I podcast sono diventati uno strumento utile per informarsi anche in Italia. Tra i tanti generi esistenti, quelli giornalistici sono stati capaci di ritagliarsi uno spazio sempre maggiore: cronaca, reportage, cultura, scienza, storie; lo strumento audio, le capacità narrative degli autori e la possibilità di usare altro materiale audio (interviste, archivi) e musiche, ha reso i podcast uno strumento ideale per chi ha intenzione di tenersi informato, partendo da una pura curiosità, o per approfondire ed essere aggiornato (giornalisti, ricercatori, studenti, imprenditori).
Diffusi soprattutto negli Stati Uniti, in Italia i podcast sono stati scoperti solo di recente. Negli Usa, oggi, da alcuni podcast si traggono serie tv (è il caso dello splendido Dirty John) e sono ormai un’offerta che ogni media propone al proprio pubblico, provando a innovare costantemente le tecniche e le proposte. In Italia tutto rimane – invece – ancora molto a compartimenti (o è giornalismo o è letteratura): non c’è la stessa tradizione di non fiction novel, ovvero racconto, anche giornalistico, capace di utilizzare le stesse tecniche narrative della fiction. Allo stesso modo, per ora, non pare ci sia una completa volontà da parte dei media di investire in questi prodotti (di fatto, oggi, manca un modello di business efficace).
Sulla Cina, naturalmente, esistono numerosi podcast, per lo più stranieri, capaci di raccontare il paese in forme e con obiettivi diversi.
Di seguito ne segnaliamo alcuni che riteniamo interessanti per chi è curioso su tutto quanto accade in Cina.
Partiamo dalle basi: Sinica. Il podcast è uscito per la prima volta nel 2010 e oggi il programma è uno tra i veterani del panorama. I temi sono sempre precisi, scelti con grande attenzione, favorendo costantemente il rimpallo tra politica, economia, società e tendenze (soprattutto a livello digitale). Mattatori del podcast Kaiser Kuo e Jeremy Goldkorn, due personaggi piuttosto noti a chi abbia avuto modo di bazzicare qualche tempo a Pechino; ma i loro ospiti sono sempre preparati, brillanti e in grado di aggiungere sempre qualcosa alla discussione. Tra le puntate recenti da consigliare, le ultime sul caso Huawei e una sul cosiddettosistema di credito sociale in Cina.
Sulle news di giornata, seppure con qualche cautela, segnaliamo The Beijing Hour. Prodotto da China Plus (e Radio Cina internazionale) è una sorta di notiziario quotidiano (dura, più o meno, un’ora) sulle notizie del giorno inerenti alla Cina. Si tratta di materiale armonizzato, quindi da maneggiare con le dovute precauzioni, ma per chi si occupa quotidianamente di Cina potrebbe risultare importante. Il podcast propone servizi interessanti tanto di politica, quanto di economia “interna”. In più si sentono spesso parlare i politici cinesi.
Virando su podcast più “culturali” interessante è senza dubbio quello dello Upenn Center for the Study of Contemporary China, dell’università della Pennsylvania. I podcast (abbastanza lunghi, quasi sempre superiori all’ora e mezza) affrontano per lo più temi riferiti alla società civile e al mondo culturale cinese. Una delle puntate migliori, tra le più recenti, ha avuto come ospite Guobin Yang, uno dei sociologi cinesi più noti in questo momento. Il tema: Internet culture and politics in China.
Sempre sul fronte culturale da segnalare il podcast prodotto da Radii (che ha anche un’ottima newsletter) una fonte indipendente di informazioni sulle tendenze e la moda nella Cina di oggi (The China you didn’t know existed, il loro claim). Il podcast si chiama B-Side China.
Sempre prodotto da Radii è Digitally China, podcast dedicato a tutto quanto si muove sul fronte tecnologico, un universo decisamente scoppiettante di recente in Cina: l’ultima puntata del 3 gennaio si occupa, ad esempio, dello scontro (o chissà) tra Tencent e Spotify, considerando che il gigante cinese ha lanciato di recente una piattaforma musicale molto simile a Spotify. Questo podcast ha un’altra importante caratteristica: ogni puntata dura mezz’ora, durata ideale di un podcast.
La Cina – naturalmente – è ormai un paese che finisce per determinare le sorti di altri paesi. Una delle zone nelle quali le recenti attività della Cina sono piuttosto contestate è l’Africa. E su questo tema è fondamentale il podcast The China in Africa: prospettive, situazioni nazionali, investimenti e storie. Ospiti preparati, esperti e non improvvisati.
Non mancano i podcast storici sulla Cina. Ne segnaliamo due: The China History Podcast di Laszlo Montgomery (le ultime 12 puntate sono qualcosa di clamoroso, una serie interamente dedicata alla storia degli ebrei che trovarono rifugio in Cina, un aspetto della storia cinese poco conosciuto in Occidente). Più classico il secondo: The history of China (se ripescate le puntate del 2013 sono tutte sulle prime dinastie cinesi).
Infine, in tutto questo materiale, c’è pure qualcosa in italiano. Si tratta di Risciò (di S. Pieranni e Giada Messetti), un podcast sulla Cina contemporanea. La prima stagione, di otto puntate, racconta la Cina di Xi Jinping. Essendo chi scrive parte in causa, non posso che limitarmi a indicarvi il link.
[Pubblicato su il manifesto]Fondatore di China Files, dopo una decade passata in Cina ora lavora a Il Manifesto. Ha pubblicato “Il nuovo sogno cinese” (manifestolibri, 2013), “Cina globale” (manifestolibri 2017) e Red Mirror: Il nostro futuro si scrive in Cina (Laterza, 2020). Con Giada Messetti è co-autore di Risciò, un podcast sulla Cina contemporanea. Vive a Roma.