Se Shambaugh nel suo precedente China’s Communist Party, atrophy and adaptation riteneva il Pcc piuttosto saldo nella gestione di scenari interni ed esterni costantemente in mutamento, la presidenza di Xi ha spinto Shambaugh a rivedere, in parte, la propria posizione. In China’s future (Polity, 19 dollari), volume pubblicato di recente, il docente della Washington University si focalizza sulle necessarie riforme economiche e ritiene che la leadership cinese possa arrivare a nuove decisioni. L’approccio di analisi complessiva alla Cina contemporanea ha – nel suo complesso – un elemento di grande fascino nella sua mutevolezza. Le diverse riflessioni effettuate sul gigante asiatico, finiscono per colpire anche grandi protagonisti della letteratura contemporanea riguardo Pechino e il partito comunista.
Così uno degli studiosi della Cina più rilevanti come David Shambaugh può scrivere di avere probabilmente sbagliato analisi quando, in un libro precedente, attribuiva determinate caratteristiche all’attuale partito comunista cinese. Implicitamente oggi il dibattito sulla Cina nasce da una prima considerazione: nonostante la tanta pubblicistica che ritiene imminente un collasso di Pechino, questo non accadrà. Ci si domanda quindi, laddove si indaga il meccanismo che permette il funzionamento sociale del paese, quanto il partito comunista arginerà eventuali cambiamenti.
Se Shambaugh nel suo precedente China’s Communist Party, atrophy and adaptation riteneva il Pcc piuttosto saldo nella gestione di scenari interni ed esterni costantemente in mutamento, la presidenza di Xi ha spinto Shambaugh a rivedere, in parte, la propria posizione. In China’s future (Polity, 19 dollari), volume pubblicato di recente, il docente della Washington University si focalizza sulle necessarie riforme economiche e ritiene che la leadership cinese possa arrivare a nuove decisioni.
Quello che secondo il professore è attualmente un «autoritarismo forte» (hard authoritarism), frutto della stretta del 2008 e della nuova leadership, dovrà diventare qualcos’altro. Le strade secondo Shambaugh sono varie: autoritarismo soft, semi democrazia sono due delle possibilità.
E per ogni eventuale «sliding doors» che potrà scegliere la Cina, Shambaugh prova a immaginarne le caratteristiche e le dinamiche socio-politiche. Ne emerge un volume che indaga le attuali problematiche legate a tre fattori, quelli economici, sociali e politici; un’opera che – come accade sempre con Shambaugh – pur avendo tesi chiare e ben delineate, lascia ampio spazio ad alte riflessioni e conclusioni sul futuro di un paese che è ormai centrale nel panorama globalizzato.
La strada che Pechino sceglierà, quand’anche scegliesse di mantenere quella attuale, costituita da un forte controllo su economia, politica e società, avrà in ogni caso un impatto storico. Delinearlo ora, favorisce la possibilità di coglierne già adesso i primi segnali.
[Scritto per il manifesto; foto credit: wsj.com]