Il tasso di crescita per il 2020 non sarà (se ci sarà) l’unico elemento da tenere sott’occhio durante il “lianghui”, il doppio appuntamento che ogni anno riunisce il parlamento cinese e il massimo organo consultivo della Repubblica popolare, accorciato e posticipato di oltre due mesi a causa della pandemia. Il momento più atteso sarà la presentazione del rapporto sul lavoro del governo che tradizionalmente spetta al premier Li Keqiang. Quest’anno l’agenda è particolarmente fitta. Come ricorda la stampa statale, infatti, il 2020 rappresenta il termine ultimo per raggiungere la “società moderatamente prospera”, portare a termine la guerra contro la povertà, e ultimare i dettagli del 14esimo piano quinquennale. “Pertanto, le due sessioni offrono un’importante opportunità per la Cina di concentrare la forza nazionale per formulare piani a medio e lungo termine.” Un esempio sono i nuovi progetti infrastrutturali, che richiedono protezioni legali”. Inutile dirlo, covid-19 sarà il vero protagonista. Sebbene la propaganda di partito descriva l’epidemia come una battaglia vinta dal “socialismo con caratteristiche cinesi”, Xi Jinping in persona ha più volte ammesso l’esistenza di carenze sistemiche nella prevenzione e gestione delle epidemie. La questione potrebbe trovare spazio grazie all’introduzione di una dibattuta legge sulla sicurezza biologica in lavorazione dallo scorso ottobre. Stando al Global Times, “possiamo anche aspettarci che la Cina effettui profondi adeguamenti nella sanità pubblica e nell’assistenza medica, un punto essenziale per lo sviluppo a lungo termine della Cina e la sua ripresa economica.”
Il Macro Polo consiglia cosa tenere sott’occhio:
-disoccupazione
-disposizione del budget fiscale
-iniziative a lungo termine
Nuova escalation tra Cina e Usa, Trump accusa Xi
La Casa Bianca ha presentato al Congresso un nuovo rapporto di 20 pagine sullo stato delle relazioni bilaterali. Letteralmente: “l’uso crescente del potere economico, politico e militare della Cina per costringere l’acquiescenza dagli stati nazionali nuoce agli interessi vitali americani e mina la sovranità e la dignità dei paesi e degli individui in tutto il mondo”. Riassumendo alcune delle accuse più frequenti, il documento punta il dito contro il furto di tecnologia, il protezionismo economico e l’aggressività militare perseguiti dal regime cinese mettendo ancora una volta in evidenza l’erronea speranza riposta dall’occidente nella convinzione che un maggiore coinvolgimento del gigante asiatico sul proscenio internazionale ne avrebbe facilitato una conversione democratica. Contrariamente a quanto previsto, la natura autoritaria del governo cinese è tornata ai livelli del massacro di piazza Tian’anmen. Nonostante i toni duri, il rapporto conclude che “anche se siamo in competizione con la Repubblica Popolare Cinese, accogliamo con favore la cooperazione quando in linea con i nostri interessi. La concorrenza non deve condurre a scontri e conflitti”. Chiaramente al momento gli interessi non combaciano. Almeno non quelli di Donald Trump. Nelle ultime ore il presidente americano si è esibito in una nuova raffica di tweet che per la prima volta sembrano attribuire la responsabilità della crisi epidemica direttamente all’amico Xi. [fonte: Bloomberg, SBS, Bloomberg]
China Unicom e ZTE lavorano al 6G
China Unicom e ZTE hanno avviato una collaborazione sul 6G al fine di assicurare il primato cinese nella rete di prossima generazione. Stando all’accordo, le due aziende svolgeranno ricerca congiunta sulla nuova tecnologia e lavoreranno insieme alla definizione degli standard così da giocare di vantaggio sugli altri paesi ancora distratti dalla competizione per il 5G. Si stima che la rete di sesta generazione vedrà la luce solo nel 2030. Nel frattempo, Pechino ha tutto il tempo per ottenere il primato nella definizione degli standard, così da favorire le aziende nazionali. Un obiettivo racchiuso nel piano quindicennale “China Standards 2035”, in cui il governo cinese delinea quali dovranno essere gli standard globali delle tecnologie mobili di prossima generazione. E non solo. Attraverso il processo di standard-setting Pechino mira a consolidare la propria leadership in aree strategiche dalle reti di telecomunicazione, all’intelligenza artificiale passando per il traffico dati. [fonte: Abacus, CNBC]
Guadagnare consenso politico con il commercio online
Per aiutare le economie rurali a rimanere a galla durante la pandemia di COVID-19, i funzionari locali cinesi hanno utilizzato le piattaforme di livestreaming per promuovere e vendere diversi prodotti, come l’artigianato e le specialità locali, in tutta la Cina. Secondo quanto riportato dalla Xinhua, tuttavia, sembra che la pratica di promozione via web sia stata l’occasione utile per i funzionari per gonfiare i dati sulle vendite e gli spettatori, ma soprattutto per guadagnare maggiore consenso politico. Una pratica non rara, se si considera che nel primo trimestre di quest’anno sono state effettuate oltre 4 milioni di dirette commerciali. Più di 100 funzionari locali vi hanno preso parte. [fonte Sixth Tone]
Singapore: prima condanna a morte via Zoom
Singapore ha emesso per la prima volta una condanna a morte in videoconferenza. Punithan Genasan, trentasettenne di nazionalità malese, si è visto comminare la pena capitale via Zoom per reati di droga risalenti al 2011. Da quando la città-stato è entrata in lockdown lo scorso aprile, numerose udienze sono state aggiornate per motivi di sicurezza. Nonostante le critiche delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani, il legale di Genasan non ha sollevato obiezioni sulle modalità con cui è stata comunicata la sentenza.[fonte: Reuters]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.