Le elezioni presidenziali statunitensi sono state seguite con diverso interesse in Asia. In Cina molti netizen hanno commentato l’intensa giornata degli spogli, animata da accuse di “massicci brogli” e “frode alla nazione” mosse dal presidente uscente Donald Trump. Nella sola giornata di ieri, l’hashtag “elezioni americane” su Weibo è stato l’undicesimo argomento più discusso, con oltre 4,72 miliardi di visualizzazioni. “Che vinca o perda, la sua missione finale è distruggere l’apparenza della democrazia americana”, ha scritto un utente su Weibo. Sembra però che i netizens abbiano mostrato più interesse nella discussione sull’uscita di Washington dall’accordo sul clima di Parigi che è avvenuto sempre ieri. Un dato però che non dovrebbe sorprendere, dal momento che gli organi di informazione cinese hanno posto maggiore attenzione su altri temi. A esprimersi sulla corsa alla Casa Bianca è stato il Global Times che, ponendo enfasi sulle probabili violenze dopo l’esito del voto, ha dipinto gli Stati uniti come un paese ormai degradato, dove sono evidenti le criticità dell’apparato democratico. Il governo cinese ha mantenuto un profilo basso sul prossimo inquilino della Casa Bianca, sostenendo che le elezioni sono un “affare interno su cui la Cina non ha una posizione”. Approccio differente è stato adottato dai media giapponesi, che hanno monitorato attentamente la giornata dello spoglio dei voti. Anche gli organi di informazione sudcoreani hanno seguito attentamente gli eventi elettorali, sottolineando come il risultato influenzerà i negoziati con la Corea del Nord, ma anche le discussioni sulla condivisione dei costi della difesa e sui legami commerciali. In India, i canali televisivi hanno fornito aggiornamenti in tempo reale dei risultati elettorali con commenti di esperti indiani e statunitensi. Anche i media di Hong Kong hanno seguito gli eventi elettorali statunitensi, riportando al contempo le posizioni della Chief Executive Carrie Lam, che ha auspicato che chiunque vinca le elezioni presidenziali non “reprima Hong Kong per ragioni politiche”. [fonte Reuters, Strait Times, GT, Newsweek]
La Cina promette importazioni per oltre 22 mila miliardi di dollari
La Cina importerà beni per un valore di oltre 22 mila miliardi di dollari nel prossimo decennio. Lo ha reso noto il presidente cinese Xi Jinping durante il videomessaggio di inaugurazione del China International Import Expo, in programma dal 5 al 10 novembre a Shanghai. Xi, sottolineando l’esigenza di non permettere all’unilateralismo e al protezionismo di minacciare l’ordine internazionale, ha affermato che la Cina tratterà tutte le società straniere registrate nel Paese allo stesso modo di quelle cinesi; inoltre, il presidente cinese ha detto che Pechino firmerà accordi commerciali e tecnologici con altri Paesi. La Cina, che ha registrato una crescita economica nonostante la pandemia di coronavirus, ha deciso di tenere in presenza la terza edizione della fiera dell’Expo. Xi ha affermato che la decisione di organizzare l’evento riflette il “sincero desiderio della Cina di condividere le opportunità di mercato con il mondo e promuovere la ripresa economica mondiale”.Nonostante le affermazioni del presidente cinese, non tutti sono convinti che la Cina manterrà le sue promesse di essere più aperta al mercato straniero.La Camera di commercio dell’Ue in Cina in un rapporto sostiene che le rigide restrizioni ai viaggi imposti da Pechino hanno avuto un impatto molto negativo sulle aziende europee e hanno danneggiato la fiducia delle imprese nel mercato cinese. Sebbene la mostra si concentri sull’acquisto di merci straniere, è molto criticata per non aver mai permesso di affrontare i problemi inerenti le pratiche commerciali cinesi sulle esportazioni, come la scarsa protezione della proprietà intellettuale e la mancanza di condizioni di parità per le imprese straniere in Cina. [fonte Reuters, SCMP]
Shenzhen minaccia la crescita finanziaria di Shanghai
Gli sforzi di Shanghai per trasformarsi in un hub finanziario internazionale hanno subito un duro colpo quando Pechino ha concesso una maggiore autonomia a Shenzhen, sua rivale nel settore high-tech e, ormai, principale locomotiva economica della Cina. Gli incentivi statali, che prima erano dirottati principalmente verso Shanghai, ora sono indirizzati a Shenzhen. Lo scorso 18 ottobre, la Commissione nazione per lo sviluppo e le riforme (NDRC) ha pubblicato un elenco di 40 aree specifiche in cui Shenzhen potrebbe fare riforme o intraprendere nuove iniziative nei prossimi anni, come lanciare futures su indici azionari, emettere ricevute di deposito cinesi (CDR) e allentare i controlli sui capitali. [fonte SCMP]
La Cina fornirà i dati sul fiume Mekong
La Cina inizierà a fornire i dati annuali da due delle sue stazioni idrologiche di Yunjinghong e Manan nella provincia sud-occidentale dello Yunnan, lungo il fiume Mekong, al fine di migliorare il monitoraggio delle acque e la previsione dei dissesti idrogeologici. Il ministero delle Risorse idriche cinese ha annunciato che i dati delle due stazioni saranno condivisi con cinque Paesi bagnati dal lungo fiume e con la Mekong River Commission (MRC), l’organizzazione intergovernativa per cooperazione nel bacino del Mekong inferiore. L’annuncio del ministro cinese è arrivato mesi dopo uno studio finanziato dal governo degli Stati uniti, secondo cui la costruzione di una diga cinese sul fiume Mekong ha causato una devastante siccità nei paesi a valle durante il 2019. Il rapporto, pubblicato da Eyes On Earth, una società di ricerca e consulenza specializzata in risorse idriche, ha detto che le dighe e i serbatoi cinesi, costruiti per la produzione di energia idroelettrica, ha portato a una carenza di acqua nei paesi a valle durante la stagione delle piogge dello scorso anno. Tuttavia, alcuni ricercatori e il Segretariato dell’MRC, il braccio operativo della Commissione, hanno messo in dubbio la metodologia e le conclusioni dello studio, chiedendo maggiori informazioni chiare e trasparenti al fine di migliorare la cooperazione regionale e gestire la scarsità d’acqua. In precedenza, la Cina aveva condiviso solo i dati idrologici durante la stagione delle inondazioni, ovvero tra giugno e ottobre: una pratica spesso criticata per non essere sufficientemente trasparente. Il Mekong è il fiume più lungo del sud-est asiatico, che scorre a sud attraverso la Cina in Myanmar, Laos, Thailandia, Cambogia e Vietnam. Nel corso degli anni, il fiume è stato al centro di controversie politiche dovute a progetti di dighe da parte di Paesi, come la Cina e il Laos. [fonte Sixth Tone]
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Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.