Nel 2014 in un McDonald di una cittadina dello Shandong, alcuni membri della «chiesa di dio onnipotente» ammazzarono una donna, colpevole di non voler consegnare loro il suo numero di cellulare, nel tentativo di convincerla a entrare della loro organizzazione. Il fatto scatenò grandi polemiche, perché dimostrò come – nonostante i tentativi del Pcc – le «sette» fossero ancora attive in Cina.
DUE DEI RESPONSABILI DELL’OMICIDIO furono giustiziati nel 2015, contemporaneamente a una nuova stretta sui culti di cui si occupa un organismo ad hoc, la China Anti Cult Associations. Le campagne contro le «sette» sono periodiche in Cina, ce ne sono state nel 1995, nei primi anni 2000 e anche di recente, nel 2017. Tra i gruppi banditi molti sono nati fuori dalla Cina, altri come la «chiesa del dio onnipotente» (la cui fondatrice sostiene di essere l’incarnazione di Cristo) o il Falun Gong (bollato come setta ma non considerato tale dai suoi aderenti) si sono sviluppati all’interno del territorio nazionale e hanno avuto la propria genesi in un momento ben preciso, ovvero a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90.
Nel momento in cui Deng Xiaoping dichiarava di voler cercare la verità attraverso i fatti e lanciava le quattro modernizzazioni, la Cina cambiava, rapidamente. L’arrivo della televisione, fin dalla fine degli anni 70 – con la sua diffusione massiccia negli anni ’80 – creò un vero e proprio bombardamento mediatico, specie se confrontato con la comunicazione unidirezionale e solo propagandistica del periodo maoista.
Contemporaneamente, in questo clima di apertura e di straordinaria vitalità, nascevano riviste, magazine e giornali, nonché canali televisivi locali, miriadi di stazioni radio e si sviluppava una sorta di cultura pubblicitaria, pur senza alcuna regolamentazione. Insieme a questo processo scientifico la popolazione, in piena demaozzazione della società e in attesa di capire cosa sarebbe stato «il socialismo di mercato», finì per tornare alla tradizione.
Le credenze, le superstizioni, i fantasmi, gli spiriti maligni di cui è pregna da sempre la cultura cinese tornarono in auge, con il beneplacito del partito comunista che all’inizio non vide niente di male nel ritorno a credenze popolari capaci, o almeno si supponeva così, di ricreare uno spirito identitario in un periodo di grandi cambiamenti.
Cibernetica e paranormale
Nel 1979 alcuni casi di bambini con poteri speciali consegnarono alla storia cinese una svolta «paranormale». Il fenomeno divenne quasi incontrollabile: ogni giorno un quotidiano locale segnalava l’esistenza di qualche bambino in grado di compiere prodigi. Queste notizie arrivarono ben presto anche a Pechino. Un film uscito nel 1981 dal titolo «Tu credi?» finì per influenzare moltissime persone che corsero a denunciare fenomeni paranormali. Si formarono numerosi gruppi di ricerca per studiare questi accadimenti e secondo il Journal of The American Society for Psychical Research che nel 1991 si occupò della vicenda, furono migliaia i bambini catalogati con «poteri speciali».
A unire la spinta alla modernizzazione con questi fenomeni pseudo scientifici fu Qian Xuesen (1911-2009), il grande protagonista della scienza cinese tra gli anni ’60 e ’90 e ancora oggi considerato uno dei «padri» dell’attuale sistema di sorveglianza cinese (perfino Xi Jinping in diversi discorsi ha parlato di «ingegneria dei sistemi», uno dei cavalli di battaglia di Qian cui oggi è dedicato un museo inaugurato nel 2018 a Shanghai).
LO SCIENZIATO, tornato in Cina dopo anni negli Usa al Mit a seguito della campagna maccartista contro chiunque fosse sospettato di «comunismo», è considerato il fautore del sistema missilistico cinese nonché uno dei protagonisti del lancio dell’atomica cinese nel 1964. Fu lui a introdurre la cibernetica in Cina e la teoria dell’«ingegneria dei sistemi», ovvero la disciplina che prevede la possibilità di costruire «un sistema» nel quale macchine e uomini interagiscono, finendo per sovrapporsi o mischiarsi, dando vita a una riconfigurazione dei confini sia nel campo sociale che in quello tecnico.
