A distanza di 76 anni, il Giappone piange ancora le vittime per l’ordigno atomico «Little Boy» sganciato su Hiroshima dal bombardiere B29 statunitense Enola Gay il 6 agosto del 1945. Per l’impatto devastante sono morte almeno 140mila persone. Tre giorni dopo, il turno di Nagasaki. Gli Usa sganciano «Fat Man», la seconda bomba atomica ideata nell’ambito del «Progetto Manhattan», programma di ricerca Usa voluto dall’allora Segretario alla Guerra Henry Stimson.
IMMEDIATA LA RESA del Giappone, che segna così l’epilogo del conflitto mondiale e un nuovo assetto di rapporti diplomatici, derivanti anche dalla scrittura della Costituzione giapponese. Abbracciato il ripudio a ogni forma di guerra – per imposizione Usa – il governo di Tokyo riflette ancora sulle atrocità commesse dall’uomo nel secolo scorso. Come ogni anno, al Memoriale della pace di Hiroshima, il premier nipponico rivolge un pensiero alle vittime del bombardamento nucleare, lanciando un appello ai leader del mondo per continuare insieme il lungo e difficile percorso di pace.
Ma questo 76esimo anniversario, che cade durante le contestate Olimpiadi e nel mezzo di una pandemia (solo ieri 5,042 positivi a Tokyo), rischia di compromettere ulteriormente la posizione del primo ministro Suga Yoshihide.
Quanto accaduto ieri al Memoriale non è piaciuto ai pochi presenti «hibakusha», i sopravvissuti al disastro atomico. Durante la cerimonia di basso profilo a causa della pandemia, iniziata alle 8.15, orario del disastro atomico, Suga ha erroneamente omesso di leggere una fondamentale parte del discorso commemorativo, quella in cui ricordava che il Giappone è stato l’unico paese sotto attacco atomico.
L’omissione non è passata inosservata. Prima la Nhk, la tv nazionale che trasmetteva in diretta la cerimonia, ha sospeso i sottotitoli in sovraimpressione del testo del discorso ricevuto con anticipo. Poi le scuse ufficiali del premier in conferenza stampa. Alcuni accusano Suga di non aver scritto di suo pugno il testo e la sua dimenticanza rispecchia il reale pensiero del premier.
MA IL CAPO DELL’ESECUTIVO non ha fatto un passo indietro sul Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari del 2017, non ancora ratificato dal Giappone.
Nonostante il sindaco di Hiroshima Matsui Kazumi, durante la cerimonia, abbia sollecitato il premier a finalizzare le trattative per la ratifica del trattato e spingere gli Stati dotati di armi nucleari a modificare le proprie politiche, Suga si è limitato a ribadire l’esistenza di diverse idee sul tema, rinnovando l’impegno di Tokyo a portare avanti il dialogo tra i paesi firmatari.
Le posizioni di Suga probabilmente faranno scendere il suo già basso tasso di gradimento, ora al 34%. A penalizzare il premier, anche il suo compiacimento al presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach, il primo sostenitore di queste Olimpiade a porte chiuse per la pandemia di coronavirus.
IL NUMERO UNO DEL CIO si è rifiutato di far osservare un minuto di silenzio durante i giochi olimpici per ricordare le vittime del bombardamento atomico. Momento rimandato a domani, quando ci sarà la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi.
Bach, travolto dalle polemiche, si era recato a Hiroshima lo scorso 16 luglio per celebrare l’inizio della tradizionale tregua olimpica, senza però ricevere una calda accoglienza dagli abitanti della città simbolo della distruzione atomica. Almeno 70mila persone avevano firmato una petizione per opporsi al suo viaggio, mentre dilagava l’opinione della strumentalizzazione di Hiroshima per promuovere le Olimpiadi.
BACH ATTIRA SU DI SÉ le polemiche di funzionari e associazioni della città di Hiroshima, per non aver coinvolto gli atleti nella commemorazione del disastro atomico. Continuano le proteste durante le Olimpiadi.
Nella serata di ieri, davanti allo stadio olimpico di Tokyo, un gruppo di manifestanti ha mostrato il proprio dissenso contro il governo, colpevole di non aver condannato la decisione di presidente del Cio Bach.
Di Serena Console
[Pubblicato su il manifesto]Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.