Il potenziale scontro geopolitico tra Usa e Cina sulla partecipazione o meno dell’Italia al progetto della Nuova via della seta, fino ad oggi si è basato solo su supposizioni riguardo la natura economica dell’eventuale accordo tra Roma e Pechino.
Al di là dell’ovvio peso politico di un’eventuale firma da parte italiana, si è saputo poco o niente sul contenuto del testo che dovrebbe stabilire su cosa collaboreranno i due paesi. Tenendo presente che questo genere di accordi di solito non va molto nello specifico, finalmente qualcosa è trapelato.
Venerdì, il sito Euractiv, attento a quanto si muove in Ue a livello economico, ha rivelato alcuni contenuti fornendo anche un’indicazione politica tutta italiana: al Mise hanno più volte affermato che solo pochissime persone avevano già letto il documento.
Sappiamo che la Farnesina non ha gradito granché il recente attivismo filocinese di parte del ministero dello sviluppo. Il documento dunque potrebbe essere uscito non per caso: mancano ancora due settimane al possibile arrivo di Xi e all’eventuale firma e tante cose possono ancora cambiare. A pensare male, si potrebbe sostenere che la Farnesina abbia messo sul tavolo una carta pesante, specie per un dato: si apprende infatti che il testo trapelato – ad ora – sarebbe composto solo dalle proposte cinesi.
Dunque, o l’Italia non ha ancora effettuato modifiche, o il testo non è l’ultimo sul quale si sta lavorando (potrebbe infatti riferirsi all’autunno 2018 e riferirsi al viaggio di Di Maio in Cina), oppure ai nostri tecnici e a Di Maio e Conte (dovrebbero essere loro a firmarlo) va bene così com’è.
Secondo le rivelazioni, la Cina prevederebbe «di cooperare con l’Italia nello sviluppo di strade, ferrovie, ponti, aviazione civile, porti, energia e telecomunicazioni».
L’ultimo riferimento – le telecomunicazioni – potrebbe creare problemi con gli Usa, perché pare un via libera alla Huawei, mentre il riferimento alle «ferrovie» potrebbe preoccupare i 5stelle. Sulla base del leak poi, emergerebbe anche l’intenzione cinese di puntare su Trieste (sebbene con Genova siano stati conclusi accordi di recenti): il Mou «stabilisce il quadro per la cooperazione e gli accordi commerciali specifici minori, compresi i nuovi investimenti delle compagnie cinesi nel porto di Trieste. Il nodo marittimo di Trieste è uno dei più grandi del Mediterraneo, con il trasferimento di 62,7 milioni di tonnellate di merci nel 2018».
Intanto nella serata di venerdì, a Genova, al festival di Limes, il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha confermato due cose, riprese anche dalla stampa cinese oggi: che si procederà alla firma del memorandum e che sarà presente al secondo summit della nuova via della seta a Pechino in programma ad aprile. Si tratta di una conferma a una voce che da tempo girava e che però apre alla possibilità di allungare i tempi di negoziazione: la firma – dunque – potrebbe avvenire in Cina e non in Italia durante la visita di Xi Jinping.
[Pubblicato su il manifesto]Fondatore di China Files, dopo una decade passata in Cina ora lavora a Il Manifesto. Ha pubblicato “Il nuovo sogno cinese” (manifestolibri, 2013), “Cina globale” (manifestolibri 2017) e Red Mirror: Il nostro futuro si scrive in Cina (Laterza, 2020). Con Giada Messetti è co-autore di Risciò, un podcast sulla Cina contemporanea. Vive a Roma.