In Cina e Asia — La Cina rallenta sul fotovoltaico, Delhi ne approfitta

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La Cina rallenta sul fotovoltaico, Delhi ne approfitta

L’India si appresta a scavalcare la Cina. E’ quanto suggerisce un rapporto dell’ Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA), secondo il quale — nonostante il gigante asiatico sia ancora primo per capacità installata — cinque dei 10 parchi fotovoltaici più grandi in costruzione in giro per il mondo sono collocati proprio nel subcontinente. Nel 2022 l’India dovrebbe raggiungere una capacità di 100,000 megawatts (MW). Questo picco di attività ha reso l’energia solare più economica del carbone, mentre la Cina dovrebbe raggiungere la grid parity (il punto in cui l’energia elettrica prodotta per mezzo di impianti alimentati a fonti energetiche rinnovabili ha lo stesso prezzo dell’energia prodotta tramite fonti energetiche convenzionali cioè le fonti fossili, o fonti energetiche alternative come il nucleare) solo nel 2022. Il sorpasso potrebbe coincidere con un rallentamento strutturale del settore oltre la Muraglia. Il 1 ° giugno, la National Development and Reform Commission ha annunciato che quest’anno verranno istallati appena 30 gigawatt di nuova capacità solare, in calo rispetto ai 53 GW del 2017, nel tentativo di “ottimizzare” il settore, notoriamente soggetto a sprechi data l’inadeguatezza delle infrastrutture di sostegno.

Una nuova generazione di giovani marxisti

I millenial cinesi si dicono più marxisti del partito comunista. Nel bicentenario della nascita di Marx, un gruppo di ventenni ha sfidato la vulgata delle autorità rivendicando la propria fedeltà ai precetti enunciati nel Manifesto del ’48 mentre il governo — comunista solo di nome — continua a ignorare le lamentele della classe operaia, le rivendicazioni della società civile e il problema degli abusi sessuali. Una delle promotrici di questa nuova corrente “purista” è Yue Xin, tra le promotrici del movimento #Metoo in Cina. Ma Yue è in buona compagnia. Alcuni mesi fa le autorità di Guangzhou hanno preso in custodia un gruppetto di giovani intellettuali per aver organizzato gruppi di studio su questioni controverse quali la Rivoluzione Culturale e le proteste di piazza Tian’anmen. Si tratta della reazioni scomposta di un regime che tenta goffamente di avvicinare le nuove generazioni alla dottrina marxista con iniziative chiacchierate (come fumetti e canzoni rap) pretendendo contemporaneamente di poter interpretarne i contenuti a proprio piacimento. Non è un caso che negli ultimi anni la sinistra radicale sia stata più volte sottoposta a bavaglio. Ne è esempio il sito Utopia vittima di censura a intermittenza.

Il Giappone introdurrà corsi anti-abusi per tutti i funzionari

Il governo giapponese sta discutendo l’introduzione di corsi di formazione obbligatori anti-abusi per gli alti funzionari. L’iniziativa, che potrebbe essere approvata già la prossima settimana, arriva in seguito a una serie di scandali culminati nelle dimissione del viceministro delle Finanze. Secondo la proposta, il gabinetto terrà le presenze alle sessioni di formazione, considerate precondizioni per la promozione. Le vittime di molestie sessuali saranno anche in grado di presentare denunce contro funzionari governativi tramite consulenti indipendenti. La partecipazione femminile alla gestione della cosa pubblica è uno dei pilastri su cui poggia la ricette economica di Shinzo Abe. Ciononostante, il Giappone è ultimo tra i paesi del G7 nel rapporto stilato dal World Economic Forum sulla parità di genere.