In Cina e Asia — Ombre trumpiane sul vertice Cina-Ue

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Ombre trumpiane sul vertice Cina-Ue

Maggiore reciprocità, la stesura di un accordo bilaterale sugli investimenti, ma anche i cambiamenti climatici e la denuclearizzazione della penisola coreana. Sono questi i principali temi del vertice annuale Cina-Ue, apertosi questa mattina a Pechino. I venti di guerra che spirano da Washington potrebbero giocare a vantaggio della retorica di Xi Jinping, che vede la Cina ergersi ad alfiere del libero commercio in opposizione alla controffensiva protezionistica di Trump. Durante l’incontro le due parti dovrebbero anche istituire formalmente un gruppo di lavoro incaricato di riformare la World Trade Organisation, che Washington punta a smantellare. Basteranno le comuni preoccupazione per la deriva trumpiana ad appianare le storiche divergenze che negli ultimi due anni hanno impedito la stesura di un comunicato congiunto?! Nonostante il progressivo avvicinamento tra i due partner commerciali, gli esperti sono concordi nel ritenere improbabile uno schieramento dell’Ue al fianco di Pechino in chiave anti americana. D’altronde, vincolato a un termine di due mandati, prima o poi Trump sarà destinato a uscire di scena. Xi Jinping invece — potenzialmente — potrebbe rimanere in carica sine die.

E ora si liberino gli altri

La liberazione di Liu Xia, vedova del premio nobel per la pace Liu Xiaobo morto nel 2017, agli arresti domiciliari dal 2010, riaccende i riflettori sui prigionieri politici ancora in cella nel paese. Una luce cupa giacché a poche ore della liberazione di Liu, un altro dissidente, Qin Yongmin, è stato condannato a 13 anni di prigione per sovversione da una corte della città di Wuhan, la pena più dura assegnata per tale reato in 15 anni. Secondo le stime più recenti si tratterebbe di 1400 persone trattenute reati politici e attentato al regime e di cui si sono ormai perse le tracce. Si tratta di difensori dei diritti delle minoranze (quelle uigura e tibetana in testa) e di intellettuali che hanno preso parte al movimento 709, un movimento di avvocati che chiedeva riforme democratiche e che ha scatenato una repressione da parte delle autorità nel 2015.

I veri numeri della Belt and Road

A seconda della fonte presa in esame, la Belt and Road si aggirerebbe tra i 900 miliardi e gli 8 trilioni di dollari. Ma in realtà i progetti già in corso a sostenere tali stime sono ancora soltanto una frazione del totale. Secondo un rapporto del Mercator Institute for China Studies, la cosiddetta nuova via della seta potrebbe essere stata sovrastimata sulla base di informazioni parziali e fumose. Spesso infatti quelli che i media riportano come “accordi” sono in realtà soltanto memorandum d’intesa dall’incerta fattibilità o iniziali dimostrazione di interessamento da parte delle singole compagnie cinesi. Questo è vero sopratutto per le iniziative all’interno del blocco 16+1 che comprende ‘Europa centro-orientale. “Secondo il database MERICS BRI, dal 2013 Pechino ha finanziato nella regione progetti infrastrutturali a oggi completati per un importo di appena 715 milioni di dollari. Oltre 3 miliardi di dollari di finanziamento cinese sono collegati a progetti ancora in costruzione, mentre per i progetti ancora sulla carta, la cifra oscilla addirittura tra i meno 7 miliardi di dollari e gli oltre 10 miliardi. Governi dei paesi target, media e funzionari cinesi sono tutti compiacenti nel dare in pasto all’opinione pubblica statistiche gonfiate. Secondo il FT, circa il 14% dei 1.674 progetti promossi dalla Cina sotto il cappello della Belt and Road hanno affrontato problemi quali ritardi, proteste pubbliche, scarsa governance e preoccupazioni relative alla sicurezza nazionale.