Pechino sta preparando delle regole per standardizzare gli investimenti esteri nell’ambito della Belt and Road. A sei anni dal lancio della cintura economica eurasiatica, secondo fonti di Bloomberg, la National Development and Reform Commission avrebbe in cantiere una lista ufficiale dei progetti – privati e statali – riconosciuti dal governo cinese come parte della nuova via della seta. L’obiettivo è quello di fermare l’uso improprio dell’etichetta Belt and Road per giustificare investimenti esteri di dubbia natura e respingere le critiche di quanti considerano il piano un espediente per vincolare i paesi partecipanti ai capitali cinesi. Proprio martedì, il dipartimento di Stato americano ha annunciato che nessun alto funzionario statunitense prenderà parte al vertice in programma questo mese per celebrare la BRI. Nel 2017, era stato Matt Pottinger, esperto di Asia presso il National Security Council, a presenziare in rappresentanza del governo a stelle e strisce. Stando ai media cinesi, saranno una quarantina i leader stranieri a partecipare all’evento di quest’anno [fonte: Bloomberg]
Trade War: Pechino ha 5 anni per soddisfare le richieste americane
I negoziati tra Cina e Stati Uniti in corso a Washington puntano a istituire una deadline di poco più di cinque anni. Secondo fonti di Bloomberg, in base all’accordo proposto, entro il 2025 la Cina si dovrà impegnare ad acquistare materie prime statunitensi (tra cui soia e prodotti energetici) per un importo non rivelato, e a consentire alle società statunitensi di acquisire il 100% della proprietà delle attività in Cina. Si tratterebbe di un impegno vincolante soggetto a possibili ritorsioni degli Stati Uniti se non mantenuto. A ciò si aggiungono altre imprecisate offerte non vincolanti che la Cina è pronta ad attuare entro il 2029 ma che non prevedono l’imposizione di sanzioni statunitensi in caso di inadempienza cinese. Nella giornata di oggi Trump potrebbe annunciare la data del meeting con Xi Jinping necessario a sugellare l’accordo, che – secondo il WSJ – tarda ad arrivare a causa della reticenza statunitense a rimuovere completamente le tariffe imposte su 250 miliardi di dollari di prodotti cinesi. Intanto il Fondo monetario internazionale avverte: i dazi tra le due superpotenze non serviranno a raddrizzare la bilancia commerciale come sperato da The Donald, anzi se portati al 25% rischiano di decurtare la crescita del Pil americano dello 0,6% e quella cinese dell’1,5% [fonte: Bloomberg, WSJ]
Ombre cinesi su Mar-a-Lago
Gli Stati Uniti hanno arrestato una donna con doppio passaporto cinese per essersi introdotta nella tenuta di Mar-a-Lago con una chiavetta USB contenente un software “pericoloso”. Cercando di giustificare la sua presenza nella tenuta di Donald Trump, Yujing Zhang, questo il suo nome, avrebbe riferito allo staff di voler prendere parte a un inesistente evento della United Nations Chinese American Association. Non riscontrando “alcun documento legittimo”, il personale ha richiesto l’intervento del Secret Service che ha preso in custodia la donna e perquisito tutti i dispositivi elettronici rivenendo la pennetta con il malware, uno strumento spesso utilizzato dagli hacker. Più tardi Zhang avrebbe spiegato che “un amico cinese di nome Charles” le aveva chiesto di recarsi in Florida “per parlare con qualcuno della famiglia Trump delle relazioni economiche tra Cina e America”. L’arresto giunge a pochi giorni da un’inchiesta di Mother Jones sui torbidi affari tra la comunità del business cinese e l’establishment americano sullo sfondo di Mar-a-Lago. I riflettori puntano sulla UNCAA, una misteriosa Ngo che millanta rapporti non confermati con il United Nations Department of Economic and Social Affairs [fonte: WSJ, Scmp]
Una nuova legge sull’estradizione avvicina Hong Kong a Pechino
Le vittime di persecuzioni politiche, religiose o etniche verranno tutelate a dovere. E’ quanto assicurato dal dipartimento di Giustizia di Hong Kong, a stretto giro dalla prima lettura della controversa proposta di legge che – se approvata – permetterà l’estradizione verso Taiwan, Macao e la Cina continentale. L’emendamento, proposto in seguito a un omicidio perpetrato da un cittadino hongkonghese a Taiwan, è stato accolto dalle accese proteste tanto da parte del fronte liberale quanto dalle frange più vicine a Pechino. Il timore è che il nuovo disegno di legge rafforzi l’ingerenza cinese sul centro finanziario, compromettendone la reputazione a livello internazionale. C’è da dire che anche in assenza di un accordo formale di estradizione Pechino non si è fatto troppi problemi a prelevare dalla regione amministrativa speciale personaggi scomodi come l’imprenditore Xiao Jianhua e i cinque librai di Causeway Bay. Per tranquillizzare l’opinione pubblica, l’amministrazione di Carrie Lam ha provveduto a rimuovere dalla lista nove reati economici inizialmente soggetti a estradizione. Domenica scorsa, migliaia di manifestanti avevano marciato sotto la pioggia per esprimere il loro disappunto nei confronti dell’emendamento [fonte: NYT]
Niente scuola per i bambini autistici cinesi
Ieri si è celebrata la giornata mondiale dell’autismo in cinese zibizheng (自闭症) o guduzheng (孤独症, disordine della solitudine). Secondo le ultime stime del centro di ricerca sull’autismo della Beijing Normal University, nel paese ci sarebbero 2 milioni di bambini affetti dallo spettro dell’autismo, con 200000 diagnosi ogni anno. Riconosciuta come malattia solo nel 1982 e incluso come patologia mentale nel 11 piano quinquennale programma per i disabili, l’autismo stenta ancora a essere conosciuto da educatori e medici. Nonostante il Ministero dell’Educazione incoraggi l’inclusione degli alunni autistici, la verità è che scarse risorse e diffusa ignoranza dell’ autismo, fanno sì che la metà dei minori affetti da autismo non frequenti la scuola, ricorrendo a terapie private o a scuole speciali finanziate dallo stato. [fonte: Sixth Tone]
Corea del Sud prima nel 5G
La Corea del Sud sta per diventare il primo paese a lanciare la propria rete 5G, battendo sul tempo tanto gli Stati Uniti quanto la Cina. Venerdì, l’operatore locale SK Telecom avvierà i propri servizi di quinta generazione mentre Samsung lancerà il suo primo telefono con capacità 5G. Il sorpasso offre alle società sudcoreane la possibilità di sfoggiare il proprio know-how, gettando le basi per gli standard internazionali e catturando un’importante fetta di mercato, destinato a raggiungere i 123 miliardi di dollari entro il 2025 [fonte: Bloomberg]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.