Cinque cose in breve da sapere su Chengdu:
- Con i suoi 14 milioni di abitanti è il capoluogo della provincia del Sichuan e uno dei centri economici più importanti della Cina dato il suo punto strategico di collegamento sia dentro che fuori il Paese
- Circondata da montagne, si trova su una pianura molto fertile, da alcuni soprannominata天府之国 [terra dell’abbondanza]
- A venti minuti di taxi dalla città si trova il Centro di Ricerca e di Riproduzione del Panda Gigante
- Il sistema di irrigazione di Dujiangyan, piccola cittadina poco fuori Chengdu, è stato costruito nel 256 a.C. e dal 2000 patrimonio UNESCO, ha apportato molti benefici allo sviluppo dell’agricoltura nella pianura circostante, riuscendo anche a controllare le forti e frequenti inondazioni
- Nell’agosto 2021 ospiterà la 31esima Universiade
Puntate precedenti: Chongqing (I parte), Chongqing (II parte), Shenzhen
Quando arrivi alla stazione sai di non esserti sbagliato: gli artisti di strada, ognuno con un tempo diverso, intonano Chengdu di Zhaolei. Sembra essere l’unica del repertorio. In metro, al centro commerciale, nei negozi, lungo le strade principali e anche quelle secondarie. Arrangiata con la chitarra la senti provenire dall’appartamento accanto al tuo. Anche il cameriere la canticchia tra una comanda e l’altra.
Romantica, calma e lenta come la vita in questa città.
Qui nessuno sembra avere fretta. Nei piccoli parchi sparsi in città si ritrovano vecchi amici per una partita a scacchi. Il giardino di Du Fu, il grande poeta di epoca Tang, è quello più gettonato. Un grande parco con il memoriale a lui dedicato è l’ambientazione perfetta per delle passeggiate in mezzo alla natura. Nessuno dei passanti sembra essere molto indaffarato. A turno si fermano a dare un’occhiata e dire la loro su quale mossa sia quella vincente o a dare dei suggerimenti all’avversario più sfortunato. Alla fine diventa una partita 5 contro 1 e il giocatore che prima era in svantaggio vince per abbandono. Vanno avanti così per tutta la giornata fino a scambiarsi il contatto WeChat e ritrovarsi lì il giorno dopo.
Le vie di Chengdu non dormono mai. Una vita rilassata e mai frenetica. Dopo cena, alle 19, tutte le nonne del quartiere si ritrovano in piazzetta per ballare e i negozi sono aperti anche alle 3 del mattino. Accanto al fruttivendolo, esposto in vetrina, c’è il medico di base che in quattro e quattr’otto ti rifila una medicina di erbe aromatiche e stai sereno che ti passa qualsiasi cosa. Il macellaio vende carne, accessori per la casa, fa ricariche telefoniche e, all’occorrenza, anche fotocopie.
Ogni giorno, che batta forte il sole o con la pioggia incessante, trovi le zie agli angoli delle strade con bancarelle munite di bici, pentolini e ciotole, pronte a sfornare deliziose patate piccanti o tofu puzzolente. Quell’odore pungente che non capisci bene cosa sia, sai solo che ti dà la nausea e che di sicuro non lo assaggerai mai, finché un collega cinese non ti porterà a cena fuori e ti costringerà a provarlo. I barbieri, poi, se ne stanno tutti seduti davanti ai loro negozietti aspettando i clienti di fiducia o quelli di passaggio. Nelle giornate di sole, però, preferiscono trasferire tutto il necessario al fiume offrendo due tagli al prezzo di uno.
Poi ci sono anche gli zii nelle bettole lungo le strade, tutti fuori davanti al negozio a chiacchierare, quando non sono con la testa china sullo smartphone a guardare la loro serie tv preferita. Se ne stanno seduti ognuno sul suo sgabello, davanti l’ingresso, e probabilmente per pigrizia preferiscono urlare al collega che si trova dall’altro lato della strada piuttosto che abbandonare il loro comodo trono.
Quelli in pensione, invece, si danno appuntamento al fiume. Li trovi tutti lì, ogni giorno. Ognuno con sedie, sgabelli, canne da pesca, spuntini e thermos di acqua calda con foglie di tè immerse dalle cinque del mattino. Ogni gruppo composto da una decina di zii ha, secondo leggi non scritte, uno spazio di un centinaio di metri lungo la sponda. Se ne stanno seduti lì tutta la mattina in attesa di far abboccare il pesce che potrebbe fargli guadagnare popolarità anche tra i rivali della sponda di fronte. Dai loro sguardi accigliati o compiaciuti si può percepire l’esito della giornata di pesca.
Il fiume divide la città in due. Guardando verso Taiguli, il centro della città, con il ponte Anshun alle spalle, lungo la sponda destra si trova la zona dei locali occidentali: ristoranti italiani, francesi e cucina tipica tedesca, ce n’è per tutti. Discoteche, bar, Starbucks, McDonald’s e sale da tè per gli incontri ufficiali.
Nella sponda sinistra, invece, è il caos ben organizzato di locali stile cinese dove è difficile incontrare occidentali. Luci di mille colori brillano per tutta la notte. Ristoranti che sono anche karaoke, sale da ballo, sale giochi e all’occorrenza fanno da sfondo a partite di majiang. Agli occhi inesperti sembrerebbe che le due parti coesistano indisturbate per non incontrarsi mai, in realtà una volta finita la serata, quando anche camerieri e PR hanno finito il turno, vanno tutti nell’unica bettolina di barbecue rimasta aperta sul ponte, a 200 metri dai locali.
È lì, in mezzo al fiume, che ci si incontra alle porte dell’alba.
Di Martina Bucolo*
*Laurea magistrale in relazioni internazionali e comunicazione interculturale all’università di Enna (Kore). Ha insegnato cinese ai bambini di una scuola dell’infanzia tramite un progetto in collaborazione con l’Istituto Confucio di Enna. Dopo la laurea si è trasferita in Cina, dove ha insegnato italiano ai cinesi, prima a Chongqing in una scuola elementare e poi a Chengdu alla Sichuan Normal University (dove è tutt’ora)