In Cina e Asia – La censura cinese si abbatte su Clubhouse

In Notizie Brevi by Sabrina Moles

Il neonato social network salito ai vertici della cronaca per l’enorme popolarità acquisita è presto caduto vittima del Great Firewall. Ne avevamo parlato ieri qui, e una mossa simile da parte di Pechino era prevedibile: sul social si erano creati spazi di confronto transfrontaliero anche intorno a temi di politica sensibili, come la questione di Hong Kong e i campi d’internamento in Xinjiang. Ora gli utenti cinesi hanno avvertito che non è più possibile accedere alla piattaforma se non utilizzando strategie alternative come la connessione VPN – non sempre funzionante. [Fonte: NYT ]

Chi possiede i dati degli utenti cinesi?

Questo lunedì il tribunale di Pechino ha accolto la causa avanzata dai vertici di Bytedance, la società di Tik Tok, nei confronti di Tencent, il gigante tech che controlla WeChat. Secondo l’accusa, Tencent avrebbe violato le nuove leggi antitrust bloccando l’accesso degli utenti WeChat e QQ a Douyin. La faida legale riguarda nello specifico la proprietà dei dati degli utenti. Le due piattaforme si accusano a vicenda di “rubare” i dati del concorrente, facendo così concorrenza sleale. I due giganti tech da tempo combattono per dimostrare l’ingerenza della concorrenza in un settore ancora in definizione: in questo senso l’apertura di un caso legale potrebbe rappresentare un primo passo per fare chiarezza su come Pechino intende permettere la gestione dei dati degli utenti sulle grandi piattaforme. A chi appartengono veramente i dati degli utenti in Cina? Gli esperti sono divisi: c’è chi sostiene che alcune informazioni debbano diventare proprietà della piattaforma, che deve elaborarli per migliorare i propri servizi. Altri denunciamo il fatto che elementi che possono identificare una persona nella vita reale non vadano utilizzati per fini commerciali. Il nodo principale nel caso Bytedance-Tencent, infatti, è l’immagine del profilo e il nickname dell’utente. Bytedance si sta appoggiando a un caso del 2019 per sostenere l’accusa, quando l’azienda è stata sanzionata per aver estrapolato dei dati dalla concorrenza e trasmessi sulla propria piattaforma. [Fonte: Inkstone]

Gli artisti di Guangzhou protestano contro le nuove emoticon

La nota app di messagistica cinese WeChat ha cambiato la propria offerta di emoticon con l’ultimo aggiornamento, rilasciato il 21 gennaio. Ma alcuni utenti dicono di no. Un gruppo di tre artisti che vivono a Guangzhou, nel sud della Cina, ha deciso di manifestare contro il nuovo design delle emoticon, affermando che dovrebbero essere gli utenti ad avere diritto decisionale su questa modalità di comunicazione – orami diventata parte integrante del linguaggio online. La curiosa protesta si è svolta fuori dagli uffici locali di Tencent, con cartelloni che raffiguravano i cambiamenti di stile nelle icone accompagnate da slogan raccolti sui social cinesi dove altri utenti si sono espressi a sfavore del nuovo aggiornamento. “Per gran parte della società cinese odierna, WeChat è essenziale quanto l’infrastruttura di base di una città, simile ai segnali stradali” ha detto uno di loro. Un altro ha paragonato il cambiamento alla transizione del mercato dei consumi nel mondo online, dove il consumatore perde un certo grado di libertà di scelta dei prodotti rispetto a come avverrebbe nel mondo reale: “Se qualcosa viene scelto per me o da me è di importanza critica. Influisce direttamente sul mio senso di controllo sulla mia vita.” Gli artisti promettono di portare avanti la loro protesta, che coinvolge in senso più ampio il tema del dibattito aperto in Cina. “Quando ogni piccolo cambiamento a livello sociale è in grado di innescare discussioni controverse, questo è un segno che il pubblico è maturo e abbastanza sensibile da esercitare il controllo.” [Fonte: Sixth Tone]

Myanmar: coprifuoco nelle città e rischio nuovo governo

Il capo della giunta militare Min Aung Hlaing ha tenuto alle otto di sera (ora birmana) il primo discorso ufficiale alla nazione dall’inizio del golpe. Il generale ha contestato gli ultimi risultati delle elezioni, attribuendo la colpa al partito di Aung San Suu Kyi che avrebbe sfruttato l’emergenza Covid per garantirsi una vittoria clamorosa. Non sono mancati cenni al rispetto della legge, affermando che la giunta militare rispetta la Costituzione. L’esercito cerca inoltre di convincere gli investitori stranieri a non temere sconvolgimenti, dopo che diverse multinazionali hanno deciso di chiudere gli impianti in via temporanea. Nel frattempo, il presidente USA Joe Biden ha contattato nella giornata di oggi la controparte indiana Narendra Modi per discutere della situazione e confermare le proprie posizioni. La Nuova Zelanda ha deciso di sospendere i rapporti con il paese, imponendo un travel ban ai capi dell’esercito e dichiarando che nessuna campagna di aiuti dovrà avere contatti con gli interessi delle forze armate. [Fonte: Nikkei]

Il distacco di un ghiacciaio provoca un’inondazione devastante in India

Continuano le operazioni di soccorso nello Uttarakhand, dove il distacco di un ghiacciaio dal Nanda Nevi ha provocato un’ondata d’acqua che ha distrutto due dighe e spazzato via i villaggi della zona. Il bilancio attuale è di 26 morti e oltre 171 persone disperse, tra cui dei lavoratori che si trovavano all’interno di alcuni tunnel nell’area delle dighe. Gli scienziati hanno affermato che il distacco di un ghiacciaio durante la stagione invernale è un fenomeno insolito, ma secondo gli ultimi dati le grandi masse di ghiaccio sull’Himalaya si stanno sciogliendo due volte più velocemente rispetto a vent’anni fa, perdendo quasi 50m all’anno. Il ministro per l’Energia e l’Ambiente indiano ha già chiesto nuovi sistemi di monitoraggio e preallarme per evitare che fenomeni simili si ripetano ma, dicono gli esperti, il cambiamento climatico rischia di peggiorare il fragile equilibrio geomorfologico dell’area. [Fonte: The Guardian]

Cinque richieste per la Malaysia

#KitaMintaLima (letteralmente “chiediamo cinque”) è un hashtag che sta spopolando tra i netizen malesi che, sulla falsariga delle proteste cittadine nell’area, chiedono al sultano Abdullah Sultan Ahmad Shah maggiori garanzie in un paese dove è ritornato lo spettro del Covid-19. Queste cinque richieste chiedono un blocco mirato ed efficace per combattere la diffusione del virus, sostegno per i lavoratori in prima linea e la canalizzazione delle risorse per combattere la pandemia. Ad essa si aggiungono richieste di tipo economico più ampie, come moratorie automatiche sui prestiti bancari e pacchetti di stimolo per i cittadini. Inoltre, si invita il sultano ad applicare in modo uniforme le regole imposte dal blocco, oltre a fornire dispositivi di e-learning e accesso a Internet per tutti gli studenti. La campagna social ha già oltrepassato i 50 mila twitt nelle ultime dodici ore e risponde alle preoccupazioni dei cittadini – soprattutto della classe media – nei confronti dello stato di emergenza che ha affidato i pieni poteri al sovrano insieme alla coalizione nazionale guidata dal primo ministro Muhyiddin Yassin. Ancora ignoto da dove sia partita l’iniziativa, che ad alcuni ricorda le famose cinque richieste di Hong Kong. [Fonte: SCMP]