Mentre Washington fa le pulci a Huawei, secondo il Wall Street Journal, da anni satelliti di produzione statunitense starebbero sostenendo le attività del governo e dell’esercito cinese. Per motivi di sicurezza, ufficialmente le leggi americane non permettono la vendita di satelliti alla Cina. Questo tuttavia non vale per Asia Satellite Communications, azienda con base a Hong Kong controllata congiuntamente dal conglomerato finanziario cinese Citic Group e l’istituto statunitense Carlyle Group., che a sua volta supporta altri clienti cinesi. Secondo il WSJ, ad aver beneficiato dei servizi di AsiaSat ci sarebbe nientemeno che il Ministero della Sicurezza dello Stato cinese, il quale si sarebbe avvalso dei satelliti made in Usa per la comunicazione in caso di emergenza. Il quotidiano economico cita nello specifico le proteste anti-governative in Tibet e nello Xinjiang a cavallo tra 2008 e 2009. Non solo. A partire dal 2013, una società di telecomunicazioni statale cinese si è avvalsa della tecnologia di AsiaSat per fornire servizi mobile e internet alle forze armate cinesi, impegnate nella costruzione di installazioni permanenti sulle isole contese del Mar Cinese Meridionale. Il report, che arriva nel pieno di un braccio di ferro tecnologico tra Pechino e Washington, dimostra ancora una volta come il “decoupling” tra le due superpotenze sia solo un miraggio trumpiano [fonte: WSJ]
La Bri si converte alle rinnovabili
Tra le tante critiche mosse contro la Belt and Road primeggia l’accusa di non rispettare gli standard ambientali, tanto che Greenpeace ha descritto il progetto infrastrutturale come una specie di “via del carbone”. Eppure sono sempre di più le eccezioni, come nel caso di Cauchari , il più grande parco solare del Sud America. Collocato a oltre 4000 metri d’altitudine, l’impianto verrà finanziato per l’85% dalla Import-Export Bank e si avvarrà per l’80% di fornitori cinesi, compresa Huawei. La Cina ha speso oltre 244 miliardi di dollari in progetti energetici in tutto il mondo dal 2000, un quarto dei quali in America Latina. Mentre la stragrande maggioranza dei finanziamenti è confluito in petrolio, gas e carbone, secondo l’ambasciata cinese a Buenos Aires, da nove anni a questa parte la Cina si conferma il primo investitore in energia pulita a livello globale, oltre che il principale produttore mondiale di pannelli solari e invertitori [fonte: Reuters]
Kim arriva in Russia
“Un primo passo” verso la ripresa di scambi più frequenti. Così Kim Jong-un ha definito il suo viaggio in Russia appena giunto alla stazione di Khasan, aldilà del confine. Il treno blindato del leader nordcoreano è arrivato mercoledì alle 10.30. Da lì Kim si sposterà in macchina fino a Vladivostok, dove avverrà l’incontro con Putin. E’ la prima volta dal 2011 che un leader del Nord visita il vecchio alleato. La trasferta si inserisce in una controffensiva diplomatica volta a rafforzare la posizione di Pyongyang al tavolo delle trattative con gli Stati Uniti. Dal marzo 2018, Kim ha totalizzato quattro incontri con il presidente cinese Xi Jinping, tre con il presidente sudcoreano Moon Jae-in, due con Trump e uno con il presidente vietnamita Nguyễn Phú Trọng. Come spiegano gli esperti “fa parte del Juche – il principio dell’autosufficienza – non fare affidamento su un solo alleato”. Ideologia a parte, non è difficile immaginare che il principale intento del leader sia quello di ottenere un allentamento delle sanzioni internazionali, che Trump ha accusato Mosca e Pechino di aver parzialmente aggirato [fonte: Afp]
Tokyo risarcirà le vittime delle sterilizzazioni forzate
La Camera alta del Giappone ha approvato all’unanimità una legge che permetterà a decine di migliaia di persone sottoposte a sterilizzazione forzata di ottenere un risarcimento di 3,2 milioni di yen (38.900 dollari). Fino al 1996, il governo nipponico ha portato avanti un programma volto a impedire la nascita di “discendenti inferiori”, di cui sono rimaste vittima tanto persone con disabilità fisica o cognitiva, quanto individui affetti da malattie mentali, lebbra o semplicemente gravi problemi comportamentali. Si stima che “legge sulla protezione eugenetica” abbia portato alla sterilizzazione di 25.000 persone, di cui 16.500 senza consenso. Circa una ventina ha già fatto causa al governo [fonte: Reuters]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.