Quarant’anni fa – il 9 settembre 1976 – moriva Mao Zedong. Cosa rimane oggi del Grande Timoniere nella “Nuovissima Cina”? È una domanda ricorrente per quanta riguarda gli studi contemporanei. E il paradosso è che di Mao rimane tanto e poco, allo stesso tempo.La morte di Mao ha segnato – di fatto – la storia contemporanea cinese. Il giudizio espresso su di lui da Deng Xiaoping (buono il 70 per cento del suo operato, negativo il 30 per cento) ha consegnato alla storia ufficiale la considerazione generale e ufficiale del vecchio leader da parte del partito comunista che ha tenuto fino ad oggi ad oscurarne i lati più negativi. A Mao non si perdonano due errori su tutti: il grande balzo in avanti e la rivoluzione culturale.
Eppure, benché in un paese completamente cambiato e tornato al centro di trame geopolitiche internazionali, molto di Mao rimane ancora nella Cina di oggi e in particolare nel partito comunista.
Il metodo con il quale, infatti, il partito gestisce le proprie dinamiche interne e il tentativo costante di controllare la società, ricorda molto da vicino la strategia del grande timoniere. In economia, e nella sua proposizione internazionale, al contrario – è invece cambiato tutto. Le riforme di Deng hanno spazzato via per sempre la centralizzazione economica, che pure oggi torna come proposta politica di una parte definita "conservatrice" all’interno del partito.
Ma questa eredità politica del timoniere dipende molto dalle circostanze. Negli anni più recenti l’ex segretario di Chongqing Bo Xilai ha provato a porsi alla testa di una nuova corrente filo maoista, recuperando parecchie caratteristiche che hanno contraddistinto il regno di Mao (comprese alcune trovate di colore, come le canzoni rosse, l’invio dei giovani in campagna a «imparare dai contadini»).
Ma il momento non era propizio e proprio questa «deriva maoista» è costata la carriera Bo Xilai, condannato all’ergastolo al termine di una lotta politica e di uno scandalo, come non si vedeva da tempo.
Analogamente, però, oggi il presidente Xi Jinping ha più volte fatto riferimento al pensiero di Mao – e ai classici del marxismo – proprio per rinsaldare il partito attorno alla sua leadership. Ha citato la «linea di massa» e altre parole d’ordine del vecchio Mao, proprio con lo scopo di avvicinare alla sua posizione anche i più nostalgici del partito.
Questo per quanto riguarda l’elite del paese. Ma per quanto riguarda la popolazione? A parte pochi nostalgici oggi Mao è per lo più utilizzato come un veicolo turistico e di colore, tanto che si parla del «business rosso», basato proprio sulla nostalgia edulcorata del vecchio leader.
È il caso di Shaoshan: come ricorda il Global Times, quotidiano ufficiale del partito comunista cinese, quattro decenni dopo la morte del leader, «Mao Zedong è ancora onnipresente – sotto forma di statue – nella città di Shaoshan, suo luogo di nascita a circa un’ora di macchina da Changsha, capitale della provincia dello Hunan».
«"Vuoi comprare e venerare una statua del presidente Mao?" Ou Xinhe, proprietaria del Wangda Crafts Factory, chiede ai turisti che visitano il suo negozio, che si trova vicino alla sua fabbrica a est di Shaoshan», riporta il quotidiano.
Dato che Shaoshan «è diventato un luogo popolare per il turismo rosso negli ultimi due decenni», le statue del presidente Mao nella città sono molto richieste e non sono desiderate solo dalla popolazione del posto, ma anche dai turisti. «Secondo il governo locale, la città, con una popolazione di 118.000 abitanti, produce oltre 30.000 statue di Mao Zedong ogni anno».
Secondo il quotidiano «la gente compra le statue di Mao Zedong non solo perché hanno affetto per il rivoluzionario, ma anche per la superstizione diffusa che le sue statue possano benedire e proteggere le persone. E Shaoshan essendo il luogo di nascita di Mao, le statue di Shaoshan sono considerate più efficaci – in termini di effetto soprannaturale – che le stesse statue prodotte altrove».
Il business è per tutti: popolazione, produttori (c’è chi fa i soldi con la produzione di statue) sia per l’amministrazione. Tanto che il governo locale ha dovuto rilasciare una serie di regolamenti in materia di standard di qualità delle statue di Mao nel 2010. «Secondo la normativa, ogni modello di Mao deve essere esaminato da cinque a nove esperti, che esaminerà espressione, taglio di capelli, forma del viso della statua, la forma del corpo, gesto e corredo in base alle foto storiche di Mao. Solo gli elementi che passano la revisione possono entrare nel mercato».
[Scritto per Eastonline]