L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015, un fatto importante che si inserisce in un contesto cruciale per l’Italia, l’Europa e i paesi parte dell’Asean. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean dell’11 dicembre.
Dopo sei anni di colloqui, nella riunione di martedì primo dicembre, l’Unione Europea e i dieci Paesi del gruppo ASEAN hanno aggiornato lo status delle rispettive relazioni, passando dal “Partenariato di Dialogo” al ben più consistente “Partenariato Strategico”.
Le interazioni tra Unione Europea e ASEAN hanno una lunga storia alle spalle, costellata da scambi commerciali, investimenti diretti esteri e accordi bilaterali tra l’UE e i singoli membri dell’Associazione. Tuttavia, il desiderio da parte della Commissione Europea di rafforzare i rapporti tramite una partnership più avanzata è emerso in via ufficiale solo nel 2015 e due anni dopo, nel 2019, i Ministri degli Esteri dell’ASEAN e dell’UE hanno concordato i principi per l’elaborazione del Partenariato Strategico.
Il meeting del primo dicembre scorso ha sancito l’impegno delle parti nell’organizzazione di vertici a cadenza regolare e nel rafforzamento della cooperazione in quattro aree strategiche: economia, sicurezza, sostenibilità ambientale e connettività. I copresidenti della riunione ministeriale, l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri Josep Borrell e il Ministro degli Esteri singaporiano Vivian Balakrishman, hanno entrambi accolto con favore l’iniziativa, sottolineando l’importanza di questo “evento storico”.
L’esito della trattativa è stato a lungo incerto a causa delle controversie sull’olio di palma, un prodotto ancora essenziale per le economie di Malesia e Indonesia ma avverso all’UE per le ripercussioni ambientali della sua produzione. Nell’ottica dello sforzo comune, però, entrambe le parti hanno convenuto sull’istituzione di un comitato congiunto, interamente dedicato alla riformulazione in chiave sostenibile dell’industria degli oli vegetali. Nell’approccio allo sviluppo sostenibile, inoltre, i leader UE e ASEAN hanno fatto riferimento agli obiettivi individuati da alcuni precedenti accordi internazionali, come l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e la Convenzione Quadro di Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi ambientali. L’idea è quella di instaurare un dialogo completo che includa argomenti quali il cambiamento climatico, la preservazione degli oceani e della biodiversità, l’incremento dell’energia rinnovabile e il rispetto dei diritti umani. L’ASEAN ha poi accolto favorevolmente l’impegno comunitario per la promozione di città più “verdi”, attraverso l’implementazione del programma “ASEAN Smart Green Cities”.
La pandemia di Covid-19 è stata il secondo punto all’ordine del giorno. Riconoscendone l’impatto senza precedenti, i leader hanno incoraggiato una maggiore cooperazione per incrementare le rispettive capacità di risposta alla crisi, coniugando salute pubblica e sviluppo sostenibile. L’UE ha già offerto all’ASEAN 800 milioni di euro per affrontare l’emergenza sanitaria e si è impegnata nell’elargizione di altri 20 milioni e nel sostegno del progetto “South East Asia Health”. Entrambe le parti hanno, inoltre, concordato un approccio congiunto per garantire l’accessibilità equa e collettiva ai vaccini, definiti come “beni pubblici globali”. In tale contesto, l’Unione Europea fornirà un contributo di 500 milioni di euro in sovvenzioni e prestiti garantiti per sostenere il COVAX, la struttura multilaterale destinata ad accelerare lo sviluppo, la produzione e la diffusione globale di vaccini.
I leader hanno poi riconosciuto l’importanza di una sempre più solida cooperazione economica, soprattutto indirizzata alla ripresa dell’economia mondiale post-Covid-19. Nel concreto, l’impegno assunto dalle parti sarà quello di compiere ulteriori sforzi verso la negoziazione di un ambizioso accordo di libero scambio tra UE e ASEAN, incentrato su maggiore integrazione economica e liberalizzazione del commercio.
Nel richiamare la dichiarazione UE-ASEAN sulla cooperazione in materia di cybersecurity, adottata nel 2019, le parti hanno inoltre sottolineato l’importanza di rafforzare la cooperazione in tale ambito, per promuovere l’informazione aperta, sicura, accessibile e pacifica. Il tema della sicurezza viene ulteriormente ripreso dall’intento di consolidare gli sforzi congiunti per contrastare il terrorismo e i crimini transnazionali oltre che per assicurare la pace e la stabilità duratura nella regione.
Infine, in una dichiarazione separata i Ministri si sono impegnati a promuovere la connettività tra l’UE e l’ASEAN, necessaria per supportare la ripresa socioeconomica post-pandemia, in modo più sostenibile e inclusivo. Si pensa dunque a semplificare e diversificare le reti di trasporto, incoraggiare l’utilizzo di energie pulite e rinnovabili, garantire maggiore sicurezza alimentare, energetica e sanitaria e favorire lo scambio politico nei campi dell’istruzione, della ricerca, del turismo e della tecnologia.
