ART. 1. La Repubblica Popolare Cinese è uno stato socialista retto da una dittatura democraticopopolare guidata dalla classe lavoratrice e fondata su un’alleanza di lavoratori e contadini. Il sistema socialista è il sistema fondamentale della Repubblica Popolare Cinese. La leadership del Partito Comunista cinese è il tratto distintivo del socialismo con caratteristiche cinesi. È vietato a qualsiasi organizzazione o individuo di danneggiare il sistema socialista.
Questa l’attuale formulazione dell’art. 1 della Carta costituzionale cinese, approvata nel 1982 e revisionata- con una maggioranza schiacciante di 2958 voti- l’11 marzo 2018, all’apice della leadership di Xi Jinping. L’emendamento, recante riforme tra le più straordinarie (e.g. abolizione del limite massimo per le cariche di Presidente e Vicepresidente, istituzione di Commissioni di Supervisione, puntuali riferimenti al pensiero del Presidente) sembra integrare la fonte primaria del diritto con gli obiettivi del Sogno Cinese (zhongguo meng,中国梦) , un progetto di onnicomprensivo sviluppo domestico e internazionale promosso da Xi Jinping a partire dal 2012.
L’art.1- parte dei Principi Generali– introduce lo stato cinese nei suoi tratti distintivi di sistema politico-economico di matrice socialista e mezzo di espressione ed esercizio della volontà popolare; è importante tuttavia sottolineare l’evoluzione della concreta applicazione di tali concetti nelle varie fasi della storia nazionale, vincolata alle variazioni degli assetti politici e alle differenti strategie economiche adottate.
Il concetto di stato socialista (shehui zhuyi guoji, 社会主义国家) menzionato nel testo dell’articolo nasce in Cina con l’adozione- formalizzata dalla Carta del ’54- di componenti economiche e politiche ispirate al socialismo sovietico. Occultato a partire dal ’58 dalla linea maoista- fatta di radicalismo ideologico, opaca amministrazione, azzeramento dei diritti e delle strutture statali- lo stato socialista subisce una progressiva riedificazione e deideologizzazione dal culto maoista mediante l’azione riformatrice di Deng Xiaoping. Promotore negli anni ’80 del socialismo con caratteristiche cinesi, tollerante di dinamiche economiche capitaliste operanti all’interno dell’ideologia socialista, tale politica è stata costantemente ampliata dall’azione di governo di Xi Jinping, atta a perseguire gradi sempre maggiori di sviluppo prestando al contempo fedeltà al ruolo direttivo del PCC, ai principi del marxismo-leninismo, pensiero di Mao Zedong, teoria di Deng Xiaoping, e, in seguito all’ultimo emendamento,all’interpretazione del socialismo elaborata dallo stesso Xi.
Secondo soggetto dell’articolo è il popolo, che esercita formalmente la sovranità medianteuna gerarchia di organi statali presieduta al vertice dall’ Assemblea Nazionale del Popolo (quanguorenmin daibiao dahui, 全国人民代表大会), di fatto luogo di ratifica di decisioni precedentementeassunte dal Partito. La politica decisionale è infatti conforme ai principi del centralismodemocratico, in cui le volontà popolari vengono raccolte, elaborate e trasformate in precisedirettive dall’alto.
Il secondo comma dell’articolo, oggetto della rettifica, reca ora un’esplicita menzione del PCC, nato come soggetto rivoluzionario promovente la lotta di classe e divenuto progressivamenteguardiano della coesione nazionale e della crescita economica. L’emendamento del 2018, che ne rinnova ufficialmente il riferimento al ruolo direttivo, si configura di estrema importanza per dueragioni; dalla prospettiva del contenuto, formalizza pienamente la componente ideologica del Sogno Cinese esposto da Xi nei vari discorsi ufficiali e istituzionalizza la centralità del Partito qualeagente garante di stabilità socio-politica, efficacia nell’implemento dell’azione di governo, tuteladel popolo e al contempo di promozione in esso del nazionalismo. Dal punto di vistadell’ordinamento giuridico, la reintroduzione del PCC nell’articolato (avvenuta quarant’anni prima,con la costituzione maoista del 1975) supera la separazione formale tra Stato e Partito sancendouna loro completa integrazione, che deve essere accettata e rispettata dai funzionari (art. 27); rendere il PCC l’elemento distintivo del socialismo con caratteristiche cinesi significa inoltrerigettare qualsiasi modello di “democrazia occidentale” (rappresentata ad esempio da un assettomultipartitico) e proteggerne la supremazia, mantenuta attraverso una continua opera dicostruzione del consenso ed epurazione interna da tigri e mosche della corruzione (laohu canyingyiqi da, 老虎苍蝇一起打).
Di Barbara di Silvio*
**Barbara Di Silvio- Classe ’94, di matrice abruzzese. Studia la Cina dal 2013 e, dopo la laurea in Lingue Orientali all’Università Roma Tre, si stabilisce a Venezia per continuare gli studi. Mentre aspetta di partire, parla di storia cinese presente e passata dalla laguna veneta.