In Cina e Asia – Al via il rilevamento delle impronte digitali degli stranieri negli aeroporti cinesi

In Notizie Brevi by Gabriele Battaglia

I titoli di oggi della nostra rassegna: 

– Rilevamento impronte digitali all’ingresso per gli stranieri in Cina
– Jin Xing, la transessuale conservatrice che ha conquistato la Cina
– Un parco a tema cristiano a casa di Mao 
– Nave malese porta aiuti ai Rohingya, proteste a Yangon
– Abe incontra Trump a Washington Immigrazione, da oggi via al rilevamento delle impronte digitali per gli stranieri in Cina

Da questa settimana gli stranieri che si recheranno in Cina dovranno lasciare le loro impronte digitali all’ingresso del paese. Lo ha annunciato ieri il ministero della Pubblica sicurezza. Il provvedimento si applica a ogni individuo non di nazionalità cinese e di età compresa tra i 14 e i 70 anni. Persone in possesso di un passaporto diplomatico con accordi reciproci con la Cina saranno esentati dalla procedura.
Il primo porto d’entrata ad applicarla sarà Shenzhen, prima città della regione meridionale del Guangdong al confine con Hong Kong. Per le autorità è un’importante misura per facilitare e controllare le entrate e le uscite dal paese: sono state oltre 76 milioni le entrate e le uscite di cittadini stranieri dal paese nel 2016, in maggioranza sudcoreani, russi, giapponesi e americani. Il rilevamento delle impronte digitali degli stranieri alla frontiera è in vigore negli Stati Uniti dal 2004 e in Giappone dal 2007.

Jin Xing, la transessuale conservatrice che ha conquistato la Cina

Jin Xing, 49 anni, vanta un passato da colonnello dell’esercito popolare di liberazione, a cui ha aderito in tenera età. Ha studiato danza tra Bruxelles e Roma, acquisendo notorietà fino in America con il nomignolo "the Chinese genius”. Poi la rinascita: Jin torna in Cina per cambiare sesso. Da donna sposa un imprenditore tedesco e apre la prima compagnia di danza privata della Cina. Oggi, nonostante il suo status poco consono alla cultura cinese, confuciana e conservatrice, Jin è una dei giudici televisivi più popolari del paese e piace un po’ a tutti, dalla generazione della Rivoluzione culturale a quella delle Riforme anni ’80. La sua storia, a cavallo tra due mondi, racconta una Cina permeabile agli influssi occidentali ma fermamente fedele alla tradizione locale. I valori morali che Jin trasmette durante i suoi show si innestano nel revival nazionalista lanciato da Xi Jinping. Non a caso annovera tra i suoi idoli Jiang Qing, la controversa moglie di Mao.

Un parco a tema cristiano a casa di Mao

Gli ammiratori del Grande Timoniere hanno riversato la loro rabbia contro il parco a tema cristiano costruito attorno a una chiesa nel capoluogo dell’Hunan, Changsha, distante appena un’ora di treno dal luogo di nascita di Mao Zedong. Il villaggio natale del leader comunista è già di suo un luogo di pellegrinaggio per schiere di cinesi. Changsha è invece la città dove da ragazzo Mao scoprì il comunismo. I siti maoisti sono quindi insorti gridando all’invasione culturale maoista e chiedendo che le croci siano sostituite con stelle rosse. I commentatori contestano inoltre la distruzione un paio di anni fa di una gigantesca statua dei Mao, autorizzata dagli stesse autorità che hanno dato l’ok al parco

Nave malese porta aiuti ai Rohingya, proteste a Yangon

Una nave malese che portava aiuti per la minoranza musulmana dei Rohingya – che da mesi è al centro di un conflitto che sconfina nella pulizia etnica – è entrata nel porto di Yangon, accolta dalle proteste di nazionalisti e monaci buddhisti. La nave deve scaricare 500 tonnellate di cibo e di forniture d’emergenza e sperava di portarle direttamente nello Stato Rakhine, da cui 69mila Rohingya sono già scappati in Bangladesh, ma le autorità birmane hanno obbligato il capitano a effettuare lo scarico nel porto di Yangon.
In Myanmar molti vedono i Rohingya come immigrati clandestini provenienti dal Bangladesh e il governo birmano, guidato dalla premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, ha rimandato al mittente le accuse di violazione dei diritti umani, dicendo che sono false e insistendo che il conflitto è una questione interna. I manifestanti di Yangon sostengono che il nome Rohingya neppure esiste e che la Malaysia stia sfruttando politicamente la crisi. I due governi, quello birmano e quello della musulmana Malaysia, sono ai ferri corti da mesi proprio sulla questione dei Rohingya. 

Abe incontra Trump a Washington

Il primo ministro giapponese Shinzo Abe è arrivato ieri in serata a Washington. Oggi incontrerà il presidente Donald Trump e sabato si dirigerà con lui nel resort di Mar-a-Lago, di proprietà di Trump, in Florida per giocare a golf. Abe punta sulla diplomazia del golf per continuare nel processo di costruzione di un rapporto di fiducia con il nuovo inquilino della Casa Bianca e ricevere rassicurazioni sulle politiche Usa in Asia Pacifico — in materia commerciale, ma soprattutto in materia strategica viste le crescenti minacce percepite da Tokyo, Cina e Corea del Nord su tutte. D’altra parte Abe è in cerca di promesse twittabili da consegnare alla sua controparte, come, dicono voci di corridoio, un’ «Iniziativa per la crescita dell’impiego congiunta in Giappone e Usa». Sui rapporti tra Tokyo e Washington pesa infatti il deficit commerciale ammontante a circa 70 miliardi di dollari. Per compensarlo, è probabile che Tokyo prometta nuovi investimenti da parte delle sue aziende. Oggi circa 90 mila lavoratori americani sono impiegati in impianti di aziende giapponesi negli Stati Uniti.