Le relazioni tra Cina e Russia hanno raggiunto il loro massimo storico. Ne sono convinti Xi Jinping e Vladimir Putin che nella giornata di ieri hanno annunciato l’inizio di una “partnership strategica globale di coordinamento nella nuova era”. La svolta è avvenuta durante una visita del presidente cinese a Mosca, prima tappa di una tre giorni che proseguirà con la partecipazione di Xi al St. Petersburg International Economic Forum. Il leader cinese – giunto con al seguito un migliaio di persone e due panda – ha presieduto alla firma di una serie di documenti volti a rilanciare gli scambi commerciali (che finalmente hanno superato l’ambito traguardo dei 100 miliardi di dollari) e gli investimenti cinesi nel paese, in calo verticale nel 2018. Durante l’ultimo forum sulla Belt and Road il capo del Cremlino ha definitivamente allentato le proprie resistenze nei confronti di una Nuova via della seta a guida cinese nell’area ex sovietica coperta dall’Unione economica eurasiatica. Ma gli affari rappresentano solo un aspetto della partnership strategica. Commemorando i 70 anni dall’istituzione dei rapporti bilaterali, i due leader hanno riaffermato piena convergenza di interessi sullo scacchiere internazionale, specialmente in riferimento al dossier iraniano e nordcoreano così come alla crisi venezuelana. Gli Stati Uniti prendano nota [Scmp, Reuters, Xinhua]
Terre rare: gli Usa preparano un piano di salvataggio
Le minacce potrebbero presto trasformarsi in fatti. Dopo aver ventilato a mezzo stampa restrizioni sull’export di terre rare, Pechino ha convocato esperti del settore per valutare un maggiore controllo sulle attività di estrazione e lavorazione così come sulle esportazioni dei preziosi elementi. Il meeting, organizzato martedì dalla National Development and Reform Commission, ha coinciso con la pubblicazione di un report del dipartimento del Commercio americano in cui si preannunciano “azioni senza precedenti” per ridurre la dipendenza da fonti estere di “minerali essenziali” e ha raccomandato misure urgenti, compreso il potenziamento della produzione nazionale al momento pari pressoché a zero.Washington soddisfa grazie a Pechino circa il 80% del proprio fabbisogno di terre rare e un blocco dell’export sarebbe distruttivo per l’industria tecnologica e militare americana. Un’opzione che tuttavia esporrebbe il governo cinese alle critiche della WTO come già avvenuto nel 2010 quando a finire vittima delle restrizioni fu il Giappone [fonte: Nikkei]
La trade war rilancia l’economia vietnamita
Il Vietnam è ad oggi il vero vincitore della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. Lo rivela uno studio di Nomura, secondo il quale il paese del Sudest asiatico – ha ottenuto di rimbalzo ordini sulle merci coperte dalle tariffe sino-americane pari al 7,9% del Pil fino al primo trimestre del 2019. Segue con largo scarto Taiwan che ha totalizzato guadagni equivalenti al 2,1. % del Pil. Entrambe i paesi hanno incassato molto più dalle tariffe statunitensi sul made in Cina che dai dazi cinesi sulle merci americane, chiarisce il report. Secondo l’istituto giapponese, gli ordini statunitensi e cinesi di oltre la metà dei 1.981 prodotti coinvolti nella guerra commerciale sono stati finora deviati altrove, creando nuovi vincitori e perdenti lungo la catena di approvvigionamento globale. Tale tendenza verrebbe ulteriormente rafforzata nel caso in cui Trump dovesse procedere davvero a colpire tutto l’import dalla Cina [fonte: Caixin, Scmp]
Kim sospende i Giochi di Massa
La Corea del Nord ha sospeso gli spettacolari Giochi di Massa dopo il disappunto dimostrato durante la premiere da Kim Jong-un. Secondo la KCNA, il leader ha “criticato seriamente” i creatori dello show per “il loro errato spirito creativo e l’atteggiamento irresponsabile al lavoro”. Non è chiaro cosa abbia infastidito Kim, ma gli esperti presumono che il Maresciallo possa non aver gradito un suo grande ritratto comparso durante la performance in rottura con l’usuale basso profilo mantenuto dal giovane leader in confronto al padre e al nonno, le cui immagini sono disseminate ovunque. L’evento ha inoltre messo fine alla girandola di speculazioni sulla sorte degli alti funzionari coinvolti nell’organizzazione del deludente vertice di Hanoi. La sorella di Kim, Kim Yo Jong, vicedirettore del Partito dei Lavoratori, è tornata sotto i riflettori dopo un mese e mezzo di silenzio, mentre il gerarca Kim Yong Chol – dato dalla stampa sudcoreana ai lavori forzati – è ricomparso per la seconda volta in pochi giorni. Secondo gli analisti, l’apparizione pubblica dell’ex capo dell’intelligence basterebbe a smentire anche le indiscrezioni sull’esecuzione di Kim Hyok Chol, inviato speciale per gli affari statunitensi [fonte: Afp, Guardian]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.