Non è proprio piaciuta al premier tailandese, generale Prayuth Chan-ocha, la manifestazione di alcune migliaia di studenti che lunedì son scesi in piazza come avviene ormai da mesi in modo ricorrente. Ma la manifestazione non gli è piaciuta non solo perché mette in discussione il suo governo, considerato una sorta di esecutivo golpista-istituzionale – ma perché, ha detto ieri, «se è loro diritto protestare, questa volta sono andati troppo in là».
Il troppo in là riguarda il ruolo della monarchia e quello del re. Un re «playboy» – come lo definisce il britannico Morning Star – che ai giovani tailandesi non piace. Tanto era amato il padre, tanto è poco amato suo figlio Maha Vajiralongkorn, il ricchissimo monarca che mentre la Thailandia lottava col Covid, aveva scelto vacanze in Germania circondato da uno stuolo di giovani ragazze.
Un tweet allora divenne virale: «Abbiamo bisogno di un re?». In Thailandia il re non si può criticare e le pene sono severissime per chi «diffama» una delle ultime monarchie del mondo, legata a doppio filo con la casta militare da cui Prayuth proviene. Parlamentari e militari però si possono criticare. Il re no. Sarà un caso se il Bangakok Post, giornale in lingua inglese progressista, apre da ieri il suo sito web con un «Omaggio alla Regina madre»?
La manifestazione di lunedì si era conclusa con la lettura di dieci richieste di riforma delle istituzioni e della monarchia: che le morti dei critici del re vengano indagate e che la sua ricchezza personale sia separata da quella del Crown Property Bureau; che alla monarchia infine dovrebbero essere vietati interventi politici, allusione chiara al sostegno della corona ai ripetuti golpe militari.
Le 3-4mila persone che nella serata di lunedi si erano riunite davanti all’autorevole e progressista Università Thammasat hanno reiterato la richiesta di dimissioni di Prayuth ma sono andate un passo più in là: sfiorando la lesa maestà, anche se con argomenti sulla bocca di tutti. Troppo però: tanto che le richieste si possono leggere solo su giornali stranieri e che la stessa università ha pubblicato ieri una presa di distanze. Del resto il re potrebbe farla chiudere con un fischio.
In realtà l’attacco alla monarchia non è piaciuto a molti anche perché l’istituzione coronata è in Thailandia un segno dell’identità del Paese. Ma il passo è stato fatto. Per ora senza gravi ritorsioni se non la solita contro manifestazione lealista e qualche fermo di polizia seguito dal rilascio degli attivisti. Ma qualcosa da ieri in Thailandia è cambiato, come se si fosse rotto un tabù. Sono i giovani tailandesi la macchina di questa rivolta contro privilegi – militari e monarchici ma anche di classe – che legano la fragile democrazia siamese.
La maggioranza degli intervistati di un sondaggio di luglio citato dall’agenzia Upi ha messo sotto accusa anche il sistema giudiziario dopo l’assoluzione di Vorayuth Yoovidhya coinvolto in un incidente stradale mortale nel 2012. Il 35enne è l’erede dell’impero di Chaleo Yoovidhya, creatore della bevanda energetica Krating Daeng e co-fondatore della Red Bull. I giovani tailandesi vogliono evidentemente voltar pagina.
Di Emanuele Giordana
[Pubblicato su il manifesto]