Il concetto di «ingegneria dei sistemi uomo-macchina-ambiente», faceva parte di una ricerca interdisciplinare supportata da Qian, volta al funzionamento ottimale del «sistema» esaminando la trasmissione, l’elaborazione e il controllo di informazioni tra esseri umani, macchine e ambiente. Secondo Xiao Liu, autrice di Information Fantasies: Precarious Mediation in Postsocialist China (University of Minnesota Press, 2019), gli scienziati cinesi (che arrivavano tutti quanti da incarichi militari) avevano così sottolineato «l’ambiente come parte del sistema ultracomplesso. “Ambiente” può riferirsi all’ambiente ampio e dinamico nello spazio esterno, che di solito non è abitabile per gli esseri umani, così come a un piccolo ambiente artificiale».
SU QUESTO APPROCCIO che considerava l’ambiente come elemento fondamentale per comprendere la possibilità di comunicazione uomo-macchina, la particolarità dell’approccio di Qian Xuesen fu quello di considerare scientifici i fenomeni paranormali, nel tentativo di stabilire una connessione tra corpo, concepito come medium, ed energie disperse nell’ambiente. A questo proposito Qian coniò il termine di «scienza somatica»: «Se applichiamo – scrisse- alla futura pratica educativa qualsiasi scoperta che facciamo sui bambini prodigio, tutti potranno diventare “saggi” nel ventunesimo secolo; se scopriamo come funzionano i poteri extrasensoriali e usiamo questi principi per sviluppare il potere latente del corpo umano, tutti saranno in grado di diventare “onniscienti”. Come conclude Xiao Liu, per Qian Xuesen il corpo umano è «un sistema di informazione» e il Qi sarebbe stata la caratteristica che consegnava alla Cina questa peculiare possibilità storica.
Queste derive pseudo-scientifiche di Qian, considerando anche il suo posto di rilievo nel panorama della Cina di allora, diedero fiato ad alcune travisazioni del movimento Qigong (negli ’80 si parlava apertamente di «Qigong fever»): una foto scattata nel 1993 – molto nota nelle storie «paranormali» cinesi – mostra una folla di persone a un raduno Qigong (attenzione non tutti i praticanti di Qigong finirono in queste derive…). Alcune di loro hanno delle pentole in testa, il cui scopo è quello di collegarsi «a qualcosa» nell’ambiente esterno.
Secondo Xiao Liu questa foto dimostrerebbe «la convinzione della necessità di una perfetta integrazione del corpo umano negli ambienti informativi. Il corpo umano è concepito contemporaneamente come un mezzo con immense potenzialità» ma in quanto «mezzo inadeguato» richiede sempre «qualche facilitazione» per rafforzare la sua connettività.
È proprio questa natura precaria della mediazione – sostiene Xiao Liu «che dà origine a varie visioni politiche e tecnocratiche nel manipolare il corpo e nel renderlo il luogo della competizione dei poteri e degli interessi economici».
Il movimento Qigong si sviluppò in modo decisamente rapido, coinvolgendo anche molti funzionari del partito comunista, fino a che venne dichiarato «pseudo scienza» nel 1994. Nel 1992 era nato il movimento Falun Gong il cui peso politico divenne un problema per il Partito comunista che finì per bandirlo dal territorio cinese. Fu Jiang Zemin – nel 1999 – a ingaggiare la battaglia contro un movimento al quale, secondo il governo cinese, appartenevano circa 70 milioni di cinesi.
1994
Il 1994 è un anno fondamentale nella storia della Cina per quanto riguarda la scienza e le pseudoscienze: per la prima volta viene approvata una legge contro la pubblicità fraudolenta in televisione, bloccando centinaia di spot che pubblicizzavano pozioni miracolose e altri rimedi naturali o meno dalla dubbia origine scientifica.
