La Cina arretra ancora sull’uguaglianza di genere. Secondo il rapporto annuale del World Economic Forum, quest’anno il gigante asiaticio si è posizionato al 103esima posito su 149, peggio del 2017 quando era arrivato 100esimo su 144. E’ il quinto anno di fila che la Cina riporta un peggioramento. Il divario maggiore rispetto alla media globale continua ad essere rilevato nel mondo della politica, dove spicca la mancanza di donne in parlamento e nelle posizioni ministeriali. Piccoli miglioramenti invece nelle professioni tecniche e nel terziario. Mentre l’involuzione cinese è da attribuire parzialmente ai progressi registrati dagli altri paesi, la tradizione confuciana-patriarcale continua a rappresentare un ostacolo per l’emancipazione femminile in varie parti del paese. Tutt’oggi, oltre la Muraglia, lo squilibrio di genere alla nascita è uno dei peggiori al mondo.
Ofo è a rischio bancarotta
La compagnia di bike-sharing cinese, partner di Alibaba, è affetta da una grave crisi di liquidità che le rende impossibile ripagare i fornitori a causa di una costosa battaglia per la supremazia del mercato interno con il principale rivale Mobike, del gruppo Meituan Dianping. Nella scorsa settimana, milioni di utenti, incerti sul futuro di Ofo, hanno chiesto il rimborso dei depositi pagati per utilizzare la piattaforma, aggravando i problemi finanziari dell’azienda. A novembre dello scorso anno, l’azienda contava 200 milioni di utenti in Cina a novembre dello scorso anno con depositi che potrebbero ammontare fino a 20 miliardi di yuan (4 miliardi di dollari).
Lavori forzati: Centinai di sudcoreani fanno causa a Seul
Centinaia di sudcoreani hanno citato in giudizio il governo di Seul per ottenere un risarcimento per il lavoro forzato fornito alle imprese giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Circa un migliaio di persone e le loro famiglie hanno chiesto una compensazione di 100 milioni di won (88.500 dollari) a testa, adducendo come motivazione gli 800 milioni di dollari ottenuti da Seul nell’ambito di un accordo raggiunto con il Giappone nel 1965 per normalizzare le relazioni bilaterali. I fondi sono poi stati spesi nella ristrutturazione economica al termine della Guerra di Corea anzichè essere utilizzati per ricompensare i lavoratori. A ottobre la corte suprema del popolo ha sentenziato in favore degli ex dipendenti della Japan’s Nippon Steel & Sumitomo Metal Corp, affermando che i diritti di risarcimento non sono coperti dal trattato del ’65.
Pyongyang dice no alla denuclearizzazione unilaterale
La Corea del Nord non rinuncerà mai al nucleare a meno che gli Stati uniti non decidano di smantellare il loro ombrello atomico a difesa del Sud e del Giappone. La Korean Central News Agency ha finalmente confermato quanto sospettato da molti: Pyongyang non procederà a un disarmo unilaterale. “Quando parliamo della completa denuclearizzazione della penisola coreana, intendiamo la rimozione di tutte le fonti di minaccia nucleare, non solo dal Sud e dal Nord, ma anche dalle aree vicine alla penisola coreana” aggiunge il comunicato. D’altronde la vaghezza dell’accordo tra Trump e Kim Jong-un lascia spazio a interpretazioni più o meno restrittive, ponendo come obiettivo una “denuclearizzazione completa”. Il chiarimento di Pyongyang arriva a poche ore dall’anticipazione di una possibile rimozione delle restrizioni americane sui viaggi in Nord Corea, di cui sono rimaste vittime anche le organizzazioni umanitarie.
Le compagnie aeree dichiarano guerra alle fan del K-pop
La Korean Air rincarerà la pena per chi cancella i biglietti aerei una volta passate le procedure d’imbarco. Una multa di 200.000 won si aggiungerà all’attuale sanzione di 50.000-120.000 won. La misura è stata resa necessaria per placare l’orda di fan del K-pop che per avvicinare i loro idoli hanno utilizzato un furbesco startagemma: comprare posti in business class per ottenere un autografo o scattare una foto e poi scendere dall’areo prima della partenza, contando sul fatto che i biglietti sono spesso rimborsabili. Sabato un volo della Korean Air Hong Kong-Incheon ha fatto un’ ora di ritardo a causa di tre fan. Secondo la compagna solo a Incheon sono 35 gli icidenti del genere dall’inizio dell’anno, ma se si sommano tutte le compagnie aree potrebbero essere centinaia.
Filippine: La campagna antidroga taglia un altro traguardo
La sanguinosa campagna antidroga di Rodrigo Duterte ha superato quota 5000 vittime anche secondo le cifre ufficiali. Lo ha affermato il portavoce dell’agenzia antidroga specificando che tra luglio 2016 e novembre l’asticella è salita a quota 5050. Sommando le operazioni condotte dai vigilantes e gli squadroni della morte, secondo le associazioni per la difesa dei diritti umani il numero totale delle uccisioni sarebbe molto superiore: tra le 12.000 e le 20.000. Mentre lo spargimento di sangue viene spesso giustificato come legittima difesa, in un caso senza precedenti Lo scorso mese tre poliziotti sono stati incriminati per l’omicidio di un diciassettenne.