Alla fine delle trattative è emerso ancora una volta l’approccio pragmatico di Unione Europea e ASEAN. La pandemia non ha risparmiato nessuno e il Partenariato Strategico sottolinea l’urgenza di avvicinare due fra i maggiori blocchi economici esistenti, che valgono quasi il 30% del PIL mondiale e che insieme possono essere determinanti per la ripresa economica del mondo intero. Come ha ricordato Gunnar Wiegand, Direttore degli Affari Esteri per l’Asia e il Pacifico dell’UE, si è tratta di un accordo storico “tra due ancore di stabilità in un mondo di crescenti incertezze”.
A cura di Emilia Leban
L’ASEAN si prepara al vaccino anti Covid-19
Nella regione, come in tutto il mondo, si inizia ad intravedere la luce nella dura lotta contro la pandemia di coronavirus, grazie all’imminente vaccino che diverse case farmaceutiche e molte potenze economiche come Cina e Stati Uniti, hanno iniziato a commercializzare. L’Indonesia ha ricevuto, ad esempio, 1,2 milioni di dosi prodotte dalla cinese Sinovac Biotech, dichiarando che dopo studi condotti dalla società statale indonesiana Bio Farma l’affidabilità del vaccino cinese sarebbe del 97%. Per Pechino però la distribuzione e la “solidarietà sanitaria” agli altri Stati del continente asiatico non rappresentano soltanto un’opportunità commerciale. Infatti, la sfida per l’influenza nel Sud-Est asiatico, combattuta aspramente da mesi con gli Stati Unti, si gioca anche sul piano del sostegno farmaceutico ai Paesi della regione. Con la stagnazione economica che sta diventando un serio problema in tutta l’area, la promozione della cooperazione sui vaccini non solo apre la strada ad una più rapida ripresa economica, ma aumenta anche la fiducia reciproca tra la Cina e tutti i Paesi dell’ASEAN. Molti Stati stanno cercando di trasformare la distribuzione del vaccino anche in un fattore di ripresa economica, soprattutto nel settore trasporti e logistica, in stagnazione dall’inizio della pandemia. È giunta da pochi giorni, ad esempio, la notizia che l’aeroporto di Singapore Changi sta lavorando per diventare il principale centro di distribuzione del vaccino contro il coronavirus nel Sud-Est asiatico, potenziando la sua capacità di stoccaggio e migliorando la cosiddetta “catena del freddo” per mantenere al meglio e successivamente distribuire le dosi. Un consorzio di 18 società, tra cui l’Autorità dell’aviazione civile di Singapore e l’operatore dell’aeroporto, Changi Airport Group, hanno dato vita alla Changi Ready Task Force, per rafforzare il coordinamento in tutto il settore, facilitare il processo di consegna dei vaccini anti COVID-19 e allo stesso tempo sopperire al basso traffico aereo.
Portare l’ambiente al centro dell’attenzione in ASEAN
Le tematiche ambientali e della sostenibilità dorrebbero essere trattate con la massima priorità e il diritto ad un ecosistema sano dovrebbe avere il valore che hanno i diritti umani in tutti i 10 Stati dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico. In molti di questi Paesi tutto ciò avviene già ma, se molti tra loro scalano ogni anno con più facilità le classifiche sulla crescita economica, demografica e tecnologica, raggiungono i primi posti anche quando si parla di deforestazione causata da pratiche agricole e incendi, inquinamento atmosferico e disastri ambientali. In un recente rapporto dal titoloo “Prosperous and Green in the Anthropocene: The human right to a healthy environment in Southeast Asia”, 13 tra avvocati e ricercatori hanno fornito una panoramica dei quadri giuridici e delle opzioni da valutare in vista del vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità che si terrà a Kunming il prossimo anno. Nel report viene affermato che l’ASEAN riconosce già il diritto “a un ambiente sicuro, pulito e sostenibile” nella sua Dichiarazione dei diritti umani del 2012 ma che sono necessari strumenti legislativi più incisivi, come i trattati, per rafforzarne l’attuazione e incoraggiarne l’applicazione. Le opzioni più valide per l’ASEAN includono l’adozione di uno strumento regionale simile all’accordo di Escazù utilizzato dai Paesi dell’America Latina e dei Caraibi, o di diventare parte della Convenzione di Aarhus, un Accordo europeo che è ora aperto anche agli Stati extraeuropei. Tuttavia, è necessario ricordare che “diversi Paesi del Sud-Est asiatico, quali Thailandia, Filippine, Indonesia e Vietnam, hanno fatto passi importanti nel riconoscere il diritto a un ambiente sano”, come ha affermato la principale autrice del rapporto e avvocato Claudia Ituarte-Lima. Cresce in tutto il Sud-Est asiatico, infatti, la consapevolezza della problematica ambientale e la propensione ad un’economia più sostenibile, all’implementazione delle energie alternative e ad una ripresa “green” nel post pandemia.
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