Analogamente il 5 dicembre 1994, il Consiglio di Stato e il Comitato del Pcc stabilirono nuove regole per lo studio della scienza nelle scuole. Nel nuovo regolamento si riconosceva che «negli ultimi anni l’istruzione pubblica nella scienza è andata in declino, nello stesso tempo sono aumentate le attività di superstizione e ignoranza e si sono spesso verificati casi di antiscienza e pseudoscienza. Pertanto devono essere applicate quanto prima misure efficaci per rafforzare l’istruzione pubblica della scienza. Il livello di istruzione pubblica in scienza e tecnologia è un segno importante dei risultati scientifici nazionali ed è una questione di importanza generale relativa alla promozione dell’economia, al progresso della scienza e allo sviluppo della società».
IL 1994 È ANCHE L’ANNO nel quale in Cina viene installato il primo router e viene lanciata una prima pagina web con informazioni turistiche sulla Cina da parte dello Beijing’s Institute of High-Energy Physics. Internet comincia a diffondersi in alcune delle grandi città cinesi. Il «bombardamento mediatico» si sarebbe spostato dal cavo alla rete, ma il Pcc aveva imparato la lezione: proprio dagli epigoni di Qian Xuesen, e dall’ingegneria dei sistemi, sarebbe nato il progetto di controllo della rete (e non solo) che oggi conosciamo bene.
P.S. Fantasmi e spiriti maligni
Ancora oggi in Cina, a capodanno, lo scopo dei fuochi e dei petardi non è tanto quello di fare «colore», quanto fare «rumore»: la necessità è quella di scacciare gli spiriti maligni. In Cina se ne contano a migliaia, così come nei siti e nelle galassie che si occupano di «luoghi infestati», la Cina è sempre una tappa piuttosto importante.
A Pechino ci sono perfino dei percorsi nella «città dei fantasmi», mentre periodicamente in alcuni di questi luoghi, come ad esempio la Città Proibita, vengono denunciate presenze maligne o soprannaturali. Del resto la letteratura e anche il cinema cinese, per non parlare di quello horror di Hong Kong, hanno sempre avuto una grande presenza di fantasmi e spiriti o creature soprannaturali – o postumane – capaci di ispirare anche Borges che ne ha inseriti alcuni (la fenice, la volpe, il gallo) nel suo Il libro degli esseri immaginari.
E non è l’unica cosa che Borges ha attinto dalla Cina, considerando che lo scrittore argentino ha usato il sogno di essere una farfalla di Zhuangzi (369 a.C.-286 a.C.) come punto di partenza della sua confutazione sul progresso lineare del tempo in Una nuova confutazione del tempo.
SUI FANTASMI E I MOSTRI nella letteratura cinese, infine, Xia Jia, scrittrice contemporanea di fantascienza che unisce molti elementi della tradizione cinese su scenari futuristi, in un’intervista a il manifesto ne aveva dato questa spiegazione: «le fantasiose storie di fantasmi classici mostrano preoccupazione per l’Altro e l’Alieno». In uno dei suoi racconti un androide confuso sulla sua identità, cerca di salvare i suoi simili sacrificandosi, «e in questo modo dimostra di essere non solo un androide ma una persona reale».
Xia Jia non è la prima a mischiare racconti tradizionali cinesi con la fantascienza. «L’aspetto più interessante – ha detto – è che benché due orizzonti diversi possano collidere, ognuno rimane separato dall’altro: è questa costante frontiera a offrire nuove possibilità per la narrazione».
[Pubblicato su il manifesto]Fondatore di China Files, dopo una decade passata in Cina ora lavora a Il Manifesto. Ha pubblicato “Il nuovo sogno cinese” (manifestolibri, 2013), “Cina globale” (manifestolibri 2017) e Red Mirror: Il nostro futuro si scrive in Cina (Laterza, 2020). Con Giada Messetti è co-autore di Risciò, un podcast sulla Cina contemporanea. Vive a Roma.