Sta ormai per concludersi, nella Eco-island di Chongming (uno dei distretti rurali di Shanghai), il China Flower Expo 2021, la decima edizione del più grande evento floreale nazionale della Cina, iniziato il 21 maggio e la cui data finale sarà il 2 luglio. Lanciata per la prima volta a Pechino nel 1987, l’esposizione si tiene ogni quattro anni – in città cinesi diverse e famose proprio per la cultura floreale – e ha promosso lo sviluppo dell’industria dei fiori al dettaglio in Cina.
L’evocativo tema di quest’anno è “Blossoming Chinese Dream”, sulla scia di quel filone narrativo che accompagna la Cina ormai dall’inizio del 2021, ripreso ed esaltato in tutte le forme possibili ed immaginabili – da serie televisive a campagne di riparazione di reliquie dal fondamentale valore storico o di ristrutturazione e sanificazione di siti rivoluzionari – tanto che si può a ragion veduta affermare che ogni cosa rimanda all’evento principale dell’anno: la celebrazione del centenario della fondazione del Partito Comunista Cinese, il 1° luglio. E questo evento non fa di certo eccezione.
L’Expo di quest’anno, organizzato fin dal 2018, si estende su oltre 589 ettari ed è il primo evento floreale nazionale che si tiene sull’isola di Chongming. Ha riunito aziende e associazioni per un’esibizione di quasi 30 milioni di fiori e diversi partecipanti da tutto il mondo compresa Sanremo, la nostrana “Città dei fiori”. Probabilmente a causa del fatto che si parla sempre dei primati della Cina in ambito tech, non moltissimi sanno che il Dragone oggi è uno dei maggiori produttori e commercianti di fiori al mondo tanto che l’industria floreale è considerata uno dei pilastri di molte economie urbane e rurali.
Nessuna delle scelte per l’organizzazione di questo mega evento è stata casuale: non il tema principale, non il luogo, né la divisione dei padiglioni espositivi all’interno. I sei padiglioni, con alternanza di spazi chiusi e aperti, e i sei giardini espositivi si diramano a partire da un asse centrale, in cui pure non mancano terrazze panoramiche da cui si possono ammirare i fiori e le piante tradizionali cinesi: peonia, magnolia, crisantemo, susino, loto, orchidea e bambù. L’area principale dell’Expo è costituita dal Century Pavillon, il “Padiglione del secolo”, e si estende su una superficie di 10 chilometri quadrati, tutta ricoperta da fiori, con la particolare forma di una farfalla posata su un fiore di peonia (il fiore nazionale).
Chongming, la più grande isola alluvionale del mondo nonché area ecologicamente sensibile, è stata scelta per ospitare l’evento sicuramente per la sua lunga tradizione nella coltivazione dei fiori, che riguarda in generale tutta l’area di Shanghai, ma anche per ciò che la stessa isola rappresenta: nel suo insieme vuole essere simbolo di sostenibilità ambientale infatti, dichiarata “green” ormai dal 2001, da anni vi sono state adottate strategie di rivitalizzazione rurale e sviluppo di settori agricoli, ma anche turistici e ricreativi tutti compatibili con l’ambiente, con utilizzo di basse emissioni di carbonio e una riforestazione del territorio su vasta scala. Si prevede che Chongming diventerà un’isola ecosostenibile di prim’ordine entro il 2035, un esempio a livello mondiale di armonia ambientale, tra urbanizzazione sostenibile e hi-tech, con notevole miglioramento della qualità della vita dei suoi abitanti.
È interessante come la tradizione dei fiori e, simbolicamente il loro sbocciare, vengano anche messi strategicamente in correlazione con un migliore stile di vita e di progressivo benessere della popolazione, come ha affermato Jiang Zehui, presidente della China Flower Association: “La Cina ha una lunga storia di coltivazione dei fiori ed è ricca di varietà di piante. Lo sviluppo della moderna industria dei fiori aiuterà a soddisfare le crescenti richieste di una vita migliore da parte del popolo cinese”. O ancora Fei Xuemei, direttore generale della Yunnan Holy Flora, ha affermato che le vendite di fiori in Cina sono destinate ad aumentare proprio grazie all’incremento dei livelli di reddito della popolazione cinese. Il tutto fila piuttosto bene se inserito nel contesto della narrazione generale, soprattutto se si tiene conto che il raggiungimento di “una società moderatamente prospera” (小康社会 xiǎokāng shèhuì), tra sviluppo sostenibile e rinnovamento nazionale, era previsto da Xi Jinping proprio nell’anno del 100° anniversario del Pcc.
di Claudia Comite e Sara Colaiaco*
*Studentesse della magistrale in Lingue e civiltà orientali presso “La Sapienza” di Roma, su Instagram e Facebook curano la pagina La Piccola Via della Seta, cui è correlato l’omonimo blog su WordPress, con il fine di contribuire ad una maggiore divulgazione e comprensione della cultura cinese