In Cina è lutto nazionale per la morte di Yuan Longping, l’agronomo che negli anni ’70 sviluppò i primi ceppi di riso ibrido, aiutando la Cina a nutrire quasi un quinto della popolazione mondiale con meno del 9% della superficie terrestre. Yuan è morto a 91 anni per aggravate condizioni fisiche in seguito a una caduta nei campi. Circa 100.000 persone sono state avvistate rendere omaggio allo scienziato nella città di Changsha, dove si è tenuta la cerimonia funebre e dove Yuan aveva lavorato per decenni. La sua rimane una figura controversa. L’agronomo non amava la politica e non si iscrisse mai al partito comunista. E quando cominciò i suoi studi, la genetica agraria veniva vista come una specie di “stregoneria” da Mao Zedong che all’epoca seguiva ancora la linea sovietica secondo la quale i geni potevano essere direttamente ricablati semplicemente alterando fattori ambientali, come la temperatura. Anche dopo la morte, Yuan continua a far discutere. Un’intervista rilasciata alla rivista Renwu in cui cita la carestia causata dal grande balzo in avanti è stata censurata nelle scorse ore. Intanto, la polizia di Tianjin ha aperto un’indagine a carico di un uomo di 38 anni che avrebbe pubblicato online commenti irrispettosi sulla morte di Yuan, violando la legge nazionale che criminalizza la diffamazione degli eroi della patria. [fonte SCMP, NYT]
La Lituania boicotta il 17+1
La Lituania ha abbandonato il gruppo dei 17+1, la piattaforma creata nel 2012 per incentivare il dialogo economico tra la Cina l’Europa centrale e orientale. Da tempo circolano malumori tra alcuni paesi membri dopo il disincanto delle promesse di investimenti cinesi mai materializzatisi. A ciò si aggiungono le pressioni politiche di Pechino. Motivando l’inversione a U, il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha definito il format “divisivo” e ha invitato le nazioni partecipanti a riconvertire il 17+1 in un 27+1 includendo tutti gli stati Ue. Letteralmente: “La forza e l’impatto dell’Europa sono nella sua unità”. Le prime crepe erano emerse durante l’ultimo vertice, quando a rappresentare Lituania, Estonia, Romania, Slovenia e Bulgaria erano stati mandati dei semplici ministri anziché i rispettivi presidenti o premier . A febbraio il servizio di intelligence estone ha denunciato i sempre più frequenti tentativi della Cina di mettere a tacere le critiche e dominare le tecnologie chiave nelle democrazie europee. Pechino ostenta indifferenza ed è in procinto di inviare in Croazia e Slovenia Yang Jiechi, il funzionario di grado più elevato con competenze di politica estera. [fonte Politico, Axios, SCMP]
Pechino pubblica un libro bianco sul Tibet
Pechino ha pubblicato un nuovo libro bianco sul Tibet in occasione del 70° anniversario dell’occupazione cinese. Nel documento, il governo centrale riassume i successi ottenuti nelle ultime sette decadi. Si legge così che “il reddito medio pro capite disponibile dei residenti rurali è salito a 14.598 yuan ($ 2.271) nel 2020, in aumento del 12,7% su base annua, mentre quello dei residenti urbani ha raggiunto i 41.156 yuan, con un incremento del 10% su base annua. Circa 600 figure religiose tibetane oggi servono come legislatori e consiglieri politici, mentre la libertà di credo religioso della gente comune risulta protetta. Al 2020, 92 Buddha viventi erano stati identificati e approvati attraverso rituali religiosi tradizionali e convenzioni storiche. L’Istituto buddista tibetano e le sue 10 filiali contano oggi più di 3.000 monaci e monache: 240 hanno ricevuto titoli accademici ‘senior’ tra il 2005 e il 2020.” Il report prosegue spiegando come la liberazione” cinese abbia migliorato la qualità della vita in Tibet nonostante dalla metà del XIX secolo le potenze occidentali cerchino di fomentare movimenti indipendentisti. Vale la pena notare come, in questo excursus storico, il controllo di Pechino sulla regione viene retrodatato al VII secolo, ben sei secoli prima rispetto alla versione ufficiale rilasciata nel 2015. Risalendo indietro negli anni, le prime dichiarazioni collocano la dominazione cinese al XVII-XVIII secolo. Riscrivendo la storia, il nuovo libro bianco attribuisce al governo comunista anche il diritto di nominare il prossimo Dalai Lama. Riuscire a manovrare il sistema delle reincarnazioni è da sempre un cruccio del governo di Pechino: ancora prima che nel 2007 il regime comunista si arrogasse il diritto di nominare i futuri “Buddha viventi” con l’ordinanza N°5, già l’imperatore Qianlong emise un editto volto a rendere il sorteggio della cosiddetta “urna d’oro” l’unico metodo corretto per selezionare (tra una rosa di candidati approvati dalle autorità) i successori tanto del Dalai Lama quanto del Panchen Lama. Di fatto però, in tempi recenti l’urna d’oro è stata utilizzata soltanto per investire l’undicesimo Panchen Lama, il numero due nell’organigramma tibetano. [SCMP, GT]
Taiwan: gli Usa valutarono un attacco nucleare contro la Cina
“Taiwan è il posto più pericoloso del mondo”. È il titolo di una recente copertina dell’Economist che ha fatto molto discutere. Molti analisti l’hanno definita allarmista: il sintomo evidente del crescente gap tra la percezione americana di una riunificazione militare imminente, e la relativa calma esternata da Taipei. All’equazione si è aggiunto un nuovo documento del Pentagono ancora classificato e reso pubblico da Daniel Ellsberg, economista, attivista ed ex analista militare che contribuì a rivelava le strategie del governo americano sulla guerra in Vietnam consegnando nel 1971 al The New York Times materiale coperto dal segreto di stato: i Pentagon Papers. Secondo Ellsberg, nel ’58 il governo Eisenhower prese in considerazione un intervento nucleare all’apice e delle tensioni, quando Pechino cominciò a bombardare le isole controllate da Taiwan a largo della costa cinese. Fortunatamente non si pose il problema: il governo comunista lasciò presto le isole in mano ai nazionalisti. Ma oggi che l’ex Formosa è di nuovo al centro del braccio di ferro sino-americano probabilmente a Washington il dilemma è tornato d’attualità, seppur sempre nel quadro dell “ambiguità strategica”. [fonte NYT]
Moon incontra Biden
Gli Stati Uniti e la Corea del Sud continueranno a perseguire la denuclearizzazione della penisola coreana. E’ uno dei punti emersi durante la conferenza stampa congiunta del 22 maggio tra Joe Biden e il presidente sudcoreano Moon Jae-In, il secondo leader straniero dopo il premier giappone Yoshihide Suga ad aver visitato Washington dall’insediamento di Biden. Durante il suo intervento, l’inquilino della Casa Bianca ha annunciato la nomina di Sung Kim a inviato speciale statunitense per la Corea del Nord, un chiaro segnale del rinnovato interesse di Washington per il dossier nordcoreano. L’incontro tra i due leader è servito anche a ufficializzare una partnership sui vaccini anti-Covid-19 e a ribadire la posizione comune in difesa della libertà di navigazione nel Mar cinese meridionale e nello stretto di Taiwan. I riferimenti alla politica muscolare di Pechino ci sono, ma come prevedibile, lalinea sudcoreana si conferma più cauta se comparata alla dichiarazione congiunta emessa in occasione della visita di Suga. [fonte NIKKEI]
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.