Stati uniti, Giappone e Australia hanno chiesto nuove indagini per accertare l’origine del coronavirus. L’appello è arrivato ieri in occasione dell’Assemblea mondiale della sanità. “La fase 2 dello studio sulle origini di Covid deve essere avviata con termini di riferimento trasparenti, basati sulla scienza e che offrano agli esperti internazionali l’indipendenza per valutare appieno l’origine del virus e i primi giorni dell’epidemia”, ha dichiarato Xavier Becerra, segretario del dipartimento della Salute e dei Servizi umani degli Stati Uniti. Il rapporto dell’Oms, realizzato in tandem con esperti cinesi e rilasciato a fine marzo dopo lunga attesa, afferma che l’ipotesi più probabile è che il virus sia stato trasmesso all’uomo attraverso un animale intermedio, mentre la teoria della fuga dal laboratorio è “estremamente improbabile”. Ma dalla sua pubblicazione si sono sollevate varie voci a favore di ulteriori accertamenti. Una posizione abbracciata anche da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’agenzia, che Pechino contesta avanzando la richiesta che le ricerche proseguano in quei paesi dove l’infezione risultava già in circolazione prima del dicembre 2019. Proprio in questi giorni il WSJ è tornato sulla questione con un’inchiesta in cui fonti dell’intelligence statunitense parlano di tre ricercatori del laboratorio di virologia di Wuhan gravemente ammalati nel novembre dello scorso anno tanto da aver richiesto un ricovero in ospedale. A gennaio il dipartimento di Stato aveva riferito che diversi scienziati della struttura avevano presentato sintomi influenzali o da Covid nei mesi precedenti all’inizio ufficiale dell’epidemia. Le ricerche del quotidiano finanziario sono proseguite nello Yunnan, dove vivono i pipistrelli da cui si sospetta provenga in coronavirus. Dopo che nel 2012 una strana polmonite si era diffusa tra la popolazione locale, un team del laboratorio di Wuhan ha incominciato a studiare i virus trasmessi dai pipistrelli. Ma proprio venerdì, per la prima volta, gli scienziati coinvolti hanno rilasciato il primo studio dettagliato sui sette virus identificati in nello Yunnan. Risultato: nessuno pare sufficientemente simile a Sars-CoV-2 per aver provocato il Covid-19. [fonte WSJ, SCMP, WSJ]
Wang Yi respinge le accuse: l’Europa sa bene cosa voglia dire genocidio”
Il ministro degli esteri cinese Wang Yi è comparso al Munich Security Conference per difendere la Cina dalle accuse di genocidio. “Facciamo tutto il possibile per promuovere la democrazia e i diritti umani in Cina”, ha spiegato il funzionario aggiungendo sarcasticamente che “i nostri amici europei sanno bene cosa sia un genocidio”, chiara allusione all’olocausto. Wang ha poi ribadio che lo Xinjiang è una questione interna che riguarda la sovranità e la sicurezza cinese. Non poteva mancare un accenno all’accordo di investimento bilaterale Cina-Ue, congelato dal parlamento Ue a causa delle sanzioni comminate da Pechino ad alcuni eurodeputati. Secondo Wang, il governo cinese è stato costretto a rispondere dopo l’introduzione di misure analoghe contro quattro funzionari cinesi, vissute nel paese come un dejavu delle angherie subite dalle potenze imperialiste nell’800. “Desidero sottolineare che, con un alto livello di vantaggio reciproco, l’accordo di investimento non è un favore unilaterale”, ha spiegato il ministro respingendo l’appellativo di “rivale sistemico” affibbiatogli da Bruxelles. [fonte SCMP, CGTN]
Il Guangdong rallenta a causa dei prezzi delle materie prime
L’aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime sta spingendo diverse aziende del Guangdong, la culla del manifatturiero cinese. E’ il caso di Modern Casting Ltd, uno dei principali fornitori di getti di ferro e acciaio, che la scorsa settimana ha rilasciato una dichiarazione ha avvisato i clienti di non essere in grado di gestire gli ordini ricevuti. “Il costo dei materiali ha superato di gran lunga l’utile lordo dell’azienda e ha raggiunto un punto tale che non possiamo più permetterci alcuna perdita”, spiegata il comunicato. Nella stessa zona industriale, anche realtà più piccole, come JiangXin Foundry Ltd, non ha potuto fare a meno di ridurre la produzione. La fabbrica funziona a intermittenza: chiude per tre giorni prima di aprirsi per altri quattro. Secondo il presidente il motivo sta nel prezzo dell’acciaio di scarto, il materiale più utilizzato dalla fonderia, salito dai 700 yuan alla tonnellata del 3 maggio agli attuali 4.500 yuan (US $ 700): “vuol dire che più produciamo più ci perdiamo”. Le ripercussioni si cominciano a far sentire anche per i lavoratori. Gli stipendi mensili sono scesi a circa 3.000 yuan rispetto agli 8.000 yuan riportato lo scorso anno nei mesi di punta della produzione. Da diversi giorni le autorità cinesi mostrano preoccupazione per l’aumento dell’inflazione, imputata inizialmente a fattori esogeni come gli stimoli monetari introdotti dagli Stati uniti. Più di recente però i comunicati ufficiali sembrano attribuire le oscillazioni attività speculative. La strategia del Consiglio di Stato è quella di utilizzare un duplice approccio per stabilizzare i mercati, aumentando l’offerta e migliorando la supervisione. Proprio ieri la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme ha inoltre annunciato un piano quinquennale che da qui al 2025 dovrebbe aiutare a stabilizzare i prezzi di minerale di ferro, rame, mais e altre materie prime per evitare ricadute sul costo della vita della popolazione. [fonte SCMP]
80.000 bambini cinesi rapiti dai genitori
“Almeno la metà” delle controversie sull’affidamento dei figli finisce con un rapimento familiare. Secondo uno studio realizzato da un docente della China University of Political Science and Law, nel 2019 quasi 80.000 bambini cinesi sono stati rapiti o nascosti da uno dei genitori dopo il divorzio. La maggior parte dei casi le vittime hanno un’età inferiore ai sei anni. Il genitore a perdere il figlio è quasi sempre la madre. La ricerca, che prende in esame 749 casi riguardanti diritti di custodia e visita registrati in un database nazionale tra il 2007 al 2020, potrebbe persino sottostimare i numeri reali se si aggiungono i contenziosi mai resi pubblici o risolti attraverso canali extragiudiziali. Per tentare di contenere il fenomeno, nell’ottobre dello scorso anno, il parlamento cinese ha approvato un emendamento alla legge sulla protezione dei minori che definisce illegale “portare via e nascondere” i figli per ottenere l’affidamento. Le nuove misure entreranno in vigore il 1 giugno. [fonte CNN]
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.