Oltre 310mila nuovi contagi, altri 2mila morti. Il bollettino pandemico di ieri, ancora una volta, in India segna due record negativi, in peggioramento costante ogni 24 ore.
LE CIFRE UFFICIALI, gravissime, è probabile riportino solo una frazione della catastrofe che sta consumandosi in queste settimane nel secondo Paese più popoloso del mondo. Sui social network, negli ultimi giorni, si va componendo un racconto collettivo atroce.
La somma di tante tragedie personali: c’è chi ha visto morire una nipote in coda fuori dal pronto soccorso; chi ha girato tutta la notte per cercare un posto letto per la madre malata, trovandola morta appena rientrato a casa; chi cerca di accaparrarsi una bombola d’ossigeno al mercato nero di Delhi dove, secondo le indiscrezioni, i prezzi oscillano tra le 60 e le 70mila rupie al pezzo (776 euro, una cifra proibitiva per la stragrande maggioranza della popolazione indiana).
In rete se ne trovano a decine di questi racconti. E tenendo a mente che i social e i media mettono in luce solo una minima porzione di ciò che accade nell’India urbana, immaginare in che stato versa chi vive – e muore – nell’India delle periferie e nell’India rurale mette i brividi.
L’INTERO SISTEMA ospedaliero, già a disposizione solo di chi vive in città, sembra essere collassato su deficit strutturali e di approvvigionamento ben noti alle autorità nazionali da mesi.
Al netto dei posti letto limitati, la cabina di regia del governo federale, si scopre ora, non aveva messo a punto un piano di forniture e distribuzione di bombole d’ossigeno su scala nazionale. Risultato: l’amministrazione locale di New Delhi, la città più colpita dal Covid19, accusa gli stati limitrofi – Uttar Pradesh e Haryana, entrambi governati dal Bharatiya Janata Party del premier Narendra Modi – di aver bloccato i camion che avrebbero dovuto rifornire di bombole d’ossigeno gli ospedali locali.
MANCANO LE MEDICINE, mancano i letti in ospedale, manca l’ossigeno. E in India è tutti contro tutti. Per far fronte alla crisi della seconda ondata di Covid19, il governo Modi ha messo a punto una nuova strategia per potenziare una campagna che, ad oggi, ha vaccinato poco più dell’1 per cento della popolazione. Dal primo maggio il governo federale acquisterà, distribuirà e somministrerà gratuitamente su tutto il territorio nazionale solo la metà delle dosi di vaccino disponibili nel Paese. L’altra metà dovrà essere acquistata, distribuita e somministrata dagli Stati federati – una trentina di amministrazioni, tra Stati e territori speciali – e dagli ospedali privati, che dovranno negoziare e stringere nuovi accordi con i produttori di vaccini.
MENTRE IL GOVERNO federale compra il vaccino Covishield dal Serum Insitute of India a 160 rupie (1,80 euro) per dose, lo stesso identico vaccino costerà 400 rupie agli Stati federati e 600 rupie agli ospedali privati. Alcuni Stati, come il Kerala, hanno ribadito che la somministrazione del vaccino sarà gratuita. Ma è possibile che altri Stati con problemi di budget siano costretti a far pagare per il vaccino. Possibilità che per gli ospedali privati si trasforma in certezza, con l’incognita del rincaro applicato.
Significa che, dal prossimo mese, l’India sarà il primo Paese al mondo ad aver piegato la distribuzione e somministrazione del vaccino al libero mercato, avallando la creazione di due corsie parallele: una per chi non può permettersi di pagare il vaccino, e attenderà il proprio turno col pubblico; e un’altra per chi potrà pagare lo stesso servizio, dello stesso vaccino, erogato dal settore privato.
[Pubblicato su il manifesto]