Pechino, guerra aperta contro le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale
La National Development and Reform Commission (NDRC), il più importante organo di panificazione economica del paese, ha rilasciato un documento in cui vengono delineate pene severissime per ogni forma di violazione dei diritti di proprietà intellettuale (DPI). Questo documento, uno dei più completi in materia di tutela dei DPI, è un chiaro messaggio di impegno da parte di Pechino, sempre più intenzionata ad accontentare le pressanti richieste di Washington e Bruxelles. Le aziende incriminate saranno soggette a restrizioni nell’utilizzo di capitali statali e nell’applicazione per fondi governativi, così come nell’ottenimento di sussidi e fondi assistenziali. Tuttavia, secondo Jiang Yong, esperto del China Institute of Contemporary International Relations, “il rilascio di questo documento potrebbe non aver nulla a che fare con la recente tregua sui dazi siglata tra Cina e Stati Uniti”. Secondo Jiang, infatti, i progressi fatti da Pechino nella tutela della proprietà intellettuale sarebbero “il diretto risultato delle accresciute competenze tecnologiche e scientifiche”.
Panama: nuovo tassello nella ‘Belt & Road Initiative’
Il presidente cinese Xi Jinping e la sua controparte panamense, Juan Carlos Varela, hanno firmato una serie di accordi commerciali, voluti da Pechino per accrescere la propria influenza politica ed economica in America Latina. Panama, primo paese sudamericano ad aver ufficialmente preso parte alla ‘Belt & Road Initiative’, godrà del supporto cinese per lo sviluppo del settore edilizio e per il rilancio del turismo. Dopo aver tagliato i rapporti diplomatici con Taiwan, Panama si è lasciata sedurre dalle ingenti promesse economiche di Pechino e, con le parole del presidente Valera, il paese sudamericano aspira a diventare “la porta di ingresso della Cina in America Latina”. Pechino e Panama City sarebbero al lavoro per la firma di un accordo di libero scambio, con l’obiettivo di trasformare il piccolo stato sudamericano in un hub logistico per l’espansione cinese nel continente sudamericano. “La crescita degli investimenti cinesi a Panama riafferma con forza il sempre più preminente ruolo di Pechino nello scacchiere geopolitico mondiale alle spese degli Stati Uniti”, ha affermato Carlos Guevara Mann, professore di relazioni internazionali presso la Florida State University a Panama.
Primo allarme per il dominio di Starbucks in Cina
Starbucks, azienda americana che ha trovato la propria fortuna in Cina, potrebbe ben presto diventare vittima non della guerra commerciale ma per mano di un competitor cinese in grande ascesa: Luckin Coffee, startup valutata 1 miliardo di dollari. Quest’ultima, lanciata ufficialmente nel gennaio 2018, conta più di 1500 negozi in 21 citta cinesi, contro i 3400 di Starbucks, entrato in Cina nel 1999 e ad oggi presente in 140 città. Entrambe le aziende stanno pianificando un’ulteriore espansione: Luckin vorrebbe raggiungere i 2000 negozi entro la fine dell’anno, mentre Starbucks i 6000 punti vendita entro il 2022. Dalla nascita di Luckin, i guadagni di Starbucks hanno fatto registrare una primo calo, motivato dal fatto che la startup cinese abbia fin da subito offerto il servizio di consegna a domicilio e lanciato una applicazione per smartphone di facile utilizzo. A ciò si somma il fatto che un tazza di caffè da Luckin costa il 30% in meno rispetto a Starbucks. L’azienda americana gode ancora della fama legata a prodotti accattivanti e alle location fancy tanto amate dai millennials, ma è chiaro che la lotta per la conquista del primato nella vendita del caffè nella seconda economia del mondo è appena cominciata.
我 ‘qiou’ diventa virale
Il carattere dell’anno è ‘qiou’, nato dalla fusione tra ‘穷’ (qióng ‘povero’), ‘丑’ (chǒu ‘brutto’) e ‘土’ (tǔ ‘terra’). Non sorprende dunque che ‘qiou’ venga utilizzato per indicare qualcosa di ‘sporco, povero e brutto’. In tempi in cui il costo della vita in Cina è in crescita e in cui si seguono canoni di bellezza impossibili da raggiungere, numerosi utenti online hanno coniato questo termine per descrivere la propria condizione. “Abbiamo avuto una gioventù felice”, commenta un utente su Weibo, “solamente perché non ci eravamo ancora resi conto di quanto brutti e poveri fossimo”. Il termine è diventato subito virale ed è stato eletto carattere dell’anno da Modern Express, noto media cinese. Non è la prima volta che vengono coniati neologismi online, nati per esprimere nuovi sentimenti, espressione di una società in costante mutamento.