Le aziende cinesi hanno iniziato a costruire stadi in Africa nella decade che va dal 1970 al 1980. Dopo una parentesi di calma piatta, nel nuovo millennio la Cina ha ripreso a costruire, concludendo oltre cinquanta impianti in Africa, e finanziando i grandi eventi continentali, in particolar modo le Coppe d’Africa di calcio. Il trend non accenna ad arrestarsi, tanto da far parlare di Stadium Diplomacy.
Il motivo di un simile intreccio tra sport e investimenti è prettamente politico. La Cina trova in Africa un inesauribile fonte di approvvigionamento di materie prime di cui ha disperatamente bisogno. A differenza di quanto fatto nel corso della storia dai paesi occidentali, la terra di mezzo ha però scelto di instaurare un rapporto il più armonioso possibile con i paesi africani, focalizzandosi non solo su quelli che sono i benefici portati dagli scambi commerciali, ma esportando anche la propria cultura, con l’apertura degli Istituti Confucio. In quest’ottica di soft power si inserisce anche la promozione dello sport, fattore a cui l’opinione pubblica sia in Africa sia in Cina è molto sensibile.
Per fare qualche esempio, un paese come il Gabon, che ha nella Cina il maggior partner commerciale specie per le esportazioni di petrolio e magnesio, (1.28 miliardi di dollari secondo stime dell’OEC), ha visto nel solo 2017 la costruzione di ben quattro strutture sportive di cui tre sono state costruite dalla Shanghai General Construction. Fiore all’occhiello del paese, con una capienza da 40.000 posti, è lo Stade d’Angondjé, nella capitale Liberville, conosciuto anche con il nome, in lingua francese, di “Stadio dell’Amicizia”, a suggellare il rapporto ben saldo fra Cina e Gabon. La Shanghai General Construction non si è occupata solo di edificare lo stadio, ma anche di costruire una rete elettrica, idrica e stradale nella zona circostante.
Altro caso è quello del Ghana che nel 2008 ha ospitato la sua quarta Coppa d’Africa. Dei quattro stadi che sono stati utilizzati per la competizione, uno di questi, il Tamale Stadium (situato nell’omonima città), è stato inaugurato proprio quell’anno grazie all’apporto della Shanghai Construction Group of China. Il Ghana è uno dei grandi paesi ‘amici’ della Cina, tanto che, secondo le stime riportate dall’ambasciatore Madam Sun Boahong, nel 2017 l’interscambio ha superato i 6 miliardi di dollari, facendo della Cina il partner commerciale preferenziale del paese africano.
Il fenomeno della Stadium diplomacy non interessa però solo i paesi ricchi di risorse naturali, ma assume una vera e propria valenza geopolitica laddove coinvolge anche paesi privi di risorse ma che occupano posizioni strategiche per il disegno complessivo della Nuova via della seta cinese. Un caso emblematico è quello del Senegal, che è il paese che ha beneficiato di più della Stadium Diplomacy, con ben 12 impianti donati da Pechino.
All’inizio del 2017, la compagine di Chinese Super League, il Guangzhou R&F, si è recata in Malawi, paese dell’Africa centrale, molto povero dal punto di vista delle risorse primarie, tanto che la sua economia è ancora essenzialmente agricola. Scopo del viaggio per la formazione allenata da Dragan Stoijkovic è stato quello di disputare una partita amichevole contro una selezione nazionale U23 per inaugurare il nuovo Bingu National Stadium, nuova infrastruttura da 40.000 posti sovvenzionata dal governo cinese per 70 milioni di dollari.
Il prossimo paese da tenere sott’occhio sarà il Camerun campione d’Africa in carica, che difenderà il titolo continentale in casa nel 2019. Per la prima coppa a 24 squadre, il Camerun ha progettato la costruzione di due nuovi stadi, entrambi affidati alla China Machinery Engineering Corporation. Come riportato dal prof. Simon Chadwick nel suo articolo sul South China Morning Post nel 2017, la voce principale nell’export del paese africano è il petrolio, ma il principale partner è la Spagna. Chissà se però, nei prossimi anni, grazie al rinnovato impegno della Cina in Africa e alla Stadium Diplomacy, il primato del paese europeo venga scalzato dal dragone.
Oltre l’Africa
Oltre alle grandi opere nel continente africano, la Cina ha costruito stadi in Centro America. Ma se in Africa il motivo portante della Stadium Diplomacy sono le risorse energetiche del continente, nei Caraibi il motivo è ben differente e riguarda l’isolamento diplomatico di Taiwan.
Per fare un esempio, fino al 2007 il Costa Rica ha intrattenuto relazioni diplomatiche con Taipei, ma la situazione è cambiata radicalmente quando Pechino ha iniziato ad investire pesantemente nella Nazione Centroamericana, con un accordo commerciale da 300 milioni di dollari, la cui appendice è stata la creazione di un Istituto Confucio nella città di San Josè e l’edificazione del Costa Rica National Stadium, impianto da 35.000 posti, nel quale disputa le proprie partite la Nazionale Maggiore. L’impianto è stato inaugurato nel 2011, stesso anno in cui è sorta una China Town a San Josè. Ora oltre 50.000 cinesi vivono in Costa Rica e sono la comunità straniera più influente.
Questa stessa strategia è stata utilizzata per tutti quei paesi dell’America Latina che riconoscevano Taiwan, e l’ultimo ad aver abbracciato la visione di una sola Cina è Panama nel giugno del 2017, lasciando Taiwan con una manciata di alleati fra Centro e Sudamerica.
La Stadium Diplomacy cinese è arrivata fino in Qatar, paese al centro del dibattito calcistico e politico, in quanto ospiterà i Mondiali del 2022 (e il fondo sovrano è proprietario del Paris Saint Germain in Francia), ma allo stesso tempo deve fronteggiare gravi questioni, quali le stragi nei cantieri per la costruzione degli Stadi e l’isolamento diplomatico nei confronti degli altri stati nell’area del Golfo, guidati dall’Arabia Saudita. La Cina sarà presente al Mondiale di Qatar2022 con un proprio stadio, costruito dalla China Railway Construction Corporation Limited a Lusail, una piccola cittadina a 12 chilometri a nord di Doha. Gli investimenti cinesi in Qatar sono aumentati addirittura del 77.5% nel 2017 e coinvolgono anche le banche, in particolar modo la China Commercial Bank e la Qatar National Bank. Il Fondo Sovrano del Qatar ha recentemente investito in grandi compagnie cinesi, acquistando il 22% della Citic Capital, holding che opera nel settore della finanza e nel Real Estate.
Il Qatar inoltre si è notevolmente impegnato per promuovere l’amicizia fra i due paesi: dal 2015 si tiene la fiera del Made in China, con la presentazione di vari prodotti e aziende cinesi agli investitori arabi, mentre nel dicembre 2016, l’ambasciatore cinese in Qatar Li Chen ha ribadito l’importanza delle buone relazioni con il paese arabo e la sua posizione strategica per la One Belt One Road durante la manifestazione China Qatar-Cultural Year.
di Calcio8Cina
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