Tanto reali e silenziosi da sfuggire all’attenzione di radar e uccelli. Sono i droni-spia di ultima generazione, a cui stanno lavorando gli scienziati della Northwestern Polytechnical University di Xian. Diretto dal professor Song Bifeng, già coinvolto nello sviluppo dei caccia Stealth J-20, il programma — nome in codice “Dove” (Colomba) — prevede lo sviluppo di velivoli senza pilota con le sembianze precise di un uccello.
Già utilizzati da oltre 30 agenzie militari e governative cinesi in almeno cinque province del Paese, i droni — a differenza dei normali aeromobili senza equipaggio dotati di ali fisse o rotore i nuovi — imitano fedelmente il battito delle ali di un uccello nelle azioni di salita, discesa e volteggio nell’aria. Un ricercatore coinvolto nel progetto ha riferito che l’obiettivo è quello di sviluppare una nuova generazione di droni con ingegneria “biologicamente ispirata”, in grado di eludere la rilevazione umana e persino i radar.
Al momento le colombe meccaniche pesano 200 grammi, hanno un’apertura alare di circa 50 centimetri e possono volare a velocità di 40 km/h per un massimo di 30 minuti. In confronto, la limosa, un uccello migratore della famiglia degli Scolopacidae, pesa 290 grammi e ogni autunno può volare ininterrottamente per 11.000 km dall’Alaska alla Nuova Zelanda, un viaggio che richiede appena otto giorni. Secondo un ricercatore coinvolto nel progetto intervistato dal South China Morning Post, i droni-spia riproducono circa il 90% dei movimenti di una vera colomba, producendo così poco rumore da essere difficilmente localizzabili da terra, sopratutto se rivestiti di piume. E hanno fattezze tanto realistiche da venire spesso accostati in volo da uccelli veri.
I dispositivi sono dotati di una telecamera ad alta definizione, antenna GPS, sistema di controllo del volo e collegamento dati con funzionalità di comunicazione satellitare. Il meccanismo che permette l’azione di sbattito comprende una coppia di bilancieri azionati da un motore elettrico, mentre le ali stesse possono deformarsi leggermente quando si muovono su e giù. Questo permette non solo di effettuare le traiettorie in salita ma fornisce anche la spinta per guidare il drone in avanti. Un softwareappositamente progettato aiuta a mantenere il movimento stabile per garantire che la fotocamera di bordo ottenga immagini e video nitidi.
Ci sono voluti quasi 2000 test di volo prima di poter dispiegare le “colombe meccaniche” in situazioni di vita reale, e tutt’oggi la tecnologia ha ancora un’utilizzo piuttosto limitato rispetto ai normali droni. “Speriamo in un uso su larga scala in futuro dati i molti vantaggi sia in ambito civile che militare”, spiega al quotidiano di Hong Kong Yang Wenqing, docente della School of Aeronautics st Northwestern. Le stime del mercato interno si aggirano intorno al miliardo e mezzo di dollari. Tra i possibili ambiti d’impiego gli esperti citano le operazioni di soccorso, la protezione ambientale e la pianificazione urbana. Ma è soprattutto nel settore militare che Dove potrebbe fornire il proprio prezioso aiuto.
Una valutazione della tecnologia da parte di un centro di ricerca militare ha concluso che l’aeromobile ha un “valore pratico”grazie alla sua capacità di rimanere in aria per più di 20 minuti e viaggiare per 5 chilometri. Secondo Gan Xiaohua, capo ingegnere presso il PLA Air Force Equipment Research Institute di Pechino, si tratta “dell’unico micro-drone bionico al mondo in grado di svolgere una missione da solo”. In tempi recenti, progetti analoghi sono stati condotti dalla Nanjing University of Aeronautics and Austronautics, artefice di “Tian Ying” (uccello-robot dalle sembianze di un’aquila) e dall’azienda americana Prioria Robotics, sebbene in questi casi le fattezze esteriori non corrispondano alla fedeltà dei movimenti realizzato da Dove. Non a caso una delle aree in cui al momento viene utilizzato più massicciamente con funzioni di sorveglianza è la regione autonoma dello Xinjiang, nell’estremo Ovest cinese, al confine con Afghanistan, Pakistan, dove la presenza di minoranze etniche di religione islamica turba i sonno della leadership cinese, ossessionata dalla stabilità sociale.
di Alessandra Colarizi
[Pubblicato su Il Fatto quotidiano online]Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.