Shenzhen è il “motore” della Greater Bay Area e Hong Kong, Macao e la provincia del Guangdong “devono allinearsi” agli obiettivi di sviluppo prefissati dal governo per la città. Lo ha annunciato Xi Jinping questa mattina durante le celebrazioni per il 40° anniversario della fondazione della zona economica speciale di Shenzhen, laboratorio delle riforme varate dopo la morte di Mao. Il presidente, accompagnato, tra gli altri, dal braccio destro Liu He e Han Zheng, leader del gruppo centrale per gli affari di Hong Kong e Macao, ha ribadito che la Silicon Valley cinese dovrà guidare il resto del paese verso “la modernizzazione socialista”. Meno chiara è l’allusione al ruolo che la città dovrà ricoprire “nell’arricchire la nuova implementazione di un paese due sistemi”. In parte ciò dovrà avvenire con l’appoggio dei “nostri compatrioti di Hong Kong, Macao e Taiwan, nonché dei cinesi d’oltremare” chiamati a contribuire allo sviluppo delle varie zone economiche speciali. Xi ha inoltre colto l’occasione per confermare la determinazione del governo a “riformare e aprire” il mercato cinese nonostante le “sfide” del “protezionismo” e dell’ “unilateralismo” sul proscenio globale. Davanti ai cambiamenti epocali, il presidente ha rimarcato la necessità di “intraprendere un percorso verso l’autosufficienza” diventando “indipendenti nella nostra spinta verso l’innovazione “. Alla cerimonia hanno partecipato anche i leader delle due regioni amministrative speciali Carrie Lam e Ho Iat-seng, nonché alcune personalità del settore tecnologico come il fondatore di Huawei, Ren Zhengfei. [fonte SCMP, Bloomberg, RTHK]
La Cina nel Consiglio Onu per i diritti umani
Cina e Russia sono entrate a far parte del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani. A occupare 15 dei 47 seggi in lizza anche Costa d’Avorio, Gabon, Malawi, Cuba, Bolivia, Uzbekistan, Francia e Gran Bretagna. Confermati per un secondo, e ultimo triennio, anche Senegal, Nepal, Pakistan, Ucraina e Messico. Non ce l’ha fatta invece l’Arabia Saudita, il quinto candidato a lottare per una delle quattro poltrone previste per l’Asia-Pacifico, secondo il sistema di votazione su base regionale. La nomina di paesi noti per gravi violazioni dei diritti umani ha riacceso il dibattito sull’inadeguatezza dell’organizzazione internazionale, che l’America di Trump ha lasciato nel 2018 per protestare contro il presunto approccio discriminatorio nei confronti di Israele. Polemiche anche sull’inclusione della Cina, accusata di perseguitare le minoranze islamiche del Xinjiang ed erodere le libertà concesse a Hong Kong con la formula “un paese due sistemi”. Va tuttavia notato un calo di oltre il 20 per cento rispetto ai voti ottenuti nel 2016. Nell’ultimo anno e mezzo la repressione degli uiguri ha infiammato più volte il dibattito all’interno dell’Onu. Fino ad ora Pechino è riuscito a ottenere l’appoggio maggioritario di alleati quali Cuba, Russia, Siria e Venezuela. [fonte HRW, Reuters]
Nuovo utilizzo sperimentale dello yuan digitale
Prosegue la sperimentazione della valuta digitale lanciata dalla banca centrale cinese. Dopo una prima fase di test che ha coinvolto tra le altre città Suzhou e l’area speciale di Xiong’an, la scorsa settimana Shenzhen è diventata la prima città a estendere l’utilizzo su più ampia scala. Si parla di distribuire 10 milioni di yuan virtuali (1,5 milioni di dollari) a 50.000 residenti sorteggiati tra quelli che hanno presentato domanda. La somma è stata distribuita attraverso hongbao digitali – le “buste rosse” che tradizionalmente si regalano in occasione delle festività piene di contanti – e può essere spesa tra il 12 e il 18 ottobre in 3400 esercizi commerciali. Già mesi fa, la Silicon Valley cinese era ricorsa alla criptovaluta per retribuire 5000 medici impegnati nella lotta contro Covid. Ma stando ai dati preliminari, solo il 2,6% delle richieste è finora andata a buon fine. [fonte SCMP]
Il grande balzo in avanti dei semiconduttori
Tutti pazzi per i semiconduttori. Da quando il governo cinese ha sottolineato la necessità di raggiungere l’autarchia tecnologica, il settore ha vissuto un vero e proprio boom. Secondo la società Qichacha, nei primi nove mesi dell’anno, oltre 13.000 aziende cinesi si sono registrate come società specializzate in semiconduttori, molte delle quali senza alcuna esperienza nella produzione di componenti elettronici. L’incremento è pari al doppio rispetto alla media mensile dello scorso anno e solo nel mese di settembre il balzo è stato del 30%. L’entusiasmo va attribuito agli ingenti investimenti stanziati da Pechino per i prossimi sei anni (1,4 mila miliardi di dollari). E’ lecito aspettare nuovi ghiotti dettagli nell’ambito del prossimo piano quinquennale, che verrà discusso durante l’imminente plenum del partito. L’accelerata giunge in risposta agli sforzi messi in campo da Washington per frenare lo sviluppo tecnologico cinese. Non tutti però concordano sulla strategia contenitiva da adottare. Basti pensare che alcuni media statali hanno soprannominato la campagna di sussidi il “Grande balzo in avanti dei semiconduttori”, riferendosi al piano industriale a tappe forzate lanciato da Mao nel ’57 per emancipare l’economia cinese finito con milioni di morti e una delle peggiori carestie della storia. [fonte FT]
Cina: boom di matrimoni durante la “golden week”
Dopo l’ondata di divorzi post-lockdown, è la volta dei matrimoni. La “golden week” si è rivelata un periodo particolarmente propizio per convolare a nozze. La piattaforma di servizi matrimoniali Hunliji ha dichiarato di aver registrato più di 600.000 nuove coppie negli otto giorni di festa terminati mercoledì scorso, pari a un aumento dell’11% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A Wuhan, l’epicentro della pandemia, 99 coppie, molte delle quali composte da operatori sanitari in prima linea, si sono sposate in una cerimonia di massa all’aperto. Un’opzione scelta anche da 15 coppie dell’aviazione navale di Ningbo. Sui social non sono mancate le lamentele. Molti si sono lagnati di aver sprecato i giorni di vacanza rimbalzando da un banchetto all’altro. Alcune esperienze sono diventate virali, come la storia di uomo di Bijie, nella provincia di Guizhou, che ha raccontato di aver speso un mese di stipendio in regali. Ben 23 i matrimoni a cui ha dovuto prendere parte. La sua testimonianza e quella di altri sventurati ha ispirato l’hashtag “ritorno alla povertà a causa di un matrimonio” . [fonte Guardian]
CNBG pensa a vaccini gratis per chi studierà all’estero
Nuovi sviluppi sul versante vaccini. China National Biotec Group (CNBG), la controllata della statale Sinopharm, sta discutendo con il governo cinese sulla possibilità di concedere vaccini anti-covid, gratis, agli studenti cinesi intenzionati a proseguire gli studi all’estero, sebbene ancora in fase di studio. Due dei quattro vaccini cinesi in fase di sperimentazione clinica sono prodotti proprio da CNBG e sono centinaia di migliaia le persone ad aver ricevuto già una prima dose, inclusi operatori sanitari e dipendenti di aziende statali in paesi ad alto rischio. Ma la proposta di estendere la somministrazione agli studenti non ha mancato di suscitare qualche alzata di sopracciglio. Studiare all’estero può essere considerata un’emergenza? Secondo la stampa statale, oltre 154.000 persone hanno fatto richiesta attraverso il sito dell’azienda prima che il servizio venisse improvvisamente disabilitato. Rimane da chiarire la questione costi. Perché se per gli studenti il vaccino anti-covid potrebbe essere gratuito, le autorità hanno già dichiarato che il sistema assicurativo non è in grado di coprire la spesa per l’intera popolazione. [fonte Reuters, SCMP]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.