Nel luglio 2018 finalmente finiva quella che avevamo definito una pagliacciata, con il fondo Elliot di Paul Singer che entrava in possesso del Milan estromettendo Yonghong Li, incapace di ripagare il debito da oltre 300 milioni con cui aveva finalizzato l’acquisizione del club l’aprile dell’anno precedente in modo controverso, fra caparre provenienti da paradisi fiscali e fondi di dubbia provenienza che non sono mai stati chiariti con esattezza.
Su Twitter Yonghong Li scrive: ‘Se c’è qualsiasi cosa che io possa fare voglio parlarne e ascoltare… Avevo piani chiari per il futuro ma questi sono stati smantellati e improvvisamente non ero più proprietario del Milan’. E per fortuna che è andata così, ci teniamo a ribadire, perché qui vogliamo ricordarvi con che razza di personaggio abbiamo avuto a che fare: un truffatore che molto probabilmente è stato piazzato a capo del Milan per coprire un movimento illecito di fondi.
Vi ricordate delle miniere di fosforo? Yonghong Li nel suo CV sbandierato ai media italiani che seguivano come pecore le parole di Fassone, dichiarava di essere in possesso di un ampio Impero minerario nel Guizhou. L’inchiesta del New York Times ha svelato che le cose erano ben diverse.
I giornalisti americani si sono recati negli uffici della proprietà trovandoli vuoti e con affissi cartelli che indicavano il mancato pagamento dell’affitto. Inoltre risultava che Yonghong Li non era proprietario di nessuna azienda mineraria e che anzi, quell’attivitá ora apparteneva alla Guangdong Lions e che nell’anno precedente era passata di mano ben quattro volte, due di queste senza alcuna transazione di capitali.
Inoltre il New York Times ha fatto luce anche sul passato dell famiglia di Yonghong Li, quando nel 2004, l’azienda del padre, la Guangdong Green River Company, si è resa protagonista di una truffa da 68 milioni di dollari ad oltre 5.000 investitori, e proprio per questo, il padre ed il fratello di Yonghong Li sono stati incarcerati. Quest’ultimo è stato indagato, ma non condannato.
Quello che Yonghong Li possedeva veramente era una holding dal nome di Shenzhen Jie Ande, con la quale controllava una società di packaging (Zhuai Zhongfu) a nome della moglie. Ebbene, nel febbraio del 2018 come svelato dal Corriere dello Sport, questa è stata messa all’asta per ordine del Tribunale del Futian al fine di ripagare il debito da 60 milioni di euro con le banche dello Jiangsu e del Canton. Questi eventi accadevano all’incirca nello stesso istante nel quale la nuova proprietà rossonera presentava le credenziali alla Figc. Che cavallo facevano in Federazione, dormivano?!
Nei mesi successivi all’inchiesta del CorSport il Milan approvava nuovi aumenti di capitale con soldi che, non si sa assolutamente da dove provenivano, mentre Yonghong Li stava trattando con Rocco Commisso (oggi proprietario della Fiorentina), per la cessione del club.
Finalmente nel luglio del 2018 Elliot, con tre mesi di anticipo rispetto alle scadenze pattuite, a causa di un mancato aumento di capitale è entrata in possesso del club mettendo fine al ridicolo capitolo di Yonghong Li.
Nei mesi seguenti l’oramai ex proprietario del Milan scompare dalla circolazione, se non per un’allegra foto di famiglia alle Maldive, dove Yonghong Li non sembra proprio avere la faccia di uno che ha perso centinaia di milioni di euro.
Si sono susseguite varie voci: nell’ottobre del 2018, a causa dei troppi debiti accumulati (fra cui quello mai saldato con Teamway) a Yonghong Li sarebbe stato ritirato il passaporto con il divieto di lasciare la Cina. Intanto è stata avviata la rogatoria dalla Procura di Milano per ricostruire il flusso di denaro finito nelle casse del club rossonero puntando nel mirino alcune banche di Hong Kong e Macau. Nel mese di ottobre le autorità cinesi hanno inviato al pm Paolo Storari, titolare del fascicolo assieme al Procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, una richiesta di chiarimenti in merito alle istanze istruttorie avanzate con la rogatoria avviata mesi fa per far luce sui flussi finanziari di Li.
Ci vorrà ancora tempo per capire la provenienza dei soldi e per concretizzare l’accusa di falso in bilancio. Ma nel mentre Yonghong Li su Twitter cerca di smentire le voci degli ultimi mesi, sostenendo che ad esempio il suo passaporto non è stato ritirato, mentre alterna foto di se che guarda sul tablet le partite del Milan mostrandosi come un tifoso. Patetico.
Piuttosto che sparare stronzate su Twitter Yonghong Li ci dica come è possibile che nei mesi prima dell’acquisizione sia stato possibile per lui versare caparre da 100 milioni di euro mentre la sua holding andava in default per un debito da 60 milioni. Evidentemente quei soldi non erano i suoi? Ci faccia sapere signor Li.
Di Calcio8Cina*
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