I titoli della rassegna di oggi:
– Il Parlamento sudcoreano vota l’impeachment di Park
– La mano di Xi sulle università
– Casinò in crisi per la stretta sui bancomat
– Il cielo blu da festa inquina Il Parlamento sudcoreano vota l’impeachment di Park
Un boato nella piazza antistante il Parlamento ha accolto a Seul il voto che ha sancito l’impeachment della presidente Park Geun-hye, travolta da uno scandalo di tangenti e favoritismi. I voti a favore della procedura sono stati 234, su 300 deputati, con parte dello stesso Seanuri, il partito conservatore che ha la maggioranza, pronta a mollare il capo di Stato. Park è stata immediatamente destituita dall’incarico. I poteri ad interim passeranno temporaneamente al primo ministro. Il destino politico della presidente è ora nelle mani della Corte costituzionale che avrà fino a 180 giorni per decidere la validità della procedura. Se si pronuncerà a favore nuove elezioni saranno convocate nel giro di sei mesi. Affinché la procedura vada avanti servirà però il voto favorevole di sei giudici costituzionali su nove, altrimenti Park tornerà alla Casa Blu.
Da settimane Park era bersaglio di manifestazioni di piazza che ne chiedevano le dimissioni. Lo scandalo prende il via dalla scoperta che la presidentessa lascio che una sorta di «sciamana», nonostante non ricoprisse alcun ruolo politico né istituzionale, grazie a un’amicizia pluritrentennale con la presidente ha avuto accesso ai dietro le quinte dell’azione di governo sudcoreana, influenzandola, fino ad esercitare pressioni sulle aziende nazionali per «donazioni» a organizzazioni no profit di faccia.
La mano di Xi sulle università
Università e college cinesi devono dimostrare la propria fedeltà al Partito comunista sostenendolo per «gestire il Paese». La Cina di Xi Jinping intende rafforzare il proprio controllo sull’istruzione rimarcando la necessità che si adegui alla leadership del Pcc. Parole riportare dall’agenzia Xinhua e pronunciate da Xi nel corso di un incontro sull’ideologia nei college. L’intervento è stato l’ultimo in ordine di tempo in tema. Già in passato il governo si era espresso contro la diffusione dei valori occidentali nelle università e aveva proposto l’invio di ispettori in aula nell’ambito della campagna anti-corruzione. Interferenze che, minando la libertà di ricerca, rischiano tuttavia di mettere i bastoni tra le ruote alle ambizioni cinesi di rendere i propri atenei eccellenze globali.
Casinò in crisi per la stretta sui bancomat
Prelievi limitati a Macao per tentare di frenare la fuga di capitali dalla Cina. Tuttavia la mossa di Pechino di dimezzare le somme che si potranno prelevare con il circuito UnionPay, il più diffuso nella Repubblica popolare, sta affossando le azioni legate al mondo del gioco d’azzardo. L’ex colonia portoghese tornata sotto al sovranità cinese nel 1999 è infatti la patria orientale dei casinò, capace di far concorrenza a Las Vegas.
Il cielo blu da festa inquina
Almeno a partire dal 2008 la Cina ha abituato gli osservatori a ripulire i cieli in occasione dei grandi appuntamenti. Per olimpiadi, festa nazionali, grandi incontri internazionali, svanisce la cappa di smog che avvolge le città, lasciando spazio al blu. Le misure temporanee potrebbero tuttavia essere peggio e più inquinanti del male che intendono curare. Lo rivela uno studio dell’università di Pechino, secondo quanto riferisce la stampa cinese. L’analisi ha preso in considerazioni i dati sulla qualità dell’aria in 189 città da dicembre 2013 a marzo 2016, concentrandosi soprattutto sulla sessione annuale dell’Assemblea nazionale del popolo. Nei cinque giorni di incontri tra i delegati l’aria i valori di inquinamento sono stati del 4,8% più bassi rispetto alla media annuale. Ma la quantità di polveri sottili nell’aria aumentava dell’8,2% nei giorni immediatamente successivi la conclusione dell’appuntamento.