continente indiano. Scrive per il Faro di Roma e VeNews, per il quale si occupa delle recensioni di film indiani in concorso alla Biennale di Venezia.