L’Avvocato di Madama Butterfly

In by Gabriele Battaglia

La Madama Butterfly di Giacomo Puccini è indubbiamente tra le più famose opere liriche del mondo. È stato grazie ad essa che il pubblico italiano ha conosciuto, seppure per immagini esotiche e stereotipate, il Giappone. Giorgio Colombo, professore associato di diritto comparato all’Università di Nagoya, prova ad analizzarla con gli occhi del giurista in un divertissement scientifico. 

Giorgio Fabio Colombo
L’avvocato di Madama Butterfly
ObarraO Edizioni (2016). 7€.

Leggi un estratto

Poniamo il caso che una donna giapponese di Nagasaki, nel sudovest del Giappone, tale Cho-san, di età imprecisata tra i 15 e i 18 anni, si innamori di un uomo americano più grande di lei, Pinkerton. In barba a tutti i due si sposano. Hanno un figlio. Lui poi scappa pensando che questo sia sufficiente a divorziare dalla povera Cho. Che a questo punto, su consiglio dell’avveduta famiglia, si rivolge a un avvocato.

Innanzitutto, è chiaro che ci siano dubbi sulla validità stessa del matrimonio. In Giappone, oggi possono contrarre matrimonio solo le donne di 16 anni compiuti e gli uomini di 18 anni compiuti. Ma ponendo il caso che Cho-san falsifichi i suoi dati anagrafici e il matrimonio risulti comunque valido, dopo la fuga del suo amato, Cho-san avrebbe ben diritto a un divorzio per restare single o eventualmente ricominciare una vita coniugale — chissà magari con un ricco businessman di cognome Yamadori. Avrebbe quindi diritto a portare il suo caso di fronte a un tribunale e si vedrebbe con tutta probabilità dare ragione. Pinkerton dovrebbe riconoscerle del denaro per il mantenimento e perderebbe molto probabilmente l’affidamento del figlio.

Una conclusione, se vogliamo, «ad effetto», per un dramma lirico. Un finale anche troppo prosaico. Diciamocelo: una Madama Butterfly senza scene di abbandono, canti di dolore, e suicidi d’amore, ma in un’aula di tribunale semplicemente non sarebbe diventata una dei lavori più celebri del suo genere. 

Giorgio Colombo, professore associato di diritto comparato presso l’Università di Nagoya, Giappone centrale, provoca il lettore facendo della storia d’amore tra Cio-Cio (così sul libretto di Illica e Giacosa) e Pinkerton un caso da manuale di diritto privato internazionale. Da espediente usato per rendere la vicenda più realistica e vicina al pubblico del tempo — la prima dell’opera risale al 1904 — il diritto diventa il vero protagonista.

Lungi dal criticare la preparazione in materia degli autori dell’opera — «Va da sé che dal testo letterario non si pretende accuratezza giuridica» — l’autore punta a rompere il velo di rappresentazioni stereotipate del diritto giapponese, e, in modo più ampio, del Giappone: dalla preferenza della consuetudine sulla norma al fine del mantenimento dell’ “armonia” tra individui, alle raffigurazioni di donne in kimono remissive e disponibili — soprattutto nei confronti degli uomini stranieri — e infine sedotte e abbandonate in stile Butterfly. 

Attraverso questo divertissement che si muove sui due piani spazio-temporali del Giappone del 1904 e del 2016, Colombo affronta argomenti di diritto costituzionale giapponese, diritto di famiglia, privato internazionale con ironia ma senza mai perdere di scientificità. Soprattutto, torna a puntare i riflettori su due momenti fondamentali per la “nascita” del Giappone per come lo conosciamo oggi: la modernizzazione a tappe forzate della fine dell’800, ispiratrici di politiche simili in tutto l’ “Oriente”, come mostrato da Pankaj Mishra nel suo From the Ruins of Empire, e la ricostruzione — non solo economica, ma anche e soprattutto istituzionale — nel dopoguerra.

Come scrive l’autore nell’introduzione al libro, «La letteratura è dotata del grande potere di creare rappresentazioni, anche del diritto. Le norme in quanto tali sono ovviamente interessanti per l’addetto ai lavori, ma è come la legge viene dipinta dagli autori e percepita dal pubblico a rendere l’argomento affascinante a un livello più ampio». La letteratura, e in questo caso Madama Butterfly — una delle opere che più hanno segnato la percezione del Giappone in Italia e alimentato un alone di esotismo circa il paese del Sol Levante — ci aiutano a entrare nella storia del paese, dalla restaurazione imperiale del 1868 fino ai giorni nostri, con occhi diversi.