Telefonata Trump-Xi, verso una bozza di accordo commerciale tra Cina e Usa
Mentre emergono accuse alle aziende cinesi di furto di proprietà intellettuale da parte del Dipartimento di Giustizia americano, il presidente Usa Donald Trump annuncia di aver incaricato i suoi uomini di stilare una bozza di accordo commerciale con la Cina. La decisione segue di poche ore una telefonata tra Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping durante la quale sono state discusse oltre al commercio altre questioni diplomatiche come la situazione nella penisola coreana. Tutto fa pensare in un summit formale a latere del vertice del G20 previsto per la fine del mese che potrebbe chiudere la guerra commerciale tra le due maggiori economie mondiali.
La Cina ci tiene al peacekeeping
L’ambasciatore cinese alle Nazioni Unite ha invitato ufficialmente il consiglio di sicurezza Onu Oltre muraglia per mostrare l’avanzamento urbano e tecnologico di Shenzhen e Guangzhou, ma soprattutto per convincere tutti dell’impegno di Pechino nel mantenimento della pace in vista della presidenza di turno dell’organo decisionale del Palazzo di vetro. Si tratterà di una visita eccezionale, ha spiegato l’ambasciatore Ma Zhaoxu, un “fuori programma” rispetto alle classiche visite in zone di guerra durante il quale Pechino intende mostrare il proprio impegno per il multilateralismo. Insomma, la Cina si candida a nuovo traino dell’Onu, in un periodo in cui gli Usa sembrano volersi sempre più affrancare dalle istituzioni internazionali.
Giappone, apertura ai colletti blu immigrati
Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha approvato una bozza di legge che aprirà maggiormente le maglie dell’immigrazione verso il Paese del Sol Levante per i lavoratori poco specializzati per rimpolpare le fila dei settori dell’economia che più risentono della carenza di lavoratori, in particolare nell’industria e nell’edilizia. Circa 500mila lavoratori saranno accettati nel paese a partire da quest’anno, secondo quanto riferito dai media locali, il 40 per cento in più dell’attuale quota di lavoratori stranieri attualmente impiegata. La decisione va nel senso di rispondere alle accuse di ong e istituzioni internazionali rispetto allo sfruttamento di lavoratori stranieri: negli ultimi anni è aumentato infatti il ricorso a tirocinanti tecnici (lavoratori provenienti da Cina e Asia in via di sviluppo soprattutto) spesso costretti a orari massacranti e virtualmente senza diritti.