La Cina ha appena finito di produrre un prototipo per un treno a levitazione magnetica superveloce (maglev) che può raggiungere una velocità massima di 600 km / h. Il progetto, realizzato dalla China Railway Construction Corp. ed esposto ieri nella città di Qingdao, promette di diventare una delle maglev più performanti al mondo tanto da poter ridurre di due ore il tempo di percorrenza tra Pechino e Shanghai, oggi già coperto dall’alta velocità. Nella più ottimistica delle prospettive la tecnologia dovrebbe essere pronta per la produzione di massa nel 2021, ma i precedenti non sono incoraggianti. Dubbi sulla sicurezza e le ricadute ambientali hanno spinto il governo cinese a puntare sulla linea superveloce piuttosto che sui treni a lievitazione magnetica, anche se maglev più modeste sono già operative a Shanghai e Changsha [fonte: Scmp]
La Cina e il buco dell’ozono
Circa il 40-60 per cento dell’aumento globale del triclorofluorometano refrigerante (CFC-11), il gas più dannoso per l’ozono, registrato dal 2013 a oggi va attribuito alle province industriali cinesi dello Shandong e dello Hebei. E’ la conclusione a cui sono giunti i ricercatori della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization, secondo i quali le emissioni di CFC-11 dalla Cina continentale orientale nel periodo 2014-2017 sono state di circa 7 milioni di chilogrammi all’anno superiori rispetto al periodo 2008-2012. Il CFC-11, utilizzato un tempo nei frigoriferi e nei condizionatori, rientra tra le sostanze chimiche vietate dal Protocollo di Montreal. Mentre la concentrazione della sostanza nell’atmosfera è diminuita sostanzialmente fino 2012, da allora gli esperti hanno evidenziato un rapido aumento. La Cina – che nel ’91 ha ratificato il trattato – sostiene di aver limitato rigorosamente l’impiego di sostanze chimiche dannose per l’ozono. Una posizione contestata dall’Environmental Investigation Agency (EIA), che proprio lo scorso anno ha affermato siano diverse decine le aziende cinesi a utilizzare illegalmente il CFC-11 nella produzione di schiuma di poliuretano [fonte: Reuters]
Un ricercato a Hollywood
Dirige una compagnia cinematografica di Hollywood, vanta rapporti di business con Mike Tyson ed è stato immortalato insieme a Donald Trump durante una raccolta fondi. Non è certo il tipico identikit di un ricercato, ma è esattamente quanto caratterizza la vita di Shi Jianxiang, fuggitivo nella lista nera delle autorità cinesi per una presunta frode da diversi miliardi di dollari. Da quando è arrivato negli Stati Uniti dopo il crollo delle sue attività in Cina nel 2016, Shi ha fatto affari attraverso società di comodo e capitali offshore parcheggiati ai Caraibi, investendo nell’intrattenimento e la finanza. Su richiesta di Pechino, l’Interpol ha emesso una richiesta di arresto nel 2017 con l’accusa di “raccolta fondi con mezzi fraudolenti”. Ad oggi l’imprenditore è tra i 50 fuggitivi più ricercati dalle autorità cinesi, di cui quasi la metà localizzati negli Stati Uniti. Pechino accusa Washington di fornire riparo ai criminali, ma la mancanza di un accordo di estradizione rende un rimpatrio complicato [fonte: WSJ]
La Falun Gong in Corea del Nord?
Secondo Radio Free Asia, il governo di Pyongyang avrebbe avviato una campagna di repressione contro la setta cinese spirituale della Falun Gong, messa al bando da Pechino negli anni ’90 per le sue presunte finalità sovversive. Circa un centinaio di arresti avvenuti di recente nella capitale nordcoreana mettono in risalto la diffusione inaspettata del movimento a nord del 38esimo parallelo, che alcune fonti attribuiscono all’incremento degli scambi commerciali con la Cina. Proprio come oltre la Muraglia, il successo riscosso tra l’elite locale avrebbe reso la polizia anche più occhiuta nei confronti della pratica esoterica, che promettendo immortalità e il controllo dello spirito ha tutti gli elementi per conquistare le simpatie dei popoli oppressi. Sebbene la costituzione nordcoreana assicuri formalmente libertà di religione, il proselitismo viene severamente punito con i lavori forzati. Non è escluso che le diramazioni internazionali della Falun Gong spaventino Pyongyang anche più dei suoi precetti esoterici[fonte: RFA